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GRANATA DALL’EUROPA

La volpe, l’istrice e il Toro

La volpe, l’istrice e il Toro - immagine 1
Rubriche / Torna un nuovo appuntamento con la rubrica “Granata dall’Europa”, a cura di Michele Cercone

La fine del mercato ha consegnato a Ivan Juric molti dei pezzi chiesti dall'allenatore negli scorsi anni per terminare il puzzle della sua squadra ideale. Rinforzato il centrocampo con la quantità di Tameze, è stato puntellato anche l'attacco con un giocatore di fisico e esperienza come Zapata e sulla trequarti è tornato la certezza Vlasic. Restano le incognite sulle fasce basse, che soffrono ancora di un tasso tecnico insufficiente, e sulle mezzali che dovranno convivere con l'inesperienza di Seck e Karamoh e la discontinuità di Radonijc. La differenza con gli scorsi due anni è comunque evidente, e sta tutta nella possibilità di cucire addosso alla squadra moduli diversi. Che Juric sia in grado di farlo è fuori discussione, ma che il mister del Toro intenda farlo davvero è tutto da vedere. Nella sua carriera raramente ha derogato dal suo sistema di gioco abituale, e anche al Toro non si è mai davvero visto un assetto diverso. Se da un lato questo comporta il vantaggio di giocare sempre secondo uno spartito ben digerito dai giocatori, dall'altro il rischio di sclerotizzarsi in un sistema prevedibile e facilmente disinnescabile è altissimo. Le prime gare di campionato hanno lanciato un chiaro allarme in questa direzione. Il gol di Radonjic ha dato una boccata d'ossigeno fondamentale sotto il profilo dei risultati, ma non deve illudere. Le prime tre gare sono state caratterizzate da poco gioco e poche occasioni, con avversari che hanno pressato alto per impedire la costruzione dal basso, e hanno intasato le corsie esterne per impedire la manovra. Il risultato è stato un gioco asfittico che si è costantemente imbottigliato al centro del campo e non ha prodotto veri pericoli per i portieri avversari. E' chiaro che siamo agli inizi, e tre partite non bastano per dare un giudizio conclusivo, ma il trend sembra simile a quanto già visto lo scorso anno, nel quale abbiamo pagato cara la mancanza di sistemi alternativi di gioco (soprattutto in casa contro squadre arroccate in difesa). La crescita del Toro passerà anche dalla capacità del suo allenatore di adattare il modulo agli uomini che ha e di cucire alla squadra vestiti diversi, che possano adattarsi al meglio alle caratteristiche degli avversari. Se c'e' una piccola critica che si può muovere a Juric (il cui lavoro per il resto è di altissima caratura professionale e di grande impegno personale) è proprio questa reticenza a battere cammini meno praticati anche quando la strada già conosciuta sembra poco promettente. A sua discolpa va anche detto che nei primi due anni gli interpreti messi a sua disposizione erano poco adatti a fare esperimenti del genere, e che la qualità e quantità di giocatori mal si prestava ad esplorare altri moduli. L'arrivo di Tameze e Zapata, uniti alla crescita di Vlasic, Sanabria, Ricci e del pacchetto difensivo, offrono adesso nuove opportunità di sviluppo. Juric è un allenatore di grande spessore, e lo ha dimostrato avviando un nuovo corso insieme al suo staff per monitorare qualità e capacità della rosa e per studiare varianti da utilizzare a gara in corso. La speranza è che in alcune partite possa tradurre in campo gli esperimenti che continua a fare al Fila, per sfruttare al meglio le caratteristiche dei giocatori. Nessuno chiede di cambiare radicalmente approccio: Juric è stato scelto per le sue idee e il suo successo è legato al suo marchio di fabbrica basato sul 3-4-2-1 aggressivo e arrembante, ma aggiungere più frecce al proprio arco è segno di intelligenza e di curiosità. Archiloco, primo grande lirico greco, diceva ''la volpe conosce molti trucchi, l'istrice uno solo, ma buono''. La storia del calcio dimostra che per raggiungere i risultati migliori bisogna essere capaci di unire alla testardaggine dell'istrice l'imprevedibilità della volpe.

 

Il Toro, il giornalismo e l'Europa da sempre nel cuore. Degli ultimi due ho fatto la mia professione principale; il primo rimane la mia grande passione. Inviato, corrispondente, poi portavoce e manager della comunicazione per Commissione e Parlamento Ue, mi occupo soprattutto di politica e affari europei. Da sempre appassionato di sport, mi sono concesso anche qualche interessante esperienza professionale nel mondo del calcio da responsabile della comunicazione di Casa Azzurri. Osservo con curiosità il mondo da Bruxelles, con il Toro nel cuore.

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