Dopo quattro gare senza segnare e un’attualità così deprimente ho bisogno di parlare di una bella partita. Non importa se abbiamo vinto o meno, l’importante è che sia bella, emozionante, col Toro che fa il Toro e che mi faccia ricordare da dove vengo. Allora la candidata perfetta è quella giocata il giorno dell’Immacolata 1985, la prima di cui ho ricordo, il mio primo bacio col mondo granata: Inter-Torino 3-3.
CULTO
Inter-Toro 3-3: il primo bacio
Il Toro di Radice arriva a San Siro in un ottimo momento di forma: le tre sconfitte consecutive contro Roma, Juventus e Milan si sono dimostrate pura crisi di risultati e non di gioco e a colpi di media inglese (tre successi interni, due pareggi esterni) i granata sono prepotentemente ripiombati nella lotta per l’Europa. L’Inter è terza in classifica distante dall’andamento marziale della Juve in vetta (-6) e si trova alla vigilia della trasferta di Varsavia contro il Legia dopo aver pareggiato 0-0 in casa all’andata. Mariolino Corso è da poco subentrato a Castagner e chiudendo in parità, oltre alla gara coi polacchi, anche quelle contro Juventus e Milan.
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“Lei è un tifoso del Torino, mi pare. Le è dispiaciuto di più l’aumento della benzina a 1400 lire o la vittoria della Juventus a Tokyo (in coppa intercontinentale, nda)?” “La vittoria della Juventus. La benzina potrebbe salire pure a diecimila lire” “La benzina non le interessa” “No, perché la macchina non ce l’ho” (scoppio di risate). Con questo incredibile scambio di battute tra Franco Zuccalà e un ultrà granata inizia il pirotecnico servizio della Domenica Sportiva dove il cronista di origini catanesi mischia benzina, prima alla Scala, panettoni e chi più ne ha più ne metta per descrivere una partita stupenda.
La gara parte subito forte. Copparoni è costretto a una spericolata uscita volante, poi Zaccarelli supera un avversario allungandosi leggermente il pallone, ma continua a inseguire il cuoio che Riccardo Ferri prova a spazzare, calciando addosso a capitan Zac che ringrazia del regalo e infila Zenga da fuori area. Nemmeno il tempo di capire se sia gol del numero quattro o ci sia stata una deviazione amica di Antonio Sabato che Paparesta, due anni prima non particolarmente amato dai nerazzurri in un Toro-Inter 3-1 con tre rigori fischiati e Radice sulla panchina nerazzurra, stavolta fa arrabbiare i colori granata, e quindi nuovamente Gigi, annullando. Zaccarelli invoca innocenza dicendo che il pallone ha colpito al petto e il braccio era attaccato al corpo, ma la rete viene cancellata. “Ci voleva un bell’occhio per vedere quel mani” la caustica chiosa di colui che, a fine anno, vincerà il Guerin d’Oro a trentacinque anni, giusto premio per la sua seconda giovinezza da libero.
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Rummenigge era in forse alla vigilia, ma in campo è un’ira di Dio: gran zuccata deviata da Copparoni per far capire che aria tira e poi triangolo con Marangon e ingresso in area su cui Zaccarelli entra in scivolata con ritardo compiendo una delle poche sbavature di un campionato straordinario. Rigore netto, Brady si dimostra specialista di altissimo livello e spiazza il portiere. Passare dal vantaggio assaporato e tolto allo svantaggio reale è un duro colpo, ma il Toro ha la qualità e la grinta per ribellarsi e inizia a farlo da subito. Con Dossena e Junior in mezzo al campo è anche più facile reagire.
Al 34’ il Toro può usufruire di un calcio di punizione sul lato sinistro dell’area ed è proprio il piede morbido di Leo a mettere al centro un pallone così bello che la difesa nerazzurra resta ferma a guardare e Comi ha gioco facile a pareggiare di testa. Ed è sempre questione di testa, anche se declinata in maniera dolorosa, ciò che darà una seconda svolta alla partita: Collovati e Francini staccano insieme e si inzuccano a vicenda. Fulvio prova a rientrare in campo con un turbante, ma poi rimarrà negli spogliatoi nell’intervallo sostituito da Bernazzani. Giovanni, invece, esce in barella e viene sostituito da Vittorio Pusceddu.
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Nativo di Buggerru, ventunenne, il laterale acquistato dal Cagliari ha sin qui disputato solo 5’ in campionato nella vittoria contro la Fiorentina alla seconda giornata, ma non trema, anzi: i brividi vengono ai tifosi nerazzurri al 44’, pochi minuti dopo l’ingresso in campo del sardo. Corradini appoggia il pallone lateralmente ai venticinque metri e Pusceddu ha una libertà tale che sembra stia battendo una punizione di seconda, ma senza barriera. I passi sono perfetti così come l’impatto tra il suo mancino e la sfera: Zenga prova a tuffarsi protendendo tutte e due le braccia, ma non riesce a fermare la corsa del pallone e così il Toro si trova in vantaggio per 2-1. Il numero quindici viene ghermito dai compagni in un abbraccio infinito e si schermisce nel dopo partita, dando merito al gol anche a Schachner che forse ha coperto la visuale del portierone avversario facendolo partire in leggero ritardo.
Stacchiamo da San Siro e voliamo a Collegno, cintura torinese. Sono a casa di mia nonna, mi sembra di ricordare che si stia giocando a carte e mio padre (nerazzurro) esclama che ha segnato Pusceddu. Questo è il primo ricordo granata che ho: Toro in vantaggio a San Siro, niente male.
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Intervallo a petto in fuori, ma ripresa subito in salita perché l’Inter non sarà in un periodo particolarmente brillante, ma non ha grande voglia di perdere tra le mura amiche. Altobelli fallisce il pareggio da pochi passi poi, al 55’, c’è il capolavoro di Rummenigge. La barriera respinge una punizione di Brady, Ferri ributta al centro un campanile su cui Copparoni esce in maniera imperfetta smanacciando il pallone verso Kalle che inventa una sforbiciata tutta potenza. Corradini, appostato nei pressi della linea di porta, prova a intervenire con un braccio, ma è come se la violenza della conclusione glielo spostasse. La rete si gonfia per il 2-2 e il mondo sembra sorridere alla Milano nerazzurra visto che l’ex Sabato viene espulso in maniera abbastanza severa per proteste: terzo rosso nelle ultime tre giornate per i colori granata dopo quelli di Dossena contro il Pisa e di Giacomo Ferri a Como.
Sarà l’abitudine all’inferiorità numerica, ma il Toro non fa una piega e al 64’ si riporta avanti: Junior batte una punizione dalla trequarti verso l’area avversaria dove Comi si getta in tuffo anticipando Bernazzani. Il pallone si alza diventando uno splendido assist per Walter Schachner che si coordina alla perfezione e scaraventa in rete con un destro al volo da incrociare che non sarà l’acrobazia di Rummenigge, ma rimane un gol favoloso.
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Quando Rummenigge fa tremare il palo da distanza ravvicinata e, pochi istanti dopo, il compianto Cucchi centra lo stesso montante da fuori area sembra che la dea bendata abbia deciso dove indirizzare il successo, ma al 75’ la difesa si fa trovare impreparata su un traversone del numero undici interista e lo “zio” Bergomi, giunto in area di slancio, fissa il risultato sul 3-3 che, tutto sommato, può dirsi giusto. Negli spogliatoi più felici noi di loro, perché nell’era dei due punti a vittoria un pareggio esterno, per di più a Milano, è qualcosa da tenere caro così come una grande prestazione che ci darà fiducia per il prosieguo della stagione. “Toro scatenato, l’Inter trema” è il titolo de La Stampa del giorno dopo. Chissà se e quando ne leggeremo un altro simile.
Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l'eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e...Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.
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