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‘La nostra maglia non è rispettata, né amata, dai giocatori’

Beppe Pagliano
Ciao Beppe, mi permetto di darti del tu in qualità di fratello granata, anch'io ho provato le stesse tue sensazioni e sono rimasto veramente male quando ho visto gente (anche di 20 anni) camminare in mezzo al campo senza un minimo di...

Ciao Beppe, mi permetto di darti del tu in qualità di fratello granata, anch'io ho provato le stesse tue sensazioni e sono rimasto veramente male quando ho visto gente (anche di 20 anni) camminare in mezzo al campo senza un minimo di voglia.Io ho 40 anni ed è da bambino che ho preso la strada difficile del tifo granata, nonostante l'influenza di un padre gobbo e le innumerevoli vittorie che negli anni in cui ero bambino caratterizzavano le "imprese sportive" della seconda squadra della nostra città. Avevo capito che le loro vittorie non erano soltanto frutto della presenza di giocatori molto forti fra la loro fila, ma c'era qualcosa di diverso che non riuscivo a spiegarmi quando ero piccolo, ma che invece il passare del tempo ha aiutato a comprendere.Tornado al derby appena disputato dai nostri, il mio pensiero è andato subito al famoso derby con le due espulsioni di Bruno e Policano e ricordo un Toro (certamente con giocatori di una qualità che in questo momento possiamo soltanto sognare) che in 9 uomini ha rischiato di ottenere un pareggio che avrebbe avuto dell'incredibile. Gli attuali giocatori avrebbero il dovere di rivedere quella partita od altri derby in cui il nostro piccolo Toro riusciva ad avere la meglio sulla grande ............(non riesco a nominarli!).Speriamo che cambi questo andazzo, ma purtroppo la nostra maglia non è rispettata nè amata da giocatori che probabilmente hanno altri pensieri e non hanno capito cosa significhi appartenere al Toro.Ti ringrazio per aver scritto questo bellissimo articolo che riceverà tanti altri complimenti oltre ai miei. Comunque sempre forza Toro!! Noi sicuramente non siamo come i nostri giocatori perchè nulla riuscirà mai ad abbatterci.Ciao.Dario     Caro Dario,  Innanzi tutto ti ringrazio per le belle parole che mi hai riservato. Credo che tu sia la dimostrazione lampante di ciò che era il Toro ed ora non é più. Infatti tu figlio di un padre tifoso della seconda squadra di Torino, da ragazzino hai scelto di tifare Toro! Facendo due calcoli tu avevi intorno ai 10 anni quando loro con Platini dominavano la scena calcistica italiana, in quel periodo inoltre la nazionale azzurra zeppa di giocatori bianconeri vinceva il titolo mondiale in Spagna. La cosa più naturale di questo mondo sarebbe stata che tu avessi seguito le orme paterne tifando la medesima squadra, invece grazie ad una scelta controcorrente scegliesti di tifare per gli altri, quelli più deboli, quelli più poveri, quelli sfortunati, quelli che per tutta una vita ripetono: poteva essere, ma non é stato. Credo che a monte di questa tua decisione ci fosse l'aver capito che vincere nella vita non é tutto, esistono valori superiori tipo il lottare per un ideale, e non per ultimo la meravigliosa sensazione che si prova a stare dalla parte di chi parte svantaggiato. Chi ha più di quarant'anni non può dimenticare come venivano vissuti i derby da chi indossava la maglia granata. Il calcio era solo un pretesto per fare venire a galla le differenza sociali che da sempre esistono nella nostra città, da una parte il padronato e chi é orgoglioso di stare dalla parte del padrone, dall'altra chi dentro di se non riesce a non dare ascolto ad una voce ribelle che ti ordina di non accettare in toto quello che ti viene imposto.  Non dimentichiamo che il Toro é nato da una costola dell' altra squadra, non dimentichiamo che il Toro ha avuto e deva continuare ad avere una connotazione antjuventina fiera consapevole e decisa, il che non vuol dire commettere atti vandalici, ma più semplicemente vuol dire non  condividere e soprattutto combattere il loro modo di vedere le cose. Oggi tutto ciò si è perso, ma non solo nel calcio. Oggi tutti dobbiamo essere omologati, i ragazzi di vent'anni purtroppo non hanno più punti di riferimento, il nostro paese viene da oltre un ventennio di governi e politiche sciagurate, tutto ciò che era quando noi eravamo ragazzi oggi non é più. Il Toro non poteva rimanere un isola felice, come ho scritto nel mio articolo ci è stata rubata l'anima in questi anni. Tutte le dirigenze che si sono avvicendate dopo Pianelli, chi più chi meno hanno in qualche modo creato i presupposti per la nostra inesorabile deriva. Sette anni fa io ero fra quelli che davanti al Municipio di Torino acclamavano Cairo,vedevo in lui colui che poteva portarci verso un futuro migliore, in quanto in nessun modo legato ai poteri forti di questa città. Purtroppo così non è stato, continuiamo a vivacchiare in questo limbo che non potrà mai far sì che oggi un ragazzino di 10 anni figlio di un genitore di un'altra squadra possa decidere di diventare granata. Con tutti questi presupposti è praticamente impossibile vedere in campo una squadra lottare col cuore per la maglia granata. Chi poteva insegnare loro cos'è il Toro? Sicuramente non una dirigenza che di granata ha davvero poco, sicuramente non un allenatore bravo  a gigioneggiare durante le conferenze stampa, ma che di granata non ha nulla, rimanevano i tifosi, ma ormai i tifosi vengono tenuti in disparte come se fossero un pesante fardello da sopportare. Quando la nostra generazione sarà ormai invecchiata chi potrà portare il testimone alle generazioni future? Ecco il perché nel mio articolo scritto sabato notte nel pieno dello sconforto, ho dichiarato che se non si cambia rapidamente rotta la fine del nostro amato Toro è segnata! Un abbraccio a te e a tutti i fratelli granata!   Beppe Pagliano (Twitter: @beppepagliano)