Tornare da una trasferta con una sconfitta è sempre deludente, soprattutto quando eri sì consapevole di affrontare una squadra in forma e per di più capolista, ma speravi ardentemente che gli 11 di Juric avrebbero potuto interpretare la partita diversamente, con concentrazione e determinazione. Invece, dopo soli 12 minuti eravamo già sotto di due goal. Presi in modo assurdo: sul primo, un involuto Singo si fa anticipare da Mario Rui di testa (di testa!!! 168 cm contro 190) sulla linea di centrocampo lasciandolo libero di effettuare una scorribanda solitaria sulla fascia destra e di crossare per Anguissa che arriva in terzo tempo e insacca di testa. Sul secondo, di nuovo Anguissa con prateria in solitaria sulla fascia, questa volta sinistra, con tutta la catena (Lazaro e Rodriguez) a zonzo per il campo tranne dove doveva stare e Vanja infilato senza che nessuno riesca nemmeno ad avvicinare lo scatenato camerunense del Napoli.
LA SCOSSA GRANATA
Delusione a Napoli, ma ora Empoli e poi derby
Nemmeno il tempo per capire cosa fosse successo, per la cronaca due tiri e due goal (!), e arriva la doccia fredda del 3-0, ancora su ripartenza. Incredibile. Certo è che una squadra come il Toro non si può permettere di concedere questi regali ad una schiacciasassi del calibro del Napoli, abilissima a sfruttare ogni occasione, con un pressing alto e ripartenze fulminanti. Nonostante questo, si sono viste anche buone cose, tipo Sanabria in palla (un goal e un altro sfiorato di testa di un paio di cm, al 45’, che avrebbe potuto riaprire il match, portandoci al riposo sul 3-2). O Radonjic entrato molto bene (ma soltanto al 68’) e autore di un gran tiro sul quale Meret si è superato.
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E anche un discreto secondo tempo. Diverse, tuttavia, le note dolenti. Troppi fragili sugli esterni (manca moltissimo Vojvoda), le reti subite sono nate da anticipi sbagliati (Singo e Djidji) o da mancate coperture, si sente troppo l’assenza di Ricci e Miranchuck non ha inciso per niente. Ancora una volta, infine, da rivedere i tempi sui cambi. Tardive le sostituzioni, serviva più coraggio. Più in generale, è la rosa ad essere corta, a centrocampo (con l’assenza del centrocampista fisico, ma anche di un cambio all’altezza di match/avversari come questi) e sui quinti. Anche se mi rimane una domanda: lo Schuurs stratosferico visto in alcune partite, perché continua a rimanere in panchina? A Napoli, vero, con il duo sprint Politano e Raspadori, serviva di più Buongiorno (che adoro, sia chiaro). Però è davvero un peccato lasciare in panca l’olandese.
Una nota positiva, però, il sabato a Napoli me l’ha regalata. È stata la prima mia volta allo Stadio Maradona, e per di più con mio figlio, cuore granata. Sempre insieme a seguire il Toro. Di padre in figlio.
Manager, docente Luiss, esperto di comunicazione e Public Affairs, giornalista pubblicista col cuore granata. Michelangelo Suigo è un autore che per chi è avvezzo al mondo della comunicazione, specialmente se legata all’imprenditoria, non ha bisogno di presentazioni. Chi volesse approfondire il suo sterminato curriculum può farlo sul sito di Inwit, azienda di cui ricopre attualmente il ruolo di EVP External Relations, Communication & Sustainability Director. Ma soprattutto, per quel che attiene a questa rubrica, Michelangelo è un orgoglioso e genuino tifoso granata.
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