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Juve-Toro, una partita che sa sempre meno di derby

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
Il Granata della Porta Accanto / Il divario fra le due squadre e società è in costante aumento: diventa quindi sempre più difficile caricare questa partita di significati eccessivi, quasi anacronistici

Se la politica ha spazzato via le grandi ideologie del Novecento, il calcio moderno sta facendo la stessa cosa con le passioni ed i sentimenti genuini che erano legati a partite particolari come, ad esempio, i derby. C'era una volta una mitologica partita nella quale a mo’ di drammatica allegoria della vita una squadra più debole ne affrontava una più forte riuscendo spesso e volentieri a non soccombere, anzi, addirittura a ribaltare il pronostico. Era una favola reale in cui i buoni spesso trionfavano sui cattivi e Davide batteva Golia. Per decenni il computo totale della stracittadina è rimasto in bilico, almeno fino a metà anni Novanta quando il calcio ha virato verso un modello legato al business televisivo e le sue regole sono velocemente cambiate rendendo ai Davide la vita, di per sé già difficile, letteralmente impossibile. È una storia che conosciamo tutti, inutile rivangarla. Il Toro ha conosciuto un digiuno di vittorie, complici anche le numerose stagioni di Serie B, durato vent'anni, ma ciò che è più grave è notare come le armi su cui potevano contare i granata per battere gli eterni rivali siano pian piano scomparse o addirittura passate a sfavorirli. L'effetto tifo, ad esempio, con la divisione nei due stadi, si è praticamente azzerato ed anzi è incominciato a pesare solo dal lato juventino: lo stadio nuovo di pacca è diventato il fortino in cui la Juve ha costruito le sue fortune, mentre il Comunale, ristrutturato per le Olimpiadi ma non per ospitare degnamente le partite di calcio, ha visto la Maratona ridimensionarsi di almeno la metà per impatto sonoro e visivo. Oltre alla spinta dei tifosi (e in trasferta è ancora peggio perché allo Stadium di tifosi ospiti ne possono entrare appena 2500 su quasi 40000) è venuta a mancare dal lato Toro anche quella del senso di appartenenza. Un vivaio azzerato dal fallimento ha inaridito la sua linfa verso la prima squadra nella quale sempre più giocatori, “semplicemente” professionisti e basta, non sentono più né la maglia, né la rivalità profonda con la Juve. Dall'altro lato gli juventini hanno smesso di considerare il Toro un vero rivale. Le mire Champions, l'idea della Superlega europea alla quale si sentono di appartenere per diritto divino e l’astio in Italia verso società come Inter, Roma o Napoli hanno fatto uscire dai loro radar l'antagonismo verso il Torino.

Il derby della Mole pertanto non è più un vero derby da parecchi anni per due motivi: la Juve gioca a Venaria e la partita Juve-Toro (o Toro-Juve) non è più da tripla, come si diceva una volta per indicare un incontro dal pronostico incerto. Purtroppo il derby di Torino è diventato come quello di Barcellona dove negli ultimi sessanta incontri l’Espanyol ha vinto appena 4 volte, pareggiato 10 e perso quasi 50.

Ha senso, mi chiedo allora, parlare ancora di derby? Il derby è sempre stata la partita per antonomasia nell’immaginario collettivo granata, una cosa seria dove le motivazioni facevano la differenza. Oggi purtroppo questa partita vale quanto Juve-Samp o Juve-Udinese. È brutto dirlo, ma i fatti dicono questo. Se depauperi le contendenti di tutta quella peculiarità che era tipica di un derby (fattore ambientale, motivazioni, senso di appartenenza, ecc) ecco che restano i meri valori delle due squadre e sulla carta la partita, perciò, vale, come detto, un Juve-Samp qualunque.

Il derby di sabato potrà quindi essere considerato derby solo se i giocatori del Toro troveranno, dentro di sé come singoli e tutti insieme come squadra, delle fortissime motivazioni nell'affrontare la Juve (ormai di fatto) finalista di Champions. Se poi queste motivazioni possano arrivare dalla commemorazione di Superga, è difficile dirlo, ma possiamo solo augurarcelo, anche se forse è ingiusto caricare questi ragazzi del peso di una storia, quella del Grande Torino, troppo più grande di loro. Facciano i professionisti fino in fondo, senza risparmiarsi, con la voglia di approfittare di eventuali cali della Juve. Non chiediamo un risultato a tutti i costi. Ci basterebbe che almeno per una notte, però, provassero a far tornare Juve-Toro, un vero derby.