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La solidarietà degli insensibili

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
Il Granata della Porta Accanto / Le parole di Buffon? Sempre meglio la sedia di Mondonico

Crudele e meraviglioso, il calcio ci ha offerto un inframezzo di coppe europee ricco di storie esaltanti e tristi, ma anche tristemente esaltanti. La Roma travolge il Barcellona e centra una qualificazione a dir poco insperata, suscitando il plauso, la simpatia e la solidarietà pressoché unanime di tutte le tifoserie italiane. Un evento raro nel nostro Paese, sempre molto campanilista anche di fronte al “nemico” esterno. Eppure la capocciata di Manolas ha saputo accendere una sorta di orgoglio nazionale, facendo ottenere alla Roma un apprezzamento globale da parte di quasi tutti gli sportivi italiani. Ben diverso è stato invece l'atteggiamento di questi stessi sportivi appena ventiquattr'ore dopo nei confronti del dramma sportivo vissuto dalla Juve e dal suo capitano Buffon sul campo del Real. Caroselli, sfottò, giubilo e festeggiamenti vari hanno sottolineato il gol su rigore al 98’ di Ronaldo che sanciva l'eliminazione dei bianconeri dalla Champions. Come spiegare questa reazione così differente di fronte a due situazioni simili nello svolgimento e differenti solo per il risultato finale?

Innanzitutto c'è da premettere che in quanto a patenti riguardo alle beffe nei minuti di recupero, noi tifosi del Toro siamo dei super esperti della materia. Chi, quindi, meglio di noi può capire lo stato d'animo degli juventini in questo momento e parlarne? Nessuno. Eppure ciò non toglie che non vi sia comunque nessuna traccia di compassione o di empatia nei loro confronti. Anzi… Certo la rivalità viscerale e storica è di sicuro un muro invalicabile in questo senso, ma il fatto che la nostra insensibilità al loro dolore trovi mezz'Italia a rispecchiarsi in questa nostra posizione la dice lunga sul clima di mal sopportazione che nell'ultima dozzina di anni si è creato attorno alla Juve. Una volta la prerogativa di “odiare” la squadra degli Agnelli era tipica del tifoso granata, ma negli ultimi decenni si è allargata a macchia d'olio a gran parte delle tifoserie principali della penisola italiana. Il motivo è molto semplice. Quasi tutti vantano crediti in termini di ingiustizie subite nei confronti della Juve e questo spiega l'ondata di insensibilità che si è abbattuta sulla squadra di Allegri in questi giorni.

Ma la causa scatenante della maggior parte degli sfottò sta sicuramente nelle dichiarazioni post partita di Buffon e di Andrea Agnelli. Lamentarsi per un rigore che, a termini di regolamento, si poteva concedere, usando espressioni come “mancanza di sensibilità” o “assenza di coraggio” riferendosi all’operato dell'arbitro è assolutamente inappropriato e neppure giustificabile con l'adrenalina del momento. Per non parlare degli insulti veri e propri indirizzati al direttore di gara (“la pattumiera al posto del cuore”, “è un animale”, “deve stare in tribuna a mangiare le patatine”) dette a freddo nella mixed zone. Dopo che per anni di fronte ad episodi arbitrali favorevoli il disco rotto dei bianconeri è stato “non si parla dell'arbitro” suona strano appellarsi alla sensibilità o al coraggio della giacchetta nera in una situazione come quella di ieri. Non mi pare di ricordare Allegri aver parlato di sensibilità quando vincevano i derby al 93’ così come mi sfugge una qualsiasi concessione al merito degli avversari in vittorie juventine sul filo di lana anche con altre squadre.

Chi semina vento raccoglie tempesta dicevano i nostri nonni. Chi ha dimostrato per tanti anni di voler sempre e solo vincere ad ogni costo non può sperare quando viene colpito da avverso destino che si inneschi una qualsiasi forma di solidarietà da parte di chi a più riprese è stato calpestato al grido di “vincere è l'unica cosa che conta”. Io amo il Toro e sono indifferente alle vicende del 90% delle altre squadre. In questo caso però mi dichiaro solidale con chi è stato insensibile alla beffa della Juve. Potrei cambiare idea in futuro quando sentirò qualcuno di quella campana dimostrarsi sinceramente dispiaciuto per le beffe subita da Turone, da Agroppi, da Muntari, da Ronaldo e via discorrendo. Fino ad allora continuerò a pensare a quanto ridicole siano state le parole di chi trovandosi per una volta dall'altra parte della barricata non ha optato per un dignitoso silenzio ed una profonda riflessione su come ci si senta ad essere defraudati. E la sedia di Mondonico nel cielo di Amsterdam resta ancora, a mio parere, la più bella risposta alle vere ingiustizie che il calcio, crudele e meraviglioso, sa infliggere a chi non ha santi in paradiso.

Da tempo opinionista di Toro News, dò voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.