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L’amara retrocessione del 1989 e l’arrivo di Borsano

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Novità della stagione 1988/ ’89: il campionato passa da 16 a 18 squadre e le retrocessioni non saranno più 3 bensì 4.Il mercato estivo è ancora frutto di contestazioni,...
Beppe Pagliano

Novità della stagione 1988/ ’89: il campionato passa da 16 a 18 squadre e le retrocessioni non saranno più 3 bensì 4. Il mercato estivo è ancora frutto di contestazioni, Crippa, autentica rivelazione della stagione precedente, dopo che De Finis aveva giurato sulla sua incedibilità, viene ceduto al Napoli, scatenando così le ire dei tifosi. Sempre al Napoli viene ceduto Corradini, Berggreen torna in patria al Lingby, Gritti viene rispedito a Brescia, mentre Polster autore di una buona stagione viene frettolosamente ceduto in Spagna al Siviglia. Dal Brasile arriva il talentuoso attaccante Muller, dalla Dinamo Zagabria l’altro attaccante Skoro, sempre dal Brasile viene acquistato il centrocampista Edu, dal Brescia viene prelevato Marchegiani, giovane portiere che dovrà essere il secondo di Lorieri, gli altri movimenti di mercato riguardano i giovani che vanno a farsi le ossa in giro per l’Italia più il ritorno di altri ragazzi come il difensore Brambati, dal Legnano arriva inoltre la giovane scommessa Landonio, la speranza della dirigenza è quella di scoprire un altro talento nelle categorie inferiori così come è successo l’anno precedente con Crippa, la scommessa questa volta sarà decisamente persa. In panchina viene confermato Gigi Radice, mentre lo scudetto viene vinto dalla quasi imbattibile Inter tedesca allenata da Trapattoni. Per il Toro, reduce da un’ottima stagione, il crollo è verticale quanto inaspettato. Il talento di Muller è indiscutibile, ma la professionalità non è all’altezza. Il ventiduenne brasiliano arriva a Torino in compagnia della giovane moglie Jussara, la quale, al Comunale, attira su di se gli occhi maschili della quasi totalità della tribuna. Indimenticabili le disavventure occorse al povero Luis Muller, come quella volta che atteso per una amichevole ad Alpignano si perse nella provincia torinese, facendo preoccupare non poco la dirigenza granata, colpevole di averlo lasciato troppo spesso solo. La squadra fa acqua da tutte le parti, questa volta è la grinta a difettare, le uniche note positive della stagione giungono dai giovani Fuser e Zago autentiche rivelazioni del campionato granata. L’11 dicembre 1988 la sconfitta di Bologna per 2 a 0 è fatale a Gigi Radice che lascia definitivamente la società granata chiudendo una storia iniziata 13 anni prima. Al suo posto viene chiamato Claudio Sala, l’indimenticato Poeta del Gol dello scudetto 1976, la sua  partita d’esordio vede i granata ospitare il Milan di Van Basten, quel giorno Muller offre forse la sua migliore prestazione al Toro, il brasiliano segna due reti ribaltando il vantaggio iniziale dei rossoneri, Van Basten al ’90 riesce comunque a pareggiare, in Maratona torna un po’ di fiducia, la prossima partita sarà il derby in calendario il 31 dicembre 1988. Il giorno di San Silvestro del 1988 Muller non si presenta, è ancora in Brasile a festeggiare le festività natalizie, in porta esordisce il giovane Marchegiani, il Toro in campo fa quello che può, ma alla fine perdiamo il derby per 1 a 0 a causa di una rete dell’ex interista Altobelli. Il 19 febbraio 1989, un’altra batosta colpisce la nostra squadra: siamo a Genova contro la fortissima Samp dell’ex Dossena, sono a casa attaccato alla radiolina, al 15’ Zago segna per noi, riportando un filo di speranza in casa granata, ma solo due minuti dopo il destino tende un agguato al giovane Alvise. In uno scontro fortuito, lo spagnolo Victor e Zago crollano al suolo, il blucerchiato rimane esanime al suolo vittima di un arresto respiratorio con relativo ricovero