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columnist
Con il Toro, quest'anno, è un ribaltarsi continuo di emozioni. L'inizio stagione è stato pieno di entusiasmo e di ottimismo per il raggiungimento di traguardi importanti. Poi quel brutto bruttissimo derby, e le partite seguenti, in cui più che giocare a calcio sembrava di leccarsi le ferite. Spinti fino all'orlo del precipizio, dove molti dei tifosi avrebbero voluto veder ribaltare la panchina, il Toro ha affrontato il Cagliari, è andato sotto, e con spirito e grinta l'ha ripresa.
Nelle parole di Iago Falque, tra i due tempi, buona parte della motivazione di questa reazione: la squadra giocava per i tifosi e per il mister. Ora, possiamo stare fermi per giorni a scandagliare ogni errore del mister, ogni errore della società, ogni errore della squadra, quando in realtà sappiamo che colpe ce n'è ovunque. Il punto sta proprio nella coesione che la squadra ha dimostrato intorno a Sinisa, e finché i ragazzi hanno come spinta il mister, non c'è panchina che debba saltare.
Domani all'ora di pranzo andiamo ad incontrare una squadra ostica e decisamente in forma: l'Inter e il suo cecchino sembrano non sbagliarne una, in questi primi mesi di campionato. Noi ci presentiamo con la rosa praticamente al completo, in attesa di avere comunque, a prescindere dal risultato, risposte riguardo a diversi aspetti e alle decisioni che avrà maturato il mister riguardo al modulo e alla formazione con cui si vorrà affrontare questa difficile gara. Il Toro c'è, traballante come un animaletto giovane e spaurito, ma c'è, oltre alla tensione, gli infortuni e al di là di quelle che possono essere anche scelte piuttosto sgradite, quali tenere in panchina un giocatore pagato svariati milioni.
Ora non resta che stare ad osservare, se questo Toro aveva solo bisogno di una rispolveratina e di meno infermeria, oltre a magari un pizzico di buona sorte.
Buonanotte granata...
Laureanda in Scienze della comunicazione ed imprenditrice, un cuore granata da 34 anni. Da tre stagioni a Toro News, condivido la mia insonnia post-partita e i miei sogni, primo tra tutti quello di un calcio fatto solo di emozioni e di un Toro composto da giocatori-bandiere.
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