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columnist
Come in Sudafrica nel 2010, anche in Brasile l'Italia saluta la competizione non riuscendo nuovamente a superare il girone eliminatorio e come allora, cede il passo a nazionali non certo irresistibili sulla carta. Al di là delle polemiche, delle dimissioni di ct e presidente federale o dei soliti dibattiti sterili che sembrano infiammare gli italiani quando c'è da rimestare nel torbido di un fallimento sportivo che di sicuro farà storia, la chiave di lettura di tutta questa vicenda è, molto semplicemente, una sola: l'Italia del pallone sta vivendo un periodo ormai prolungato di crisi che si può definire senza ombra di dubbio una crisi strutturale dell'intero movimento.
Facile paragonare la parabola dell'Italia calcistica a quella del Paese reale, impantanato in difficoltà endemiche e incapace di ritrovare slancio e competitività, schiacciato com'è tra burocrazie e gabbie di poteri ormai lontane anni luce dalla realtà di una nazione che ha toccato il fondo ed ha pure cominciato a scavare...
Una Nazionale mediocre e squadre di club ridotte ad un ruolo vicino a quello di comparse nelle competizioni europee sono anni che lanciano il cosiddetto "campanello d'allarme" sulla triste situazione in cui versa il football nostrano, campanelli che tutti dicono di sentire ma a cui nessuno fa seguire fatti concreti che dimostrino una vera voglia di cambiamento. Ci si crogiola nei 102 punti della "grande" Juventus di Conte definendoli un'impresa storica per non guardare il rovescio della medaglia che invece mostra quella stessa squadra incapace di ottenere analoghi risultati in Europa. E così vai di ItalJuve anche in azzurro con i soliti 5-6 giocatori bravi, per carità, ma che appena trovano arbitraggi, magari pessimi, ma sensibilmente diversi da quelli a cui sono (troppo) ben abituati nella nostra serie A, tornano subito coi piedi per terra e non sembrano più quegli alieni con la maglia a strisce...
Non riesco a dispiacermi per l'uscita dell'Italia. I senatori (guarda caso proprio di quella squadra lì...) hanno imposto a Prandelli di giocare col modulo di Conte e poi sono venuti in sala stampa a battersi il petto, a mostrare i segni dei morsi e a sparare a zero sul resto del gruppo. Dov'è finito il baldanzoso Chiellini che consigliava a Darmian, con tutto il rispetto per il Toro ovviamente, di trovarsi una squadra da Champions, quando piagnucola perchè Suarez lo ha morso? Lui che in Italia fa il bello ed il cattivo tempo sempre protetto dagli arbitri in ogni sua scorrettezza, adesso si stupisce che tale metro di valutazione possa essergli usato contro. Accidenti, vilipendio, lesa maestà! E Marchisio troppo severamente punito con l'espulsione, poverino, perchè non si fa consolare da Glik che ha avuto la stessa sorte in un paio di partite contro una squadra che non ricordo? ...ah, sì, la Juve! Che ingiustizia...
La Nazionale è lo specchio del nostro calcio. Un calcio dove non si favorisce la competizione vera perchè troppo impegnati a tutelare i troppi interessi di quei pochi club che da sempre comandano. E così il sorteggio integrale degli arbitri è andato in soffitta quando si è scoperto che faceva saltare il banco e permetteva ad una realtà come il Verona di vincere addirittura lo scudetto, la Coppa Italia (oltre a perdere il nome in favore dello sponsor) è diventata una farsa in cui le solite squadre possono a metà stagione iniziare a giocarla e con sole 5 partite vincere un titolo "di scorta". Per non parlare di anni di comproprietà (per fortuna abolite, sì, ma dal prossimo anno, però!), un'anomalia tutta italiana che consentiva ai grandi club di mantenere il controllo su frotte e frotte di giocatori o dei giovani lanciati col contagocce (e il Toro non fa eccezione, ahimè, in questo) o dell'assenza di cultura sportiva in campo, se non quella di facciata con l'obbligo del "terzo tempo", ma con le simulazioni, le proteste, le richieste di cartellini gialli, le intimidazioni verbali dei soliti noti ai quali è permesso di fare la voce grossa con gli arbitri sul terreno di gioco (e ai loro dirigenti fuori). Questo è il calcio italiano. Una sorta di Premier League scozzese dove le tv vorrebbero 10 Juve-Inter o Milan-Juve a stagione e le altre 14 squadre sono solo un fastidioso contorno soprattutto quando c'è da spartirsi i soldi dei diritti televisivi. Servirà la batosta brasiliana per invertire la rotta?
E poi c'è il Toro che da questo Mondiale aveva (ed ha solo) da perdere. Innanzitutto perchè ha messo Darmian in vetrina ed ora trattenerlo sarà più difficile. Poi perchè ha rischiato di fare lo stesso con Cerci dopo aver perso già prima dell'inizio della competizione Immobile. E Prandelli invece di sfruttare questo mini blocco-Toro che tanto aveva fatto bene proprio col 3-5-2, come Bearzot in Argentina, ha preferito il blocco-Juve centellinando invece l'uso dei giocatori granata o ex granata. Cerci e Darmian torneranno ad allenarsi con la squadra già nella seconda metà del ritiro e, secondo me, saranno in forma per l'eventuale playoff di Europa League di fine agosto. Sinceramente lo stesso Cerci dovrebbe aver capito che in una squadra dove non è il top player come accade al Toro è dura ritagliarsi spazio e far emergere la qualità senza avere la necessaria continuità. Io gli consiglierei di rimanere, se non è solo una pura questione di soldi, nel qual caso ha senso per lui andare via a guadagnare di più. A 27 anni ha ritrovato il bandolo della matassa della sua carriera proprio qui al Toro ed ora ha la possibilità di giocare in quell'Europa che, a causa di un suo errore, sembrava perduta: quale migliore occasione per ritrovare stimoli e diventare un giocatore ancora più forte in un ambiente che lo porta in palmo di mano?
Infine sono curioso di vedere quale sarà l'approccio globale dell'EuroToro alle competizioni europee: in linea con le performance del calcio italiano o più propositivo con più voglia e più determinazione ad andare avanti? Fra un mesetto lo scopriremo, nel frattempo tifiamo Costa Rica la cui avventura saprebbe un po' di Toro se dovesse continuare nella corsa verso Rio...
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