columnist

La carezza di Ronaldo e l’abbraccio di Lollo

Maria Grazia Nemour
Sotto le granate / Torna l'appuntamento con la rubrica di Maria Grazia Nemour: "Lorenzo De Silvestri, un giocatore abituato a essere trattato senza indulgenza, le critiche le prende ordinariamente senza sconti, ma anche un giocatore che del Toro...

Tornando a casa, troverete i bambini. Date loro una carezza e dite: “Questa è la carezza di Ronaldo”.

 

Ecco, nel mondo hanno avuto più o meno la stessa risonanza mediatica la carezza spirituale di Papa Giovanni e la carezza che Ronaldo ha regalato in campo, prima della partita con l’Ajax ad Amsterdam, al piccolo che ha alzato uno sguardo sognante verso di lui. Davvero un bel regalo ha fatto quel bimbo a Ronaldo, dandogli la possibilità di appoggiare un’emozione fortissima sulla sua guancia.

“Quella carezza data al bambino e a tutti noi”

“Il gesto di Ronaldo sorprende tutti”

“Un piccolo buffetto per un bambino, una grande carezza per l’umanità”

“La dolcezza di CR7”

“L’emozionante carezza”

“Ronaldo campione di umanità”

Dai titoli che si sono strillati su tutti i giornali direi che il tasso di umanità di Ronaldo era ampiamente sottovalutato dal mondo: quale uomo degno di questo nome non avrebbe allungato la mano davanti a due occhietti lucidi di venerazione?

Bene, Ronaldo è umano, sono felice per lui. L’avevo già dubitato qualche tempo fa che fosse umano, vedendolo indicare i genitali in mondovisione – l’umanità è varia nelle forme, con derive avariate – ma questa volta è riuscito a fare qualcosa di meglio.

La tenerezza fa un gran bene al mondo. Anche quella di Ronaldo.

Ma…sarà che sono dichiaratamente di parte, però l’altra settimana è stato un altro, il gesto che mi ha passato emozioni. Un gesto infantile, imbarazzato. In un’intervista sul rapporto tra calciatori e tifosi, a De Silvestri chiedono se abbia un tifoso speciale a cui fa riferimento.

De Silvestri distoglie lo sguardo dal giornalista e dalla telecamera, allunga le maniche della maglia e ci affonda le dita dentro, come fanno i bambini, prima di dire: “Una cosa a cui tengo molto è andare in ospedale dai bimbi tifosi che stanno soffrendo. Sono in difficoltà, eppure ti danno grande forza. Un abbraccio virtuale a tutti loro”.

No, non diventerà virale questo video di De Silvestri, ma Lollo non ha bisogno di confermare la sua umanità. È un uomo ricco sotto più punti di vista De Silvestri, esordisce con la Lazio a 17 anni e si laurea a 30. Una laurea, allenamento per la mente bombardata da mille stimoli allettanti e più immediati, lo studio è un allenamento sostanziale per la disciplina del corpo intero. Nel 2007 due importanti testate inglesi – il World Soccer e The Sun – lo inseriscono rispettivamente nella lista dei 50 giovani talenti più promettenti e nei venti migliori calciatori under 20. Nella vita bisogna saper gestire anche le aspettative, così facili da disattendere, perché siano stimolo e non delusione. Nel 2015 subisce, sul campo, un grave infortunio al ginocchio che lo terrà lontano proprio da quel campo per lunghissimi mesi. Reagisce, e se le prestazioni non tornano a essere esattamente come prima dell’intervento, la determinazione e la serietà nell’impegno, sì. De Silvestri è un calciatore che non lascia il campo senza aver imbevuto di sudore la maglia granata, uno che davanti al pallone non toglie mai la gamba, e a dire il vero neanche la testa, una testa che spesso va in gol, altre si rompe: una frattura all’anno del setto nasale è davvero troppo! Anche a me è capitato di rompere due volte il naso e l’idea di tornare a giocare uno sport fisico come il calcio a una settimana dall’intervento, mi conferma che a De Silvestri non fa difetto il coraggio.

Lorenzo De Silvestri, un giocatore abituato a essere trattato senza indulgenza, le critiche le prende ordinariamente senza sconti, ma anche un giocatore che del Toro ha, oltre al fisico, qualcosa di innato, lo spirito. Il cuore.