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La fine del Torino Calcio e lo spareggio con il Mantova

Beppe Pagliano
La Stagione 2004/2005 inizia col record negativo di abbonamenti venduti (5740).  La tifoseria è demoralizzata, la dirigenza da parte sua non ha nemmeno il coraggio di presentare la squadra.Ai nastri di partenza la rosa è...

La Stagione 2004/2005 inizia col record negativo di abbonamenti venduti (5740).  La tifoseria è demoralizzata, la dirigenza da parte sua non ha nemmeno il coraggio di presentare la squadra. Ai nastri di partenza la rosa è composta da un mix di giovani fatti in casa, più alcuni giocatori di esperienza, in panchina nonostante il fallimento dell’anno precedente viene confermato Ezio Rossi. La squadra parte a razzo con cinque vittorie nelle prime cinque giornate, è un Toro che gioca bene e diverte, ma pian piano iniziano le difficoltà ed i granata si ritrovano a lottare nelle posizioni a ridosso della promozione diretta. A due giornate dal termine Ezio Rossi viene esonerato ed al suo posto in panchina viene chiamato il direttore generale Renato Zaccarelli. Le ultime due vittorie contro AlbinoLeffe e Treviso permettono ai granata di concludere il campionato al terzo posto, sarà quindi necessario disputare i playoff per conquistare la Serie A. Serie A che viene faticosamente conquistata il 26 giugno al termine di una battaglia di 120 minuti contro il Perugia, in una caldissima serata di inizio estate. Dopo soli quattro giorni la Guardia di Finanza fa irruzione nelle sede del Torino Calcio, da lì in poi inizia il calvario che dopo un mese e mezzo vede fallire il sodalizio granata. Sono giorni drammatici, i tifosi organizzano ogni sorta di marcia, ma la sostanza non cambia, la squadra prenderà commiato dai tifosi il 10 agosto ad Acqui disputando un’ultima partita contro la squadra locale in un clima surreale da fine del mondo. I giocatori ad uno ad uno trovano posto in altre formazioni, il giovane capitano Balzaretti  granata dall’età di sei anni non troverà di meglio da fare che accasarsi in bianconero, scatenando ulteriormente l’ira di tutto il popolo granata. Il Toro riesce comunque ad iscriversi al Campionato di Serie B, grazie al Lodo Petrucci sotto la denominazione Società Civile Campo Torino per merito dei cosiddetti lodisti i quali hanno il merito di riuscire laddove non riescono le istituzioni cittadine e l’imprenditoria piemontese. Ad inizio settembre dopo una trattativa snervante Cairo diventa presidente del neonato Torino F.C., per prima cosa dà il benservito a Stringara colui che è stato scelto dai lodisti come allenatore, al suo posto ingaggia Gianni De Biasi reduce da ottime annate a Modena ed a Brescia. Indimenticabile la prima partita al Delle Alpi davanti a 40000 spettatori contro l’AlbinoLeffe, quando ci ritrovammo a tifare una squadra costruita in dieci giorni e composta da giocatori perlopiù sconosciuti. La squadra di De Biasi riesce in qualcosa di incredibile, senza preparazione chiude il girone di andata al secondo posto, su tutti spicca il talento di Alessandro Rosina, oltre alla grinta dei vari Muzzi, Ardito, Brevi, Doudou, è questo il Toro che più si avvicina a quello tutto cuore della mia infanzia degli anni ’70. A gennaio arriva dall’Arezzo il bomber Abbruscato che nelle speranze dovrebbe dare un’ulteriore spinta per raggiungere la promozione. Inevitabilmente però con l’inverno arriva la flessione, dopo la sconfitta di Piacenza a metà marzo, il Toro è settimo, virtualmente fuori dai playoff. Nonostante qualche isolata contestazione nei confronti del Mister, la tifoseria si stringe attorno alla squadra e da quel momento in poi inizia la rimonta. I granata nelle restanti dieci partite ne vincono ben nove, ad un certo momento abbiamo l’illusione di raggiungere il secondo posto che significherebbe promozione diretta, ma il Catania riesce a terminare il torneo a 78 punti, due in più del Toro. Per il secondo anno consecutivo saranno ancora playoff. In semifinale l’avversario è il Cesena che viene eliminato grazie al pareggio per 1 a 1 in Romagna ed alla successiva vittoria per 1 a 0 del Delle Alpi. In finale ce la vediamo contro il Mantova, autore di un girone di andata da record. 