Dalla risposta di Juric alla domanda "Quella a Milano può essere la partita che svolta la stagione?”, post impresa eroica nella notte di San Siro, abbiamo tutti capito che la scossa granata era durata una partita. Il mister, laconico, ha detto: "La squadra è al massimo delle sue possibilità, non c’è bisogno di nessuna scintilla perché siamo già al massimo psicologicamente e fisicamente”. E ha rincarato la dose, decretando “Penso che il decimo posto sia come uno Scudetto, c’è una differenza con la struttura delle rose, poi a volte capita come a Milano che vai oltre le tue possibilità e si ottengono risultati superiori”. E' chiaro che quando Juric dice in modo così netto che il Torino può ambire al 10º posto, sta sancendo di non avere né la qualità né l'ampiezza di rosa che gli serve per avere ambizioni di classifica maggiori. Ma è altrettanto vero che, in questo modo, si finisce per demotivare la squadra e tutto l'ambiente e, magari, anche per fornire qualche alibi. Comprendiamo il suo ragionamento, ma un conto è farlo a porte chiuse con la dirigenza, un altro in conferenza stampa, tra l'altro alla vigilia di una partita, come quella contro lo Spezia, che a quel punto se la vinci o la perdi non fa una grande differenza. Intendiamoci, chi segue questa rubrica legge ormai da luglio scorso che la squadra è incompleta e necessita rinforzi. Ma lanciare questi segnali demoralizza solo. E gli effetti, purtroppo, si sono visti. Dopo lo straordinario successo a Milano contro i campioni d'Italia, in 10 uomini per 50', con galoppata fantastica e goal al 114'del duo Bayeye-Adopo, ragazzi che provengono dalla Lega Pro, il Toro si è frantumato in casa perdendo amaramente contro uno Spezia sicuramente non trascendentale. E' stato l'ennesimo pessimo passo falso di un Toro ancora una volta spuntato. Non è bastato il 67% di possesso contro una squadra ordinata, fisica e cinica. Qualcuno potrà dire che la sconfitta è arrivata anche a causa di un altro rigore (dubbio) causato da Djidji. Ma ci sono state alcune scelte del mister difficili da comprendere. Incomprensibile, ad esempio, fare uscire al 65', sotto di un gol, l'unico nostro centravanti,Sanabria, per un Karamoh. Difficile capire come mai non si sia puntato su chi aveva entusiasmo ed energia da vendere dopo aver eliminato il Milan dalla Coppa Italia nella notte epica di San Siro. Ci sono seconde linee inadatte, è palese. Ma ragazzi come Adopo e Bayeye domenica andavano buttati nella mischia anche solo per 10'. Anche perché i "titolari" hanno chiuso il primo tempo con un tiro all'attivo contro gli otto dello Spezia. Per questo pensiamo che i limiti della rosa - che abbiamo sempre evidenziato - non siano un alibi per queste ultime prestazioni. Almeno non l'unico. In questo 2023 abbiamo infatti racimolato appena due punti in tre partite - di cui ben due in casa - con Verona, Salernitana e Spezia. Con tutto il rispetto, non proprio tre squadre da Champions. Negli ultimi match, poi, è parso evidente come giocatori come Singo, Vojvoda e Miranchuk siano completamente fuori fase. A questo punto perché non puntare da subito ad esempio su Radonjic? Ora la speranza è che in questo scorcio di mercato si rinforzi finalmente questo gruppo che avrebbe ben altre potenzialità (diversamente non si spiegano alcuni exploit pazzeschi come, ad esempio, le due partite con il Milan) e che il Toro possa tornare a regalarci sprazzi di bel calcio e vittorie. Secondo quanto riportato da Gianluca Di Marzio, ad esempio, Ivan Ilic e Isak Hien del Verona dovrebbero approdare alla corte di Juric. Lo svedese classe 1999 finirebbe la stagione con Zaffaroni per raggiungere poi Torino a fine campionato, mentre il centrocampista serbo classe 2001 sarebbe già pronto per il passaggio in granata. Sul fronte infortuni, da registrare due campanelli d'allarme per Lukic e Schuurs, usciti anzitempo nel match di domenica. Il centrocampista serbo è stato sottoposto ad esami strumentali che hanno evidenziato un trauma elongativo a livello della coscia posteriore destra e ha già iniziato le terapie, mentre il centrale olandese ha effettuato un programma personalizzato, in seguito ad un trauma contusivo al fianco sinistro. Facendo gli scongiuri, dovrebbero farcela per Firenze sabato sera.
La scossa granata
Da Eroi a squadra senza ambizioni. Qual è il vero Toro?
Manager, docente Luiss, esperto di comunicazione e Public Affairs, giornalista pubblicista col cuore granata. Michelangelo Suigo è un autore che per chi è avvezzo al mondo della comunicazione, specialmente se legata all’imprenditoria, non ha bisogno di presentazioni. Chi volesse approfondire il suo sterminato curriculum può farlo sul sito di Inwit, azienda di cui ricopre attualmente il ruolo di EVP External Relations, Communication & Sustainability Director. Ma soprattutto, per quel che attiene a questa rubrica, Michelangelo è un orgoglioso e genuino tifoso granata.
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