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Torino-Roma 0-3, Andrea Belotti
Commentare il calcio, e in particolare il Toro, quando non c’è il calcio giocato e quando non ci sono risorse per il mercato è una tra le cose più difficili che ci sia. Ecco perché da qualche giorno sono letteralmente assalito da un sentimento doppio, un misto di frustrazione e speranza. La frustrazione per vedere andare via, uno dopo l’altro, alcuni tra i nostri migliori giocatori, a cominciare dal Gallo Belotti (più avanti ci torno), passando da Pobega, Brekalo, Praet, Pjaca e Mandragora, in attesa dell’uscita (certa) di Bremer. Perdere così tanti (e tali) calciatori sui quali si era costruito l’asse portante di una squadra arrivata decima in Serie A fa male. Molto.
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L’ho già scritto qui: “La fase di ricostruzione è stata onerosa e per certi versi tumultuosa…Ma la politica dei prestiti secchi o dei diritti/obblighi di riscatto, ora fa partire in salita il secondo tempo della ricostruzione”.
Mister Juric, che ha cambiato i programmi sul ritiro, ritardando la partenza per l’Austria di una settimana proprio per aspettare il rientro dei granata in giro per le varie Nazionali e l’auspicabile arrivo di almeno due/tre rinforzi, per ora non commenta la situazione. La speranza è che possano arrivare elementi validi, in grado di sostituire in fretta, e bene, i fuoriusciti. Ma è chiaro che, se non dovessero arrivare almeno due esterni alti e un difensore centrale prima dell’undici luglio (data della partenza), a poco più di trenta giorni dall’inizio del campionato, probabilmente accadrà qualcosa. Non può certo bastare il pur promettente terzino destro a tutta fascia Bayeye, che ha giocato lo scorso anno in Lega Pro nel Catanzaro. Ci auguriamo tutti che possa essere il nuovo D’Ambrosio (che arrivò al Toro dalla Lega Pro - seconda divisione), ma sicuramente dovrà essere adeguatamente testato da Juric in ritiro. Importanti, ovviamente, gli acquisti a titolo definitivo dei due talentuosi Azzurrini, Samuele Ricci e Pietro Pellegri. Ma sono urgenti rinforzi in molti reparti.
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Su Belotti tanta frustrazione e amarezza. Andrea ci ha regalato sogni, gol, speranze e momenti indelebili per il Toro. Era e resterà un vessillo granata. Con sette stagioni, 251 presenze (230 in Serie A), 113 reti totali, 6 stagioni in doppia cifra, il Gallo è stato l’ottavo bomber granata di tutti i tempi (a 9 lunghezze da Ciccio Graziani) e secondo in Serie A (dopo il grande Paolino Pulici - con 100 goal). Campione d’Europa, stabilmente tra gli Azzurri, emblema granata per passione e grinta. Ha fatto sognare bambini e tifosi di ogni età e acceso la Scossa Granata alzando, finalmente, la cresta. La cosa che fa più male è stata la sua impalpabile uscita di scena. Nessuno ha capito davvero se la sua ultima partita sia stata un addio o un arrivederci. Nessuno ha evidenze del perché non sia mai arrivata la risposta a Juric “Dovrebbe darci una risposta dopo la partita contro la Roma. Nelle ultime settimane abbiamo fatto le cose giuste, proponendo anche cose buone. Lui deve decidere. Sarà in questi due giorni, poi il discorso verrà chiuso e non si andrà avanti”. Almeno i tifosi avrebbero meritato un degno saluto, una spiegazione. Nemmeno un post su instagram o un tweet. Niente. Ora la speranza è che, almeno per il suo bene (perché gliene vorremo sempre), trovi spazio in una grande squadra. Ma grande eh.
Manager, docente Luiss, esperto di comunicazione e Public Affairs, giornalista pubblicista col cuore granata. Michelangelo Suigo è un autore che per chi è avvezzo al mondo della comunicazione, specialmente se legata all’imprenditoria, non ha bisogno di presentazioni. Chi volesse approfondire il suo sterminato curriculum può farlo sul sito di Inwit, azienda di cui ricopre attualmente il ruolo di EVP External Relations, Communication & Sustainability Director. Ma soprattutto, per quel che attiene a questa rubrica, Michelangelo è un orgoglioso e genuino tifoso granata.
Disclaimer: gli opinionisti ospitati da Toro News esprimono il loro pensiero indipendentemente dalla linea editoriale seguita dalla Redazione del giornale online, il quale da sempre fa del pluralismo e della libera condivisione delle opinioni un proprio tratto distintivo.
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