8 giugno 2006, ore 14:00. Mentre attendo il pullman del Punt Masin Granata con cui mi reco a Mantova, vengo incitato da numerosi tifosi granata che vedendomi fermo al semaforo con una inequivocabile maglia granata capiscono perfettamente che sto per recarmi nella città virgiliana. All’entrata in Mantova spiccano le bandiere biancorosse appese ai balconi, peccato che a molte di esse si accompagnino altre di colore bianconero. L’ambiente è decisamente ostile a noi, il presidente mantovano ha caricato oltre il dovuto il clima della partita,  Siamo in 2401 nello spicchio a noi riservato, facciamo un tifo pazzesco ed al sesto minuto Longo di testa segna per il Toro, sembra che tutto vada per il verso giusto, ma da questo momento in poi inizia il nostro dramma sportivo. All’ottavo Cioffi pareggia, al 22’ Caridi porta in vantaggio il Mantova e quindi nella ripresa due rigori portano il risultato sul 4 a 1 a favore dei virgiliani. Sembra finita, nel nostro spicchio di curva è sceso il gelo, ma al 74’ Abbruscato segna quello che può essere il gol della speranza, ricordo perfettamente con quale imprecazione accolgo la marcatura del nostro attaccante a cui segue un “Crediamoci”. Dopo questa rete, tutti i tifosi granata presenti con me sugli spalti, riprendono coraggio, il Toro sfiora ancora più volte la rete, ma la partita finisce sul 4 a 2 per loro. A Torino ci vorrà quindi un’impresa. Fuori dallo stadio mi siedo sul marciapiede ad attendere il pullman, sono a testa china, alzo gli occhi nel momento in cui vengo sbeffeggiato da un sostenitore del Mantova, il quale avvicinandosi in sella ad una bicicletta, mi saluta simpaticamente col gesto dell’ombrello, la mia reazione è fulminea, gli lancio la bottiglia d’acqua che tengo in mano, la quale va ad incastrarsi incredibilmente fra la forcella ed i raggi della bicicletta causandogli un ruzzolone proprio davanti agli occhi di centinaia di tifosi granata, la sua successiva fuga a gambe levate è salutata da risa e ilarità da tutti coloro che  assistono alla scena. Il giorno successivo mi sveglio con la febbre, maledetta aria condizionata del pullman! Fra poco più di 48 ore è in programma la sfida di ritorno! Mi riempio di medicinali, ma non miglioro!  Domenica 11 giugno al mattino ho la febbre quasi a 40’, non riesco a reggermi in piedi e so che non sarò in grado di recarmi allo stadio. Chiamo il Punt Masin per comunicare che regalo il mio biglietto a chi voglia andare a tifare Toro al posto mio, in un baleno il mio biglietto trova quindi un nuovo proprietario. Ore 20:45 sono a casa solo e sto malissimo quando inizia la partita, sono davanti al televisore ad assistere alla partita, ho la testa pesante e mi sento a pezzi. Allo stadio siete in 60.000 e la partita iniziata a vincerla Voi nel momento in cui gli avversari entrano in campo per tastare le condizioni del campo, il boato con cui gli accogliete mina le loro certezze e proprio in quel momento le loro gambe iniziano a tremare. Al 36’ Rosina ci porta in vantaggio su rigore, nella ripresa è Muzzi al 63’ a raddoppiare sugli sviluppi di un calcio d’angolo. A questo punto siamo in A, ma bisogna giocare ancora i tempi supplementari. La febbre che mi attanaglia continua a salire, sono in casa solo e non riesco nemmeno ad esultare come vorrei, perché appena mi muovo la testa pare che mi scoppi. Quarto minuto del primo tempo supplementare: angolo di Rosina, il pallone viene scodellato al centro dell’area di rigore, nei pressi del dischetto del rigore, è lì che Nicola lo colpisce di testa, la sfera prende velocità e va a infilarsi nel sette alla sinistra del portiere avversario, lo stadio esplode di gioia, non riesco a fare altro che chiudere gli occhi e picchiare i pugni sul divano.  “E’ fatta” pensiamo tutti quanti, in realtà soffriamo fino al 120’, il Mantova si porta sul 3 a 1 grazie ad un rigore di Poggi ed all’ultimo secondo Gasparetto azzecca un tiro impossibile che sfiora il palo alla destra di Taibi, ma sono sicuro che è la Maratona che soffiando riesce a cambiare la traiettoria del tiro, consentendo così al Toro di conquistare la serie A al termine di una stagione indimenticabile. La festa può iniziare ed io a casa mi riempio di tachipirina mettendomi a dormire felice anche se decisamente sofferente.   I racconti legati alla nostra Storia recente terminano qui, dalla prossima settimana ricominceremo a parlare di attualità. Con questi racconti ho cercato di legare i miei ricordi personali ed i miei aneddoti con le vicende del Toro i quali mi accompagnano da quando ho l’età della ragione. Ringrazio tutti coloro che si sono complimentati con me ripercorrendo  trent’anni della nostra Storia che purtroppo  è concisa con il periodo più brutto della società granata. Avremo ancora modo in futuro  di ricordare come vissi io bambino lo scudetto del ’76 e gli anni successivi. Chiedo infine scusa a tutti coloro che si sono lamentati per il fatto che abbia ricordato le pagine più buie della nostra esistenza, è mia opinione personale credere che senza memoria non ci può essere futuro!   Beppe Pagliano