- Calciomercato
- Prima Squadra
- Giovanili
- TN Radio
- Interviste
- Mondo Granata
- Italia Granata
- Campionato
- Altre News
- Forum
- Redazione TORONEWS
columnist
Nel momento in cui scrivo queste righe Toro e Fiorentina stanno trattando alacremente per decidere il futuro di Alessio Cerci, talento di Valmontone che Ventura ha riportato nel calcio che conta. Non avendo la sfera di cristallo, non so come finirà la vicenda: la logica direbbe che sarà il Torino la squadra di Cerci per la prossima stagione, ma si sa, il calcio sfugge spesso sia alla logica che, ahimè, al buonsenso, per cui bisognerà davvero aspettare fino all'ultimo per vedere chi la spunterà tra Cairo e Della Valle. Su di una cosa sono d'accordo col gioco che sta portando avanti il presidente: comunque vada a finire, l'editore alessandrino ne uscirà vincente. Se perderà il giocatore sarà, infatti, a fronte di una grossissima plusvalenza, quindi facendo un grosso affare, mentre in caso contrario, oltre a regalare a mister Ventura per un altro anno le prestazioni di Alessio, si ritroverà con tutta probabilità un pezzo da novanta per il mercato della prossima estate.
Supponendo quindi che Cerci diventi il secondo giocatore (dopo Bianchi) più pagato dell'era Cairo, la notizia non può che rendere felice me e il restante milione di tifosi granata. Se saprà mantenere il livello di rendimento della stagione appena conclusa anche durante la prossima, Alessio sarà sicuramente l'elemento più pericoloso e, speriamo anche, decisivo della rosa granata ed avrà la grossa responsabilità di caricarsi sulle spalle la squadra per farle fare il salto di qualità ed ambire a qualcosa in più di una salvezza risicata.
Questo è, però, a mio avviso, ad oggi, il nodo cruciale sotto il quale nascerà il nuovo campionato di Cerci e del Toro: l'aspettativa.
I tifosi granata (me compreso) stanno aspettando al varco la società: le ultime partite del 2012-2013 hanno lasciato l'amaro in bocca a tanti e le "scuse" giunte dallo staff tecnico sono state digerite in qualche modo solo in virtù del raggiungimento degli obiettivi prefissati. Quest'anno l'asticella si alzerà e di conseguenza la piazza tornerà ad essere (o forse lo è sempre stata...) più esigente: basta alibi da neopromossa, basta scuse sull'inesperienza dei giocatori, basta attenuanti legate all'assimilazione del modulo. Da agosto i tifosi vorranno vedere più risultati e, possibilmente, più gioco. E se il primo (potenzialmente) ad essere criticato sarà Ventura, il secondo in lista con le partenze di Bianchi ed Ogbonna sarà proprio Cerci. Ovviamente il mio è un discorso puramente teorico giacchè in caso di annata tranquilla e positiva il primo ad essere incensato sarà proprio il mister ed il secondo, con tutta probabilità, proprio l'esterno romano.
Quello che mi preme far notare è, invece, che se fossi nella società eviterei di caricare di ulteriori responsabilità Cerci affidandogli la fascia di capitano. Nessuno discute il valore tecnico di Alessio, vero e proprio "top player" come si dice oggi, ma se proprio bisogna trovargli un difetto direi che è proprio nella personalità il suo punto debole: essere capitano implica avere una forte personalità capace di fare da "faro" anche per i compagni in ogni momento della vita di squadra. Ai pochi onori (il più grande di tutti leggere i nomi degli Invincibili il 4 maggio a Superga) fanno da contraltare i tanti oneri: tenere compatto lo spogliatoio, metterci la faccia quando le cose non vanno bene, spronare i compagni in ogni situazione, usare le proprie energie mentali anche per gli altri e non solo per sè stessi. Con tutto il rispetto, non credo che Cerci abbia queste doti e penso che lui stesso sia d'accordo con me. Essere il giocatore di punta di una squadra, quello dal quale tifosi e compagni si aspettano la giocata risolutiva è già un fardello non da poco e costringerà Alessio a lavorare di più quest'anno per limare i passaggi a vuoto che ancora intaccano il suo rendimento globale all'interno di una partita. Non diamogli anche l'onere della fascia di capitano, sinceramente gli faremmo più male che bene. L'anno scorso l'attenzione mediatica è stata spesso concentrata su Ogbonna e Bianchi per svariati motivi: partiti loro, quest'anno è probabile che su Cerci si intensificherà la pressione dei giornalisti e non sempre questo è un bene (a dire il vero, quasi mai...).
Per chi avesse la memoria corta vorrei citare il caso di un giocatore "alla Cerci" con il quale si fece questo tipo di errore: Alessandro Rosina. Era la "stellina" della squadra ma non aveva il carisma da leader: fu fatto capitano e quando la nave affondò fu quello più massacrato anche in virtù della fascia che portava al braccio. L'eredità di Rolando Bianchi sarà molto dura da gestire: meglio che ricada su spalle forti come possono essere quelle di Glik. Lasciamo fare a Cerci il Cerci e non incaselliamolo in un ruolo che non è il suo. E soprattutto che la società impari dai proprio sbagli: errare è umano, perseverare, in questo caso, imperdonabilmente diabolico.
Alessandro Costantino
© RIPRODUZIONE RISERVATA