Per quanto riguarda l’assetto difensivo, la partita ha illustrato che non sono stati distribuiti in maniera equa gli sforzi dei vari reparti. Mi spiego: alcuni giocatori rispetto ad altri hanno dovuto compiere delle azioni di contenimento molto più dispendiose sia dal punto di vista nervoso che fisico. Mi riferisco ai tre giocatori di centrocampo e ai due esterni, rispetto ai due attaccanti e ai tre difensori centrali. L’azione della Juventus prevedeva un giro palla che aveva come obiettivo la palla in fascia o tra le linee; il Torino iniziava la fase difensiva con l’uscita a destra di Meitè su Danilo e di Linetty a sinistra su De Ligt, mentre Belotti e Zaza non marcavano quasi mai Bentancur (minuti 2.42-14.30-17.49-18.58-19.29-20.35-25.53- 37.15-69.55), spesso libero di ricevere e gestire palloni senza particolari pressioni.
toro
Juventus-Torino 2-1: l’analisi tattica del match analyst
Quando questi palloni arrivavano ai compagni che si smarcavano tra le linee, spesso Rincon era in una posizione troppo bassa rispetto ai due compagni di centrocampo, talmente bassa che spesso marcava un giocatore quando due metri dietro c’erano Nkoulou o Rodriguez o Lyanco senza avversari (minuti 10.26-17.49-83.20). I tre centrali, diverse volte, non sono usciti a marcare tra le linee (minuti 10.26-23.15-37.15-69.10-69.55-73.05- 75.58-83.20); spesso c'era una linea difensiva di cinque giocatori (compresi gli esterni Ansaldi e Singo) a marcare uno o al massimo due avversari. Mentre dieci metri più indietro, all’altezza della trequarti, c'erano sempre sei giocatori della Juventus che si scambiavano continuamente le posizioni, con giocate veloci di prima o di seconda, contro i tre centrocampisti. Questo si vedeva benissimo in fascia, dove spesso Meitè era in mezzo a due, o centralmente, dove Rincon o Linetty ballavano in mezzo ai giocatori avversari. Di conseguenza il Torino ha creato densità nei pressi dell’area e non sono state subite azioni centrali, ma comunque dalle fasce sono arrivati per tutta la partita dei cross.
Ricapitolando. I tre centrali sempre bloccati dietro a mantenere una linea troppo rigida; i due attaccanti hanno corso in campo aperto solo sulle ripartenze, mentre in fase difensiva non hanno mai sprintato per accorciare su Bentancur e sui difensori centrali; mentre i tre centrocampisti hanno passato il tempo a macinare chilometri in appoggio agli esterni e alle punte e i due esterni hanno speso molte energie ad avanzare e ripiegare lungo tutta la fascia laterale.
Quando la Juventus era in possesso palla in fascia (e chiaramente Singo da una parte e Ansaldi dall’altra uscivano sul portatore di palla), in maniera sistematica (l’avevo già evidenziato nell’analisi di Benevento-Juventus) un centrocampista - Ramsey col Benevento, qui Rabiot o Chiesa o Ronaldo (si cambiano spesso di posizione) - tagliava verso l’esterno, partendo vicino a Meitè il quale, anziché seguirlo e non fargli ricevere palla, lo lasciava a Lyanco che usciva completamente dalla zona centrale (ma in netto ritardo) e il cross avveniva puntualmente (minuti 9.45-15.40-19.29-20.08-20.35-26.15-38.03-62.43-72.44-76.50 GOL). Praticamente Singo si trovava in mezzo a due, inoltre uscendo Lyanco la diagonale dall’altra parte veniva fatta da Ansaldi che un attimo prima era in area avversaria a crossare. A volte capitava, in questo tipo di azione, che su Lyanco giocasse un avversario, per cui il taglio in fascia non veniva assorbito da Lyanco perché restava sul suo uomo, Meitè non lo seguiva e questo era completamente smarcato e di conseguenza riceveva, puntava, crossava. Stessa cosa a sinistra con Kulusevski che teneva bloccato Rodriguez.
Le mie analisi non sono frutto di sensazioni a caldo di un dopopartita, ma il risultato di ore di analisi di ogni singola azione. Il ripetersi in maniera sistematica di certe dinamiche di gioco significa che da una parte ci sono dei concetti acquisiti e dall’altra dei concetti da acquisire. L’enorme lavoro di mister Giampaolo e del suo staff darà i risultati tanto attesi, l’importante è poter lavorare con serenità e per un progetto a lungo termine.
Allenatore da più di 30 anni con un passato al Torino FC da allenatore in seconda e preparatore atletico e il ricordo indelebile della promozione in A nel giugno 2005 con Zaccarelli e Pigino, alterno tutti i giorni campo, videoanalisi e ancora campo per potenziare le qualità di ogni giocatore e lavorare sulle situazioni non ancora assimilate. Il calcio va studiato con gli strumenti giusti e tutto diventa più chiaro e più semplice.
Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA