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Lido Vieri
Sabato 8 Novembre 1997.
Torino, Stadio delle Alpi. Torino-Cagliari.
Anticipo del Campionato di Serie B.
Reja schiera in campo il suo Torino con: Pastine in porta; Fattori; Mauro Bonomi, Maltagliati, Pusceddu; Tricarico, Brambilla, Nunziata; Claudio Bonomi, Ferrante, Lentini. Ispirato e messo in condizione di segnare da un Lentini incontenibile, Claudio Bonomi mette a segno una tripletta unica che consente al Torino di battere il Cagliari allenato da Giampiero Ventura con un secco 3-0. Durante la partita, proprio sotto di noi in Tribuna Est, un signore molto elegante, impermeabile di gabardine sulle spalle, sigaretta sempre accesa, in piedi lungo la linea del fallo laterale, segue le fasi di gioco ma non manca di dare un'occhiata particolare all'area di rigore, dov'è impegnato il "suo" Luca Pastine, il portiere da lui allenato e da lui sostenuto ed imposto all'attenzione della Società per il ruolo di titolare a guardia dei pali della porta granata.
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Quel signore è Lido Vieri. A tutt'oggi, sono 106 i portieri che in 117 anni si sono avvicendati a difesa della porta del Toro. In termini di presenze, e non solo, lassù in cima c'è lui, 342 volte, di nero vestito, dal 1957 al 1969 a guardia dei pali.
Pensare che abbia avuto come capitano Bearzot e terminato come allenatore di Pastine e di Bucci quarant'anni dopo, dà tutta la misura della passione, della carriera, della dedizione di Lido Vieri al Torino AC. Nel ritratto che ne fece Oberdan Ussello: "Esordio in Serie A a 19 anni, 21 settembre 1958, Torino-Alessandria 6-1. Volava spericolato da un palo all'altro. Un grande portiere. Arrivava dalla Venturina". Il dottor Lievore, grande dirigente e talent -scout, si fermò a pranzo da Otello, sull'Aurelia, nei pressi di Piombino. Là, per caso, incontrò il dottor Biagi, farmacista, che gli segnalò un ragazzo quindicenne, Lido Vieri. Ancora Ussello:"Lo provai sul campetto del Filadelfia. Doveva fare solo esperienza. Così telefonai a Bettelli, presidente del Vigevano, perché gli facesse fare un campionato di C, con Castelletti e Orlando. L'anno dopo feci rientrare i primi due. Lido rimase undici anni portiere del Toro".
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Lido ricorda:"Nel '54, a 15 anni, a Torino. La Società pensava al mangiare e al dormire, prendevo mille lire a settimana. Il cinema costava 80 lire. La domenica allo stadio gratis. Il nostro portiere era Lovati, quello della Juve Viola. Federico Allasio (il papà dell'attrice Marisa di "Poveri ma belli", 1956) mi fece esordire in Serie A, poi mi prestarono al Vigevano. Quando finalmente ho avuto un preparatore, la sua domanda più frequente era: perché non l'hai bloccata? E in caso di respinta, sempre di lato, mai frontale". Angelo Caroli, fine penna di giornalista ex giocatore bianconero, lo ha ricordato così agli esordi: "Un gatto. Con sette vite. Lo incontro la prima volta nel '56 in un derby Ragazzi (la Primavera di allora). Dopo qualche minuto segno con girata di sinistro che manda il pallone nel sette. È un piacere segnare al Toro e al gatto granata Vieri, il Bello. Dopodiché lui comincia a balzare di qua e di là e i loro attaccanti ci fanno la festa: 4-1 via col vento torinista".
