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La forza e il limite al quale siamo condannati noi del Toro

La vittoria sul Siena, strana per il modo in cui è venuta, ma benedetta per la dote di punti e fiducia nell'ambiente che con sé ha portato, come sempre accade in questi casi, ha un po' edulcorato il dibattito tra i tifosi sulle...
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

La vittoria sul Siena, strana per il modo in cui è venuta, ma benedetta per la dote di punti e fiducia nell'ambiente che con sé ha portato, come sempre accade in questi casi, ha un po' edulcorato il dibattito tra i tifosi sulle potenzialità della squadra e sulle qualità dei singoli giocatori allenati da Ventura. I tre punti hanno avuto l'effetto di depotenziare e silenziare le critiche attorno a squadra e società e allo stesso tempo hanno avuto il merito di far correggere il tiro sulle valutazioni che di alcuni calciatori erano state fatte fino a domenica.

 

RISCHI DA EVITARE - Il canto festoso e beffardo della Maratona, che a fine partita salutava il “favore” fatto da Alessandro Rosina, ha forse fatto dimenticare il rischio grosso che si è corso rimettendo in partita e quasi buttando via due punti contro un avversario largamente alla portata dei granata: un atteggiamento del genere ripetuto in futuro contro formazioni più forti potrebbe costare carissimo al nostro Toro. La posizione di classifica è al momento ottima, ma la strada per la salvezza passa comunque attraverso la costante voglia di fare punti senza mai abbassare la guardia, senza mai dare per scontato quello che fino al triplice fischio finale non può di fatto esserlo: per questo un vantaggio di 3-1 non dev'essere lasciato svanire come stava per accadere contro il Siena. Nel dopo partita il tecnico granata ha elogiato la forza del gruppo che ha saputo sopperire alle assenze dovute a squalifiche e infortuni.

 

UN GRUPPO SU CUI PUNTARE? - Verissimo, ma il sospetto o anche solo un vago dubbio che fossero dichiarazioni di facciata fanno capolino nella nostra mente se pensiamo che, per esempio, Caceres non era mai stato impiegato neanche per un minuto o Brighi sembrava essere stato bocciato e sul punto di partire, e che quindi solo la reale emergenza abbia costretto l'allenatore a puntare sul cosiddetto “gruppo” invece che per una scelta basata su una concreta fiducia in tutti i suoi membri. Possibile che un calciatore professionista di 28 anni che nella stagione precedente ha collezionato quasi trenta presenza in una squadra giunta sesta nella Liga, per quanto fuori forma, in mesi e mesi di allenamento non abbia mai avuto le potenzialità e le capacità di potersi giocare il posto in una squadra come il Toro che non vale di sicuro il Maiorca della passata stagione? Si dirà che nessuno come l'allenatore attraverso il lavoro quotidiano ha il miglior riscontro riguardo i propri effettivi, ma francamente certe domande è impossibile non farsele se si possiede un minimo di buon senso...

 

IL GIOCO E IL MERCATO - Per ciò che si è visto in campo, invece, i primi due gol del Toro hanno mostrato la doppia faccia della medaglia del gioco della squadra: si può arrivare a costruire trame eleganti ed efficaci palla a terra come predica Ventura e come è stato in occasione della marcatura di Brighi, ma si può anche ottenere lo stesso risultato crossando per la testa di un Bianchi, che stando ai numeri è ariete ineguagliato in questa serie A, come invece pare non voler prendere in gran considerazione il nostro tecnico genovese. In fondo l'obbiettivo del gioco del calcio è fare dei gol, possibilmente uno in più dell'avversario, non avere il maggior possesso palla o il maggior numero di passaggi riusciti, per cui non sarebbe più semplice e redditizio valutare qual è la miglior via per fare questi benedetti gol e poi seguirla, anche se non si rivelasse essere la più spettacolare o la più libidinosa? Se poi domenica sbancheremo Pescara con traversoni che fioccano dalle fasce e reti di testa di Meggiorini e Sansone non potremo che esserne felici anche in assenza di Bianchi o di un gioco corale palla a terra: un po' di sano pragmatismo ai fini di una giusta causa farebbe felici tutti noi tifosi, di certo!

 

Il tutto in attesa di vedere quello che (non) ci porterà il mercato: resto poco fiducioso sugli acquisti invernali e non perchè a metà sessione del calciomercato siamo ancora al palo alla voce entrate, ma bensì perchè non credo che i giocatori trattati siano capaci di portare quel valore aggiunto alla squadra nell'immediato. Un Pozzi o un Floccari non mi sembrano più forti di Bianchi, i vari centrocampisti accostati al Toro, eccetto Almiron che infatti non arriverà, non sono dei registi, profilo invece di cui ci sarebbe più bisogno. Si parla molto a vanvera con un misto di speranza nel colpo a sorpresa, nel nome “nuovo” o nell'idea che non ti aspetti e la consapevolezza che probabilmente chi serve non arriverà e chi arriverà non servirà poi così tanto.

Troppo pessimista? Troppo critico? Preferisco essere “velatamente incupito” o “diversamente ottimista” dopo una vittoria come quella col Siena e in piena bagarre mercato per poi magari dovermi reinventare “basicamente sereno” e “moderatamente positivo” a fine mercato o dopo (speriamo poche) future sconfitte. E' la forza e il limite al quale siamo condannati noi tifosi del Toro: vedere delle nuvole anche quando tutto va a gonfie vele, ma anche saper trovare un fiore in un mare di melma, e da lì ripartire, quando tutto va male.

 

Alessandro Costantino (Twitter @AleCostantino74) (foto Dreosti)

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