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columnist
È il titolo di un gradevolissimo romanzo di Carofiglio e mantra che il tifoso (in quanto tale malato) granata dovrebbe talvolta ricordare. Riavvolgiamo il nastro: quasi tutta la gara in ciociaria è stata caratterizzata da scontri fisici, contrasti, falli, poche giocate apprezzabili gol fantastici esclusi, ovviamente. Era prevedibile e debbo dire che "siamo" stati molto bravi ad invertire la rotta, dopo un primo tempo di sofferenza. Avere una rosa con alternative di discreto livello ci consente di provare, e riuscire, a capovolgere situazioni complicate. Il risultato conta tanto, in questi anni in tante occasioni avevamo mancato l'appuntamento vincente con squadre obiettivamente inferiori alla nostra, dunque il miglioramento c'è, eccome.
Potrei parlare della realizzazione del famigerato "percorso di crescita", ma ve lo risparmio... Dunque togliamoci (lo dico a me stesso in primis), dalla testa più che dalla bocca, il retrogusto dell'insoddisfazione per il gioco espresso, è cosa buona e giusta. In Italia tifosi entusiasti per la qualità di calcio proposto dalle loro squadre non ne esistono. Persino i primi in classifica si lamentano... Contano risultati e identità, tenendo ben a mente le potenzialità della squadra. Il Toro è dove tutti noi ambivamo fosse a questo punto del campionato: i calciatori si impegnano, alcuni rendono meglio altri meno, certo non possiamo dire di avere una rosa da Champions che non rende quanto dovrebbe. Abbiamo ritrovato uno straordinario Gallo, abbiamo un gran portiere ed un gigantesco Nkoulou, giusto essere felici. Aspettiamo Sinisa, ben consci della dura lotta che ci attende, le differenze di classifica possono svanire in un lampo senza consapevolezza. Nell'attesa, mordiamo questi istanti di godimento e sputiamo via il nocciolo avvelenato della lagnanza.
Avvocato penalista, appassionato di calcio (ha partecipato al corso semestrale di perfezionamento in diritto e giustizia sportiva presso Università di Milano), geneticamente granata, abbonato al Toro da circa trent’anni.
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