Un Torino così sicuro di sé in tutte le fasi di gioco e per tutti i 90 minuti quest’anno, a parer mio, non si era ancora visto. Conto la Roma, la grande consapevolezza di Verdi ha trascinato tutta la squadra a costruire gioco verticalizzando continuamente, gli scarichi all’indietro sono stati effettuati solo quando erano necessari e propedeutici a una rapida imbucata. Le due punte si sono fatte trovare sempre smarcate per ricevere palla, far salire la difesa avversaria e colpirla alle spalle con gli inserimenti a turno di sette giocatori (praticamente tutti tranne i tre centrali di difesa). Come analizzo e descrivo ormai da novembre, giocate di prima, ravvicinate e rasoterra questi sette giocatori del Torino sono in grado tutti di farle e nel primo tempo della sfida contro i giallorossi infatti si sono potute apprezzare numerose azioni concluse con tiri in porta.
L'analisi tattica
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Il Toro comincia a giocare da squadra, con importanti rotazioni di posizione (Lukic-Sanabria, Verdi-Belotti), imbucate, scarichi ravvicinati, uno-due e palla nello spazio (per esempio per Ansaldi che tira da dentro l’area e sulla respinta Lukic tira alto; o al minuto 36.14 con fraseggio tutto di prima), davvero un bel vedere. Molto bene Verdi che si smarca continuamente tra le linee riceve e manda le punte in area o addirittura si butta dentro lui, gli manca ancora più precisione in alcune giocate e soprattutto gli manca un gran gol, se lo merita. Ci ha provato con diversi tiri dal limite molto interessanti. Belotti con sei giocatori intorno che giocano la palla sempre avanti è felicissimo: è tornato il vero Belotti, capace di grandi giocate come il doppio dribbling con tiro fuori di poco nel primo tempo, il tiro dalla cui respinta Zaza ha segnato e l’assist del terzo gol di Rincon. Lukic è un giocatore poco appariscente ma in realtà legge molto bene il gioco, spesso con palla a Izzo si defila lateralmente per consentire l’imbucata a Sanabria e andargli a rimorchio per mettere palla sopra. Più volte i centrocampisti hanno raggiunto una perfetta intesa con le punte nella giocata diretta alta sopra la difesa mal posizionata per il compagno che attacca lo spazio: ci sono stati i suggerimenti di Mandragora per Belotti, Verdi per Sanabria, Ansaldi per Belotti solo in area stop sbagliato, Lukic per Verdi, Vojvoda per Sanabria, sino a Mandragora che manda in porta Belotti, tiro respinto e gol di Zaza.
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Alcune situazioni, va detto, non sono ancora ben assimilate; come ad esempio l’attacco dello spazio convergendo verso il centro da parte di Ansaldi o Vojvoda quando la rispettiva punta è uscita incontro liberando lo spazio alle spalle. Oppure quando Vojvoda è in possesso palla in fascia e Lukic davanti a lui taglia improvvisamente verso l’esterno portando via l’uomo e consentendo una perfetta imbucata di Vojvoda per Sanabria, il quale però spesso non viene incontro ma rimane in area in attesa del solito cross. Invece Sanabria deve partecipare di più alla manovra palla a terra aiutando la squadra a sfondare centralmente. I cross e i corner sono stati numerosi ed effettuati sia da fondo campo in centro area, sia sul primo palo radenti, sia lunghi sul secondo palo e sia dalla trequarti; Ansaldi e Vojvoda ne hanno sbagliati pochi, però è necessario in allenamento un lavoro maniacale in area per attaccare la palla con movimenti ad esca: ad esempio se in area ci sono almeno due giocatori, uno dei due su qualsiasi cross deve tagliare sul primo palo, se la palla arriva l’anticipa in rete, se la palla non arriva il movimento ha portato almeno due avversari sul primo palo liberando completamente il centro area. I cross che si sono conclusi con un tiro sono stati: la gran palla di Verdi sul secondo palo e il tiro al volo di Sanabria fuori; il colpo di testa di Belotti parato; Ansaldi gran palla per Sanabria per il gol del pareggio di testa; colpo di testa di Bremer su corner fuori di poco.
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Molte buone azioni sono ancora vanificate da troppa imprecisione nel dosare la palla dell’ultimo passaggio nello spazio in area per la conclusione a rete. Tuttavia, ottimo è stato il pressing alto per quasi tutta la partita, che ha costretto la Roma a costruire con palle lunghe sempre preda degli anticipi dei difensori del Torino; ma anche nella propria metacampo il Torino restava in attesa per poi sferrare anticipi diretti, uno di questi effettuato da Mandragora ha poi portato Verdi al tiro. L’atteggiamento di squadra che vuole vincere si è visto soprattutto nel lavoro di difensori e centrocampisti che hanno provato sempre ad anticipare l’avversario sia frontalmente, sia di schiena sia rincorrendo l’avversario ed entrando in contrasto laterale, e tutto questo già nel primo tempo con un risultato di svantaggio.
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In fase difensiva, però, malissimo il Torino in tante azioni di contropiede della Roma perché la squadra era troppo sbilanciata in avanti, addirittura in un’azione nel primo tempo in area - e non era un corner - c’era Bremer in avanti e Izzo quasi al limite dell’area; una volta persa palla, Nkoulou era solo contro due, ma ha recuperato Mandragora ribattendo in scivolata il tiro a colpo sicuro di Pedro. Il Torino deve costruire il suo gioco mantenendo più equilibrio, se Mandragora gioca molto avanti nella zona di Verdi e Lukic allora è fondamentale che Izzo o Bremer rimangano a copertura spostando uno dei due davanti alla difesa come schermo e accompagnando l’azione solo per ricevere eventuali scarichi. In tutta la partita sono stati ben quattro i contropiedi pericolosi della Roma e tutti nel primo tempo, se lo svantaggio fosse aumentato probabilmente i granata non avrebbero più recuperato. Sempre per quanto riguarda la fase difensiva da segnalare che Nkoulou ben tre volte non legge palla scoperta, rimane alto e l’avversario gli parte pericolosamente alle spalle. Invece con difesa schierata il Torino non ha mai subito, con i meccanismi tra difesa e centrocampo molto ben assimilati quando si tratta di seguire gli inserimenti dalle retrovie (questo anche grazie a Lukic, molto più diligente di Rincon nel mantenere la posizione affidata).
Allenatore da più di 30 anni con un passato al Torino FC da allenatore in seconda e preparatore atletico e il ricordo indelebile della promozione in A nel giugno 2005 con Zaccarelli e Pigino, alterno tutti i giorni campo, videoanalisi e ancora campo per potenziare le qualità di ogni giocatore e lavorare sulle situazioni non ancora assimilate. Il calcio va studiato con gli strumenti giusti e tutto diventa più chiaro e più semplice.
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