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La patata bollente di Miha

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Occhi Sgranata / Il pensiero del nostro Vincenzo Chiarizia
Vincenzo Chiarizia

Iniziamo coni dati di fatto: il Toro non vince da un mese, dal 29 ottobre per la precisione, da quando i granata hanno battuto il Cagliari per 2 a 1 nella prima partita con Belotti al rientro in campo. Da lì c’è stato il positivo pareggio contro l’Inter a San Siro per 1 a 1 e la seguente sosta per la nazionale che tutti pensavano avrebbe potuto restituire un Toro rigenerato. Invece sono arrivati il deludente pareggio interno contro il Chievo tra le mura amiche sempre per 1 a 1 ed il pareggio di San Siro contro il Milan per 0 a 0. Di positivo del match di domenica c’è che non abbiamo perso e che la porta è rimasta immacolata grazie a San Salvatore Sirigu e all’imprecisione di Kalinic e compagni. Certo il Toro alla fine avrebbe anche potuto sbancare San Siro, ma sarebbe stato oggettivamente un furto sportivo.

Paragonando il rendimento di quest’anno a quello dell’anno precedente, dopo 14 giornate il Toro ha 19 punti, quando l’anno scorso, dopo la vittoria sul Chievo, la squadra di Mihajlovic aveva 25 punti con 31 gol fatti e 17 subiti. Per quanto riguarda le reti, quest’anno il Toro ha segnato 18 gol e ne ha subiti 20. Il minor numero di reti realizzate è facilmente spiegabile con l’infortunio e le sole tre reti di Belotti, oltre allo scarso apporto fornito dai nuovi arrivati: un nome su tutti Niang. Per quanto riguarda la difesa, nonostante sia stata rivoluzionata con investimenti su giocatori giovani, e sia arrivato Sirigu che sta dando un apporto maggiore rispetto a quello che ha dato alla causa granata Hart l’anno scorso, il Toro si è fatto perforare 3 volte in più.

Questi sono dati oggettivi che dimostrano come, nonostante i diversi nuovi arrivi in estate, nessuno, a parte Sirigu, pare aver fatto svoltare il Toro. Questi dati non giovano a mister Mihajlovic. Il Ritorno al 4-3-3 non ha ancora sbloccato Belotti che deve ancora ritrovare la forma migliore, e non ha giovato né a Niang ancora fuori dal gioco, né a Ljajic che, da quando è stato riportato sull’esterno sinistro, ha perso l’incisività sulla gara che aveva quando giocava da trequartista.

Del passaggio al 4-3-3 a giovarne è stato però l’equilibrio della squadra che, con un elemento in più nella mediana, nelle ultime uscite ha mostrato di saper soffrire contro squadre maggiormente attrezzate come Inter e Milan. Sì perché è indiscutibile che il Milan, pur se nel peggior periodo della sua storia, abbia un tasso tecnico maggiore. Il Milan ha esonerato Vincenzo Montella e Sinisa Mihajlovic non può dormire sonni tranquilli.

Ritengo che ormai il problema della squadra granata sia squisitamente tattico e sta all’allenatore trovare il bandolo della matassa. Non è semplice perché Niang da risorsa sta diventando un problema: l’investimento più oneroso dell’era Cairo gioca senza mordente, nonostante il fisico imponente, ed è un problema vederlo giocare in quel modo, ma è altrettanto problematico vedere un giocatore pagato caro relegato in panca.

A questo punto la questione potrebbe risolverla solo Mihajlovic puntando sui punti di forza della squadra. Ljajic trequartista, Belotti davanti e Falque seconda punta. Un 4-3-1-2 che possa traghettare la squadra a gennaio, quando si potranno rimediare gli errori estivi.

Per il mercato di riparazione suggerirei le cessioni di De Silvestri e Molinaro che andrebbero sostituiti con due rincalzi all’altezza, un centrocampista con polmoni d’acciaio e attributi da vendere che sappia fare sia la fase di interdizione che quella di costruzione. In questo modo si potrebbe tornare al 4-2-3-1. Per finire un vice Belotti efficiente.

Di sicuro lo status quo, sia quello tattico che quello sul mercato, potrebbe portare al fallimento del progetto sportivo. Auspico dunque che già domani contro il Carpi in Coppa Italia il mister cerchi dei correttivi utili a dare fluidità alla manovra, equilibrio alla squadra, solidità alla difesa e maggiore incisività al nostro reparto avanzato.

La patata bollente è in mano al mister.

Vincenzo Chiarizia, giornalista di fede granata, collabora con diverse testate abruzzesi che trattano il calcio dilettantistico, per le quali scrive e svolge telecronache. Quinto di sei figli maschi (quasi tutti granata), lavora e vive a L’Aquila con una compagna per metà granata.

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