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la leggenda e i campioni

Pellegri come Mortensen

Pellegri come Mortensen - immagine 1
Torna un nuovo appuntamento con la rubrica “La Leggenda e i Campioni”, a cura di Gianni Ponta
Gianni Ponta

E poi ti capita una domenica in cui segui la partita del Toro in trasferta, in quel di Verona, in cui ti annoi per non morire di vergogna.

Niente gioco, passaggi all'indietro, si perde sempre un tempo di gioco, come dicono oggi commentatori competenti, una volta calciatori mediocri.

Finché il tuo allenatore, basito e senza idee, manda in campo due ragazzi della Primavera, giusto per fare un po' di soffoco, in una domenica che sa di sconfitta e di salvezza aritmetica per l'Hellas Verona. I tifosi scaligeri cantano, i circa trecento tifosi granata nel settore ospiti fanno già tanto a essere presenti.

E quindi capita che su un cross dell'austriaco Lazaro, calibrato al centimetro, dopo l'ottima elevazione di Pietro Pellegri che non colpisce al centro dell'area veronese -un po' come la finta quando nella pallavolo ci si prepara alla schiacciata mortale- arrivi un ragazzo appena entrato da 8', al suo esordio in Serie A per siglare il goal del pareggio. Zanos Savva da Cipro la prende di stinco, uno di quei goal della serie "deve assolutamente andare dentro ad ogni costo" che faceva Gerd Müller, l'immenso striker tedesco soprannominato Culo baxo dai messicani nel Mondiale 1970.

E pensare che Savva è lì, dove l'allenatore non gli aveva detto di piazzarsi, fuori ruolo, ma tant'è, mette a segno un goal che riporta il Torino in parità sull'1-1. E, visto l'andamento dell'incontro, evento insperato ed inspiegabile. Andrebbe bene così.

Ma 6 minuti dopo, Pietro Pellegri, il nostro centravanti "Doble Ancho", riceve in area difendendo magnificamente la palla. Giunto sulla linea di fondo potrebbe mettere al centro, per un accorrente compagno. E invece, dalla linea di fondo, fa partire un rasoterra secco. La sfera passa tra le gambe del portiere scaligero Montipò, picchia sull'interno del palo opposto, percorre la linea di porta, rimbalza sull'altro palo e termina la propria traiettoria in rete. Fantastico. Il ciocco della palla sui due pali dopo lo shoot secco di Pellegri e l'urlo incontenibile dell'attaccante sono una liberazione che solo chi segue la sua squadra fin da bambino può capire. Perché quel goal è raro, ma cercato e per niente casuale.

Corsi e ricorsi, nella storia del football.

25 novembre 1984. Torino-Verona 1-2.

Doppio palo di Claudio Sclosa e pallone che, dopo aver danzato sulla linea di porta, inspiegabilmente e in modo fortuito, finisce tra le braccia del portiere scaligero Garella.

Incontro il cui esito si sarebbe rivelato decisivo per le sorti del campionato.

Alla fine, scudetto all'Hellas Verona, di Bagnoli, Tricella, Briegel, Elkjaer; il Torino di Radice, Dossena, Junior, Serena secondo.

16 maggio 1948. La Federazione Italiana Gioco Calcio ha deciso di festeggiare i Cinquant'anni dalla fondazione con un'amichevole del massimo prestigio.

Italia-Inghilterra al Comunale di Torino.

Il Torino ha battuto 10-0 l'Alessandria ad inizio mese, battuto l'Inter a Milano. La squadra è in splendida forma e terminerà il campionato con il bottino record di 125 reti segnate, con una media di 3,13 goal marcati a partita.

Una delle foto iconiche di quell'incontro della Nazionale vede i capitani Valentino Mazzola ed il portiere Swift (Manchester City), un gigante, all'ingresso in campo.

Il grande Swift che, a fine carriera di giocatore, in veste di giornalista inviato a seguire il match Partizan Belgrado-Manchester United di Coppa dei Campioni, perirà nell'incidente aereo di Monaco di Baviera nel 1958, nel viaggio di ritorno.

Purtroppo l'incontro di Torino tanto atteso, si rivelerà uno smacco cocente, 0-4 a favore dei maestri inglesi, inventori del football.

Nonostante la presenza di sette giocatori del Torino, scelte iniziali sbagliate da parte di Vittorio Pozzo, vate del calcio italiano d'anteguerra ma mai convinto della bontà del Sistema, faranno sì che si determini il risultato così schiacciante a favore dei bianchi d'Inghilterra.

Si dice che ogni partita faccia storia a sé. E qui parliamo di Stanley Harding Mortensen - detto Morty - centravanti del Blackpool.

Gli inglesi passano in vantaggio con un suo goal, uno dei goal più celebri ed improbabili nella Storia del football: Mortensen piomba in piena velocità lungo l'out destro; nonostante l'aggressione da parte di Grezar vibra un maligno shoot di esterno destro dalla linea di fondo; la traiettoria, carica di effetto, sorprende Bacigalupo all'incrocio sul primo palo.

Da allora si parla di goal alla Mortensen.

Leone Boccali scrisse sul Calcio Illustrato che "anche un fuoriclasse come Mortensen un goal come il primo difficilmente tornerà ad imbroccarlo".

Ecco, fatte le debite proporzioni, una vita dopo, a distanza di così tanto tempo, nel goal di Pellegri abbiamo vissuto e visto di nuovo la realizzazione di un goal impossibile. E una grande emozione.

Tornando a quel lontano incontro del 1948, quel goal scosse un equilibrio precario.

L'Italia si trovò ad inseguire e, assente il nostro asso, il terzino sinistro Maroso, l'ala Stanley Matthews "the dribbling wizard" fece letteralmente ammattire il modesto Eliani. "Ballarin con un primo tempo stupendo e Parola con un'intera partita eccellente hanno fatto sì che proprio nella retroguardia si incontrino gli uomini migliori della terribile giornata. Il portiere Bacigalupo è stato, in ogni caso, solo sorpreso dal primo punto". Il goal di Mortensen.

Questo articolo è dedicato a Marco Pellegri, Team Manager del Torino FC e padre di Pietro.

Gianni Ponta, chimico, ha lavorato in una multinazionale, vissuto molti anni all’estero. Tuttavia, non ha mai mancato di seguire il “suo” Torino, squadra del cuore, fondativa del calcio italiano. Tra l’altro, ha scoperto che Ezio Loik, mezzala del Grande Torino, aveva avviato un’attività proprio nell’ambito dell’azienda in cui Gianni molti anni dopo sarebbe stato assunto.

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