La Leggenda e i Campioni

Roberto Rosato. Granata per sempre

Gianni Ponta
Primo appuntamento con "La Leggenda e i Campioni", la nuova rubrica a cura di Gianni Ponta. Puntata dedicata a Roberto Rosato

Negli Anni Cinquanta, i fratelli Rosato di Chieri passavano le vacanze in montagna a Crissolo, ai piedi del Monviso. Erano esuberanti, un po’ monelli. E imbattibili a pallone, con una vivacità grintosa.

Al suo provino al Filadelfia, Roberto lasciò a bocca aperta i tecnici granata, in primis Oberdan “Bida” Ussello che immediatamente ne ravvisò caratteristiche non comuni. Quel ragazzino magro, con le gambe rivelava il potenziale del campione, per raggiungere un mix equilibrato di tecnica, di vigore, di perfetta scelta di tempo negli interventi, di cattiveria agonistica a farne nel tempo un difensore centrale/mediano di valore assoluto. Mario Sperone, che aveva scoperto Rigamonti, il centromediano sistemista del Grande Torino, espresse la stessa valutazione positiva. E proprio in occasione del provino si ritenne opportuno rendere la presenza in campo di Rosato relativamente breve, alfine di tesserarlo rapidamente, in anticipo sugli osservatori di altre squadre.

Ci fu successivamente un lavoro certosino da parte dei tecnici del settore giovanile granata, ma la cosiddetta “materia prima” su cui lavorare si rivelò di livello assoluto. La sua classe innata s’impone all’attenzione di tutti e giovanissimo, 18enne, si merita nel 1961 l’esordio in prima squadra. Titolare tra il 1961 e il 1966. Purtroppo, amaramente, il nostro Torino negli Anni Sessanta si vede costretto a perdere il suo gioiello per esigenze di bilancio, come verificatosi alla fine del decennio precedente con il fortissimo mediano Romano Fogli.

Il Paron Nereo Rocco, nel fare ritorno a Milano -sponda rossonera- ne pretende l’ingaggio nelle file del Milan. Là, con Gianni Rivera (suo “gemello”, in quanto nati lo stesso giorno, mese, anno) Roberto vincerà tutto. Fino alla Coppa Intercontinentale. Però ci viene un magone così quando uno dei nostri trionfa con un’altra maglia. Ed il fatto che nella sua Chieri ci sia ancor oggi, nel Torino Club che porta il suo nome, chi lo ricorda e ne rievoca le gesta…ça va sans dire.

Assai raro trovare un combattente con quel tocco di palla. Difensore di classe e duro al contempo, Roberto Rosato aveva nell’intervento

in scivolata o in spaccata la caratteristica quasi unica del suo repertorio. Se sbagli, il centravanti avversario può involarsi incontrastato verso la porta, oppure causi il penalty a sfavore della tua squadra. Ma Rosato, a terra o a mezz’aria, si rivelava infallibile. Ai Mondiali di Mexico ‘70, in cui fu eletto miglior stopper del torneo, fu in marcatura su Gerd Müller in Italia-Germania, “el partido del siglo”. In quell’incontro, Rosato effettuò un incredibile salvataggio a mezza altezza in avvitamento sulla linea di porta.

Nelle file del Genoa a fine carriera. In una splendida mattina di agosto, ne seguivo l’allenamento durante il ritiro estivo a Voltaggio, sull’Appennino Ligure. Palleggiava con Mariolino Corso. Sebbene a fine carriera, appunto, visti da vicino, si percepiva la differenza tra i due campioni ed i calciatori normali.

Roberto Rosato, granata per sempre. Nell’intera storia granata, nel filone di Antonio Janni, Mario Rigamonti, Giorgio Puja. FVCG.

Gianni Ponta

Gianni Ponta, chimico, ha lavorato in una multinazionale, vissuto molti anni all’estero. Tuttavia, non ha mai mancato di seguire il “suo” Torino, squadra del cuore, fondativa del calcio italiano. Tra l’altro, ha scoperto che Ezio Loik, mezzala del Grande Torino, aveva avviato un’attività proprio nell’ambito dell’azienda in cui Gianni molti anni dopo sarebbe stato assunto.