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columnist
Juve. Esistono dei fatti:
E poi esistono le supposizioni.
- Dopo Calciopoli la Juventus aveva bisogno di ricostruire un’immagine vincente della società, soprattutto a livello internazionale;
- La società quotata in borsa “Juventus” punta a una rapida politica riempi-stadio. E che stadio. E che investimento, comprarsi un biglietto;
- La società, ci fosse del vero in quanto raccolto dagli investigatori, sarebbe scesa a patti (per scongiurare l’astensione del tifo ed eventuali rappresaglie) con una parte determinante della sua tifoseria, legittimandola. “Non ho mai accostato il presidente della Juve Andrea Agnelli alla 'ndrangheta. Le parole vanno misurate”, ha precisato il procuratore FIGC, Pecoraro, nell’audizione di ieri davanti alla Commissione Antimafia. Resta però il deferimento, della stessa Juventus e di Agnelli: “L'articolo 12 del Codice di giustizia sportiva dice che non sono possibili il bagarinaggio o contatti con la tifoseria organizzata. La responsabilità è in primo luogo del presidente della società, che era consapevole o comunque non ha vigilato sulla gestione dei biglietti. Ci interessa il fatto che questi tagliandi siano stati utilizzati da soggetti malavitosi”, le parole del procuratore federale.
- Forse, Lapo è il migliore.
Tra fatti e ipotesi sono certa solo di una cosa: non mi piacciono quelli che l’ultras lo fanno di mestiere, mi chiedo con quali soldi paghino le bollette. E proprio non mi piace un’idea di calcio in cui i padroni del mondo scendono a compromessi con i mafiosi, per garantirsi il potere. E che si ricomprano la verginità adducendo di aver agito per ragioni di ordine pubblico.
Detto che, quando si parla di possibili infiltrazioni della ‘ndrangheta nel mondo del pallone, andrebbero posate le bandiere. Non è una questione da partigiani. Ma, se fossi juventina, da anni mi macererebbe nelle ossa una grave crisi d’identità, perché la squadra per cui tifi ti restituisce un senso di appartenenza. Ti rappresenta. Come si fa a non prendere le distanze? Grazie alle vittorie, forse.
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