Negli Anni '60, c'era solo un canale TV della RAI, Radio Televisione Italiana, passava una pubblicità, "Scuola Radio Elettra Torino". Sembrava una cosa inverosimile, difficile, riuscire a studiare per corrispondenza, studiando la sera, dopo una lunga giornata di lavoro, e riuscire addirittura a diplomarsi, su libri e materiale ricevuto a casa, non condiviso con altri allievi in un laboratorio scolastico. Eppure, Lucio Orfeo Pianelli, mantovano di Vignale di Borgoforte, divenuto turinèis, elettricista e piccolo imprenditore, nell'immediato dopoguerra aveva intrapreso e completato con entusiasmo ed una ferrea determinazione proprio quel percorso. Gli stessi sentimenti, la stessa passione, lo stesso ardore lo avevano mosso ed accompagnato anni dopo, ormai all'apice del successo imprenditoriale, nel momento determinante dell'acquisto della squadra del cuore, il Torino AC, nell'inverno del 1963. Perbacco, sono passati sessant'anni. Al vertice di un'azienda leader nell'automazione, la Pianelli & Traversa, definitivamente affermatasi con la progettazione e la fornitura di impianti a Togliattigrad, in URSS, di cui ebbi personalmente modo di apprezzare il funzionamento ed i dettagli progettuali dei trasportatori computerizzati nella movimentazione materiali presso la Zanussi di Susegana, Pianelli aveva trovato tempo e soprattutto mezzi per coronare un sogno.
LA LEGGENDA E I CAMPIONI
Lucio Orfeo Pianelli, Presidente. Per sempre
LEGGI ANCHE: Roberto Salvadori. Testa e cuore
Una sera di febbraio, si era vestito in modo impeccabile, e alla domanda della sua Signora, "dove stai andando stasera", aveva risposto in dialetto "vado a comprare l'Turín!". Si era stancato di un consiglio di amministrazione, di cui peraltro faceva parte, privo di mordente, di carisma, di visione strategica. E di soldi. Tra l'altro pochi e mal spesi.
GPO, al secolo Giampaolo Ormezzano, ha scritto che Orfeo Pianelli è stato il Presidente del Torino più grande dopo il Grande Torino. Il suo sguardo ed il suo modo di fare bonario, nei filmati di repertorio, potrebbero indurre lo spettatore occasionale a pensare fosse inadatto ad un ambiente di squali. Ma l'uomo aveva doti imprenditoriali, cervello fino, era un grande tecnico industriale, in primis, un conoscitore di meccanismi finanziari ed un naturale talent-scout, un brillante istintivo dal "gut feeling" vincente. La scelta del Dottor Beppe Bonetto nel 1964, prima come Segretario, successivamente come DG, ne fu la prima dimostrazione. Pianelli aveva optato per un giovane piemontese pieno di talento con un titolo di studio del più alto livello, per la riservatezza sabauda, la torinesità, la competenza nel calcio, la rapidità d'intervento, lo stile.
LEGGI ANCHE: Sandro Ciotti. La voce degli stadi
Trovò già in squadra campioni come Giorgio Ferrini e Lido Vieri, istruttori di valore mondiale come Oberdan Ussello e "Cinto" Ellena. Negli anni seppe ingaggiare allenatori di primario livello come il Paròn Rocco e Mondino Fabbri.
A Rocco, che ne restò positivamente sorpreso, comprò Gigi Meroni dal Genoa. "U Merùni u ne faià mette a Stella in sciu Grifùn" (portando potenzialmente in dote il decimo scudetto, quello che assegna la stella, ai rossoblu) avevano già sognato a Zena. Gigi Meroni, che l'ineffabile Avvocato voleva alla goeba per sostituire Sivori passato al Napoli sul viale del tramonto. Meroni che viene commemorato ogni 15 ottobre da quella piovosa sera del 1967. Meroni che Pianelli pianse come il figlio maschio che non aveva.
Nel tardo pomeriggio del 16 maggio 1976 nella intervista post-gara di Paolo Frajese, a scudetto appena conquistato, il Presidente, nel suo pesante abito gessato portafortuna con lo scudetto in carta appena incollato sul petto, commosso commentò che non ci sperava più. La delusione del tricolore ampiamente meritato e mancato nel torneo '71-72 era stata troppo cocente. Successo sfumato causa due arbitraggi scandalosi. Angelo Cereser, indimenticabile "Trincea", ricorda di non aver mai visto Pianelli arrabbiato come in quell'occasione. Ma il mantovano diventato turinèis che di più non si può, aveva tenuto duro. Aveva appoggiato Bonetto ed i talent scout a partire dall'acquisto di Pulici dal Legnano (cui si era legato di affetto particolare dopo averlo visto continuare a giocare sebbene ferito in un match della formazione Primavera), per andare al portiere Castellini l'"Acrobata", all'acquisto storico di un Claudio Sala che giocatori così non se ne vedono più. E un giovane centravanti. "Ch'mec as ciama?". "Graziani, Presidente", rispose Bonetto. "Graziani? Am piasz. Piumlu". Il Graziani cui un Gustavo Giagnoni in disarmo preferiva un certo Quadri. Misteri del calcio. Ferrini, Cereser, Vieri, Fossati, Moschino, Agroppi avevano fatto buona guardia nel far crescere il Torino, nel traghettarlo da anni bui al terzo posto nella stagione '64-65, alla vittoria di due Coppe Italia. Poi la scommessa fondamentale di puntare su un allenatore emergente, Gigi Radice. Elegantissimo, charmant, la figlia Cristina Pianelli lo ricordava per averle fatto il baciamano al suo ingresso nella sede di Corso Vittorio, "Oddio mio papà lo caccia subito!", aveva pensato. Un biennio, quello '75-77, da sogno. Chi non li vide giocare dal vivo, non può capire. Ai primi successi di quella squadra, un anziano tifoso riuscì ad avvicinarsi a Gigi Radice, per dirgli con affetto, gli occhi lucidi per l'emozione: "Grazie, perché oggi mi è sembrato di veder giocare Quelli Là".
