Quando arrivò Sinisa Mihajlovic confesso che nella mia testa iniziò a far capolino l'idea che Cairo avesse deciso di rompere gli indugi e di alzare sul serio questa benedetta asticella. D'altronde non prendi un tecnico così ambizioso come il serbo se non sei convinto di essere altrettanto ambizioso come presidente. E ammetto che il colpo Ljajic (con Iago Falque), sebbene tormentato nelle modalità, mi aveva ulteriormente illuso che il dado fosse tratto e che, imboccata questa nuova via, non si sarebbe tornati più indietro.
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Io sto con Miha!
Ahimè, a pochi giorni dalla fine dei trasferimenti e alla vigilia della seconda giornata di campionato, quello scenario "rosa" che mi ero prefigurato sembra essere anni luce lontano dalla realtà in cui si trova il Torino Fc nella gestione del proprio mercato e nella costruzione della squadra. La sconfitta di San Siro e le ultime mosse (o anche non mosse, volendo...) sul fronte acquisti/cessioni hanno reso impaziente la piazza che inizia ad avere i primi dubbi sulla gestione Mihajlovic. Dal balletto sui portieri alla rivoluzione difensiva, dal caso Maksimovic alla bocciatura dei giovani ex Primavera, Sinisa ha iniziato ad essere velatamente indicato come il responsabile di quest'aria da cantiere sconclusionato che si respira in casa Toro. Legittimi i dubbi, per carità, ma mi sento molto sicuro nel dire che le colpe dell'allenatore nell'enigmatico mercato granata sono piuttosto limitate. Certo, Miha ha fatto le sue valutazioni sugli elementi già in rosa ed ha fatto le sue scelte ed i suoi tagli,ma questo lo avrebbe fatto qualunque allenatore. E se un allenatore si presenta dicendo che si punterà all'Europa League in due anni, provandoci già quest'anno, è chiaro che sta palesando obbiettivi concordati con la società al momento di firmare il contratto, non suoi personalissimi convincimenti.
In particolare mi pare sia indubbio che Mihajlovic abbia chiesto determinati giocatori e solo alcuni siano arrivati (Ljajic e De Silvestri), almeno finora, che la società gli abbia richiesto di valutare la rosa di proprietà e lui abbia ritenuto in larga parte insufficienti le risorse a disposizione ed, infine, che, a parte Maksimovic, si sia adeguato al piano societario, senza opporsi, di cedere due big per finanziare il mercato (Glik e Peres).
Se consideriamo questi tre capisaldi, le critiche all'allenatore del Torino appaiono veramente poco appropriate. Inutile dire che ha depauperato il patrimonio delle società perché ha tagliato Gaston Silva e Jansson quando nemmeno il precedente allenatore in ben due stagioni li ha mai fatti giocare davvero mostrando di non credere più di tanto in loro se non a parole. Se poi vogliamo dire che Mihajlovic doveva basarsi sullo zoccolo duro di una squadra che nelle ultime due stagioni ha collezionato un nono ed un dodicesimo posto vendendo sistematicamente i migliori elementi allora non siamo onesti, perché sfiderei chiunque a fare meglio con quegli stessi uomini. Giustamente il tecnico serbo ha la sua visione su chi e cosa serve per portare il Toro in Europa League in due anni. Piuttosto qualche dubbio sull'operato di Petrachi forse sarebbe lecito iniziare a farselo venire visto che sembra quasi che stia conducendo una campagna acquisti parallela a quella dei desideri dell'allenatore: Ajeti, Tachtsidis, Gustafson non sembrano essere richieste di Mihajlovic quanto operazioni condotte autonomamente dallo stesso ds granata. Una situazione che se dovesse perdurare porterebbe da qui alla fine del mercato a prendere giocatori non proprio graditi al mister. Forse la vicenda RCS ha distolto troppo Cairo dalle vicende del Torino, facendo venire meno quell'unità di intenti che il trio Cairo-Petrachi-Ventura aveva apparentemente raggiunto alla perfezione?
Domande e considerazioni che di sicuro pongono tra i meno colpevoli l'ultimo arrivato nel nuovo trio...
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