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Nella stagione 1962-63 vinse il Premio Combi quale miglior portiere della Serie A. L'anno prima, se l'era aggiudicato Fabio Cudicini della Roma. "Le mie più grandi prestazioni? Una col Cagliari di Riva e una al Filadelfia contro il Catania. Parai l'impossibile. De profession Bel zóven, mi chiamava Rocco. Ai tifosi granata devo il soprannome di Pinza, come Bodoira. A mani nude sentivo di più il pallone, anche col freddo". Nella stagione 1963/1964, Lido mantenne la porta inviolata (oggi la chiamano clean sheet) ben 17 volte in 34 match. Certo, oggigiorno ci mostrano le parate alla Neuer. Ma che nostalgia per il suo ardimento, la presa a mezz'aria, il volo con la testa avanti tra i piedi degli avversari...
"Una volta i portieri si dividevano in due categorie: freddi e caldi. Freddi erano Jašin, Giuliano Sarti, Cudicini, Zoff. Caldi Moro, Ghezzi e Albertosi. Caldissimo Vieri".
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Gianni Mura, "Il campo dei ricordi" (2014).
"Certo, se vedo le foto di quando giocavo io e di adesso sembra passato un secolo. I guanti, per esempio. Non li ho usati per anni o al massimo quelli di lana se pioveva. La maglia. Ai miei tempi, solo nera, o grigia. Se l'immagina se poteva esserci un ragno arancione, così come c'era il ragno nero, Jašin? Un grandissimo, ma, non so perché, gli preferivo Beara, lo jugoslavo". Antonio Pigino ne condivide l'amicizia e mi ha raccontato un aneddoto molto bello. "Ero negli Allievi, e al Filadelfia noi ragazzi spiavamo l'ingresso in campo dei grandi. Un giorno manca un portiere per l'allenamento della Prima Squadra. Mi chiamano. Figurati l'emozione da parte mia! Lido mi prende da parte e mi dice: guarda che qui, semplicemente, si gioca a pallone. Fai quello che sei capace".
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All'Internazionale, nel 1970-71, vinse, insieme a Corso, Sandro Mazzola, Burgnich, Facchetti e Boninsegna uno scudetto in splendida rimonta sul Milan " ma mi sentivo in esilio, anche se l'ambiente era simpatico". Lido Vieri allenatore dei portieri al Torino ha lasciato il segno. Pariamo del carisma, della capacità di riconoscere il talento e di coltivarlo, di rischiare, di proporre soluzioni di allenamento innovative. "Ho l'orgoglio di aver allenato, incoraggiato e sempre difeso un grande portiere: Luca Marchegiani ". Nel corso delle stagioni al Torino, il portiere di Jesi affinò soprattutto la capacità di gestire i sedici metri. Una sicurezza costruita con Vieri, implacabile nel proporre cross e controcross, usare barriere mobili, sipari di tela da cui all'improvviso sbucava il pallone. Allenava i riflessi del giovane portiere nella presa e nel contatto col cuoio tirandogli la palla mentre era bendato.
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Lo vidi allenare sul campo di Epinel, a Cogne, Bucci e Casazza nel ritiro pre-campionato '98-99.
Portiere disteso a terra su un fianco sulla linea di porta, palla sotto la traversa, e su col colpo di reni.
Sequenza di 30 tiri consecutivi -quelli centrali non contavano. A fine allenamento fu molto cordiale e disponibile. Gli dissi"Certo che come paravi tu ai vostri tempi...", "Volavamo, eravamo angeli", mi rispose con un largo sorriso, con la sua abbronzatura di uomo di mare. Diceva Albert Camus, premio Nobel della Letteratura e gardien de but del club universitario, il Racing Algeri, che tra i pali ci si rivela completamente. Non ci sono trucchi. Certo, Lido, nel tuo caso, soprattutto, per noi tifosi, è stato così. E grazie di tutto. Anche di quel pomeriggio a Cogne.
Gianni Ponta, chimico, ha lavorato in una multinazionale, vissuto molti anni all’estero. Tuttavia, non ha mai mancato di seguire il “suo” Torino, squadra del cuore, fondativa del calcio italiano. Tra l’altro, ha scoperto che Ezio Loik, mezzala del Grande Torino, aveva avviato un’attività proprio nell’ambito dell’azienda in cui Gianni molti anni dopo sarebbe stato assunto.
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