Poi dure vicissitudini, il rapimento del nipotino Giorgio, un declino economico inesorabile. Ricordo di essere stato a pochi metri dal Presidente la domenica in cui aveva riportato il suo nipotino allo stadio, applaudito da una folla commossa.
E noi che giovani tifosi, sempre presenti allo stadio nella sua ultima stagione da Presidente, campionato '81-82, allenatore Giacomini, non avemmo il buon senso di chiedere a coloro che lo esponevano, di levare lo striscione "Pianelli vattene". Il tempo è galantuomo, ma Orfeo dal 24 aprile 2005 non c'è più. Orfeo, invecchiato, in difficili condizioni di salute, a Villefranche, alle porte di Nizza, non in un buen retiro dorato, dove Eraldo Pecci non mancava di fargli visita. E non manca di passarci apposta a salutarlo, nemmeno vent'anni dopo. Orfeo che prima di Torino-Magdeburgo, Coppa UEFA, stagione '80-81, alzò la voce con l'allenatore Rabitti che era in procinto di escludere Paolino Pulici dalla formazione iniziale: "Finché io sarò Presidente del Torino, Pulici ne farà parte, dovesse giocare nel cortile di casa mia!".
Sarà stato più o meno nel 2004. A Torino ero chiamato a fare una presentazione sulle tecnologie di verniciatura presso una grande società della galassia torinese. Lo riconobbi all'istante, una notevole somiglianza con la mamma, la Signora Cristina, e un pochino lo sguardo e l'espressione del suo Grande Nonno. Ci scambiammo i biglietti da visita, come ancora usava allora. Il nome, George Garbero. Fui confermato nella mia intuizione. Avevo di fronte a me il nipote di Lucio Orfeo Pianelli, un pezzo del mito con cui avrei voluto rievocare il nostro Torino, altro che tecnologie... Purtroppo, l'importanza del momento professionale e l'ambiente non consentivano una digressione sul piano sportivo e poi umano, prima o dopo il meeting.
LEGGI ANCHE: Virgilio Maroso e il Sistema
Nel suo primo anno di presidenza il Torino schierava: Lido Vieri; Poletti, Buzzacchera; Puja, Rosato, Cella; Crippa, Ferrini,, Hitchens, Moschino (Ferretti), Peirò.
Nell' '81-82 la formazione base di Giacomini era: Terraneo; Cuttone, Danova; Van de Korput, Zaccarelli, Beruatto; Bonesso, Bertoneri, Dossena, Ferri I, Pulici. Il 14 marzo 1982 contro la Fiorentina (2-2 il risultato finale),davanti al portiere Terraneo, dieci giocatori provenienti dal Settore Giovanile del Torino AC: Cuttone, Beruatto; Ferri I, Zaccarelli, Ermini; Bonesso, Bertoneri, Dossena, Sclosa, Pulici.
Alla Presidenza di Pianelli sono legate le più importanti vittorie ottenute dai granata dopo la tragedia del Grande Torino: i successi nella Coppa Italia del 1968 e del 1971, preludio allo scudetto della stagione 1975-76. Nel carnet anche tre secondi posti. 1971-72 (noi ci sentiamo Campioni d'Italia, se il gioco espresso e il campo hanno un senso); 1976-77, campionato giocato con lo scudetto sul petto, ancor meglio della stagione precedente; 1977-78.
Gianni Ponta, chimico, ha lavorato in una multinazionale, vissuto molti anni all’estero. Tuttavia, non ha mai mancato di seguire il “suo” Torino, squadra del cuore, fondativa del calcio italiano. Tra l’altro, ha scoperto che Ezio Loik, mezzala del Grande Torino, aveva avviato un’attività proprio nell’ambito dell’azienda in cui Gianni molti anni dopo sarebbe stato assunto.
Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.
Disclaimer: gli opinionisti ospitati da Toro News esprimono il loro pensiero indipendentemente dalla linea editoriale seguita dalla Redazione del giornale online, il quale da sempre fa del pluralismo e della libera condivisione delle opinioni un proprio tratto distintivo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA