Nel momento in cui uno pensa, in questo caso me medesimo, come tutto ormai stia sprofondando nel cinismo più assoluto, e al diavolo la bellezza e l’ordine delle cose, ecco sulla rete montare la protesta della quasi totalità dei tifosi del Toro, a partire da quelli che frequentano il covo storico del tifo granata: la Curva Maratona. Questi tifosi, o almeno la maggioranza di essi, proprio non ci stanno a giocare il derby il giorno in cui vogliono commemorare ciò che di più caro hanno nella loro memoria. E allora hanno cominciato a prefigurare ogni forma di tipo di protesta, affinché la Lega A prenda in esame di spostare il giorno dello svolgimento del Derby della Mole. Alcuni di questi tifosi, addirittura, hanno invitato il presidente Cairo, nel caso la Lega A persistesse nel voler far giocare il derby il 4 maggio, di non far scendere in campo la squadra, accettando l’idea di perdere dei possibili punti a tavolino. La cosa mi ha fatto venire un sussulto positivo di sorpresa come non ne avevo da tempo, perché so bene quanto i punti, in questo momento cruciale della stagione, siano necessari alla squadra granata per arrivare a centrare il sogno Europa League. Ma per questi tifosi, verso i quali il mio stato d’animo invia un sincero ringraziamento, stanno dimostrando fattivamente come non tutto può essere in vendita, nemmeno per il sogno di una partecipazione ad un coppa europea. Altri tifosi granata stanno invitando a non andare allo stadio, altri si rifiuteranno, nel caso, di vedere la partita in televisione. Questi tifosi, quel giorno del 4 maggio, vorranno fare una sola cosa: ricordare ed onorare il loro passato. Questo fatto, almeno a me, mette ottimismo e fa pensare come forse il caos ancora non abbia vinto definitivamente sul cosmos. Questa reazione dei tifosi del Toro è un grido al mondo che non tutti sono stati anestetizzati sull’altare del calcio spettacolo prefigurato in qualche stanza oscura, è una speranza per un Paese, l’Italia, bisognosa di ritrovare qualche bagliore di luce in fondo ad un tunnel da incubo. Per cui voglio ringraziare i tifosi del Toro per l’istante di buon umore che mi stanno regalando e per il monito lanciato. Perché proprio non auguro, a tutti noi, di finire nello stato d’animo di Saganarello, servo dell’impenitente Don Giovanni di Moliere, che dopo aver visto sprofondare il suo padrone tra le fiamme dentro una voragine, urla disperato:“Il mio salario! Per carità, e i miei salari? Vorreste che vi seguissi all’inferno per farmi pagare”? No, credo proprio che non meritiamo una fine così. Credo proprio che gli uomini abbiano la possibilità di cavalcare altri orizzonti. Il cinismo dell’odiernità, voglio credere, non cancellerà il nostro passato e non impedirà di consegnare un futuro degno ai nostri posteri. Questo insegna il destino del Grande Torino, questa insegna la storia di tutti gli uomini migliori che ci hanno preceduto.
(ha collaborato Carmelo Pennisi)
Anthony Weatherhill, originario di Manchester e nipote dello storico coach Matt Busby, si occupa da tempo di politica sportiva. E’ il vero ideatore della Tessera del Tifoso, poi arrivata in Italia sulla base di tutt’altri presupposti e intendimenti.
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