in ospedale, la paura è tanta, ma dopo sole due settimane lo spagnolo sarà nuovamente al suo posto in campo, per Alvise Zago la diagnosi è terribile: ginocchio distrutto e carriera sostanzialmente terminata in questo maledetto pomeriggio. Il Toro cede di schianto, la Samp vince 5 a 1 e per i granata l’agonia continua. Il 7 marzo Mario Gerbi lascia la presidenza, al suo posto arriva l’ambizioso Borsano, imprenditore rampante con forti legami con il partito socialista e soprattutto con il suo segretario, il noto tifoso granata Bettino Craxi. Il vento non cambia, la squadra non riesce ad uscire dalle sabbie mobili della classifica, il 21 maggio dopo la sconfitta per 4 a 1 a Napoli, Sala viene sostituito in panchina da Sergio Vatta il mago della formazione Primavera. Vatta esordisce a Pisa quando mancano cinque partite al termine del campionato, una rete di Incocciati è fatale ai granata, la classifica a questo punto fa sempre più paura. Sette giorni dopo siamo in 30.000 al Comunale a spingere il Toro contro l’ Ascoli in quella che può essere l’ultima spiaggia. Dopo soli cinque minuti è l’Ascoli a passare in vantaggio con Dell’Oglio, i granata stentano a riprendersi, ma al 41’ Skoro pareggia. Passano solo due minuti ed il Toro ha la ghiotta occasione di passare in vantaggio grazie ad un rigore fischiato dall’arbitro D’Elia, per l’ennesima volta in vita mia il mio cuore si ferma, Muller si avvicina al dischetto, prende la rincorsa, calcia e quello che poteva essere non è stato, il portiere Pazzagli para il tiro del nostro attaccante. La Maratona non si arrende, continuiamo a tifare incessantemente, ma il risultato non cambia, a fine partita in sala stampa i giocatori ascolani si dichiarano sbalorditi dal tifo con cui la curva granata ha incitato i propri giocatori, nel frattempo gli stessi tifosi granata inferociti, sono davanti allo stadio che aspettano l’uscita dei giocatori e solo l’intervento del presidente Borsano, armato di megafono, riesce a riportare la calma.  Mancano solo tre partite e solo tre vittorie potrebbero salvare il Toro. L’11 giugno a Como, i granata riescono ad avere la meglio sui lariani per 3 a 2, mantenendo accesa la fiammella della speranza, indimenticabile il ballo con cui la Maratona itinerante festeggia la vittoria all’interno dello stadio comasco. La penultima di campionato ci mette di fronte l’Inter, autentica schiacciasassi della stagione, i nerazzurri si sono già laureati campioni d’Italia, si spera che possano mollare qualcosa. E’ un Toro pieno di giovani quello che affronta i nerazzurri in quel pomeriggio, in Maratona il caldo è asfissiante, ma sotto un sole cocente, Skoro e Muller ci regalano una vittoria importantissima. Ancora sette giorni e in quel di Lecce ci giocheremo la permanenza in serie A, l’imperativo d’obbligo è crederci! Il 25 giugno 1989, è una data scolpita nella mia mente, si sta per scrivere una delle pagine più dolorose della mia vita di tifoso granata. Solo una vittoria ci consentirebbe di restare nella massima serie, un pareggio premierebbe il Lecce e condannerebbe il Toro. Il sogno si infrange dopo 32 minuti, quando Paolo Benedetti porta in vantaggio i pugliesi, la partita finisce 3 a 1 a favore dei giallorossi ed il Toro per la seconda volta nella sua storia retrocede in serie B, quello che mai avrei creduto avvenisse è avvenuto. Rimango senza parole, in serata alcune centinaia di tifosi vanno ad aspettare la squadra all’aeroporto di Caselle contestando ferocemente tutto e tutti, io vado al lavoro in quanto mi attende il turno di notte. Ci aspetta un anno difficile, dovremo incontrare squadre non blasonate ed affrontare trasferte a cui non siamo abituati come quella di Licata, ma quella che inizierà, sarà la stagione che fungerà da trampolino di lancio verso gli ultimi fasti della Storia Granata.    Beppe Pagliano  

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