Toro News presenta oggi una nuova rubrica, "L'Analisi Tattica". La firma è quella di Dario Biasiolo, match analyst e allenatore con un passato anche nel Torino. Dopo ogni partita della squadra granata, grazie alla sua competenza di uomo di campo, ci aprirà gli occhi su cosa sta alla base dei risultati maturati.
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Torino-Crotone: l’analisi tattica del match analyst
L’analisi della partita Torino-Crotone dell’8 novembre mette in evidenza una ricerca del gioco con soluzioni diverse e una fase difensiva dove importanti rischi la squadra granata non ha mai corso. Andiamo a vedere nei dettagli le azioni che hanno contraddistinto il gioco del Torino.
Quando un giocatore è in possesso palla in fascia sulla trequarti offensiva e la punta davanti effettua un taglio esterno per ricevere lungo linea, lo spazio lasciato dal taglio che si porta appresso il difensore deve essere occupato dall’altra punta o dall’inserimento di un centrocampista e la palla va quasi sempre giocata sul secondo movimento. Questa situazione si è verificata diverse volte ma non si è mai inserito un giocatore o il taglio era fatto in ritardato o non c’era proprio.
A volte invece si può giocare sul taglio, come nell’azione in cui Vojvoda gioca lungo linea sul taglio di Lukic che fa velo sul suo avversario e si invola in area, poi il passaggio per Belotti in area è leggermente dietro. Altro principio per creare spazi è quando una punta anziché tagliare viene incontro portandosi con sé l’avversario e creando spazio alle spalle dove deve inserirsi l’altra punta o un centrocampista (corto-lungo); questa azione è avvenuta una sola volta e nessuno si è inserito nello spazio libero.
Un altro modo di sfruttare gli spazi liberi sono improvvisi cambi di gioco per sorprendere la difesa avversaria sul lato debole, invece spesso non sono stati effettuati e si è preferito giocare in zona chiusa senza sviluppo di azioni pericolose o perdendo palla. Un’altra situazione che si è verificata è quella in cui Belotti era largo a sinistra, Verdi largo a destra e Lukic dietro le punte, quindi è mancata una punta in posizione centrale che attirasse i centrali di difesa per attaccare lo spazio alle loro spalle.
Ottime le azioni dove dopo l’imbucata avviene uno scarico di prima al rimorchio posizionato a 3-5 mt e una palla dentro per un terzo giocatore che attacca lo spazio: Lyanco trova Belotti che viene incontro con un’imbucata, bene il tempo del rimorchio di Linetty ma poi la giocata su Lukic è intercettata, in un’altra azione Verdi, che riceve direttamente un lancio da Sirigu, scarica di prima su Lukic che di prima manda Belotti, il quale attacca molto bene lo spazio ma anche qui la giocata è intercettata.
Purtroppo è capitato molte volte di riuscire a imbucare, ma il ricevente spalle alla porta non aveva il sostegno, ovvero non c’era un rimorchio vicino in modo da scaricare prima possibile e non perdere palla; a volte è capitato che la punta prendesse palla e accelerasse fortemente verso l’area ma né l’altra punta né un centrocampista accelerassero anch’essi per dargli lo scarico e questi, raddoppiato, perdeva palla.
E’ anche successo che il rimorchio ci fosse ma il giocatore schiena alla porta non scaricava la palla e di conseguenza la perdeva, oppure la scaricava e il rimorchio non mandava l’inserimento, o è successo che nessuno si inserisse nello spazio. Nella maggior parte delle situazioni chi si trova in mezzo al campo schiena alla porta prima di ricevere palla si guarda alle spalle, ma in almeno tre situazioni il giocatore vedeva che non era marcato addosso, riceveva palla e anziché girarsi scaricava nuovamente e la palla tornava indietro anziché guadagnare metri avanti.
Una delle giocate più semplici è quando si punta l’avversario e anziché dribblare si gioca di sponda con il compagno di fianco per poi inserirsi e ricevere nuovamente, il famoso triangolo, sempre più una rarità nel calcio attuale, infatti s’è visto anche in questa partita una sola volta.
Ottimi gli inserimenti arrivando da dietro al portatore di palla o tagliandogli davanti nei pressi dell’area di rigore, questa azione il Torino l’ha realizzata almeno 5 volte creando grande pericolosità nell’area del Crotone. La prima vede Belotti in possesso palla in area, con Verdi che si è inserito arrivando da dietro, e anziché mandarlo in porta ha cercato il tiro venendo però raddoppiato; stessa azione con Lukic che si è inserito ma Belotti sceglie di tirare e l’avversario gli fa muro, in un’altra azione Lukic è entrato in area, ha visto l’inserimento di Belotti alle sue spalle, effettua il passaggio che però risulta lungo, altra azione con passaggio leggermente dietro di Linetty per l’inserimento di Verdi a un passo dalla porta, infine Bonazzoli in area riceve lo scarico da Belotti e tira di prima fuori, c’era Lukic solo che si era inserito alla sua sinistra (l’aveva visto?).
Altre quattro ottime azioni del Torino dove si è verticalizzato, l’imbucata di Bremer per Lukic tagliava fuori ben 7 giocatori avversari, Lukic controllo orientato avanti e altra imbucata per Verdi che di prima mandava Belotti che attaccava lo spazio con la sua velocità, peccato poi che rientrando sul destro si allungava la palla e veniva raddoppiato, stessa imbucata di Rincon per Meitè che si girava e mandava Belotti, velo per Rodriguez e cross, ancora imbucata di Linetty per Verdi che mandava Lukic, infine Bremer imbucava per Verdi che mandava perfettamente nello spazio Belotti. Sempre in fase di costruzione a volta si affrettava la giocata forzando un passaggio a un compagno marcato e la palla veniva intercettata. Inoltre, alcune volte c’è stato un lancio lungo con la difesa avversaria che stava scappando quindi la palla andava persa.
Passiamo ora alle azioni concluse con cross compresi i corner e le punizioni, purtroppo la precisione a volte è venuta a mancare e i cross sono stati intercettati o calciati dalla trequarti bassi o lunghi, nei corner il Torino non ha mai colpito di testa e anche nelle punizioni i cross sono sempre stati anticipati dai difensori del Crotone. Se su una ventina di traversoni il Torino ha colpito una volta di testa significa che è fondamentale lavorare sia sul cross che sul colpo di testa.
In fase difensiva quando l’avversario in possesso palla era nella sua metà campo era quasi sempre in palla scoperta, cioè nessuna punta del Torino lo pressava a 1 mt, questo significava che potevano effettuare un lungo lancio anche di 60 mt, questo accadeva spesso e qualche volta la difesa non è scappata dietro rischiando molto, in più se il lancio era effettuato sull’avversario di Vojvoda o di Rodriguez di testa la prendevano spesso gli avversari, quindi quasi mai un anticipo diretto e i centrocampisti dovevano ogni volta farsi 50-60 mt di corsa per andare ad aiutare la linea difensiva.
In alcune situazioni a centrocampo sulle imbucate avversarie bisognava uscire, marcare addosso e non far girare l’avversario altrimenti punta il difensore o gioca palla avanti, il raddoppio del centrocampista sul difensore in fascia a volte è mancato; la marcatura ferrea dell’avversario tra le linee, a volte è venuta meno, anche nei duelli difensivi alcune volte l’avversario ha superato il difensore.
In conclusione il Torino ha cercato di costruire gioco tutta la partita, i giocatori si sentono protagonisti di ogni azione, tutti partecipano, ma a parer mio è necessaria maggior consapevolezza nel creare spazi per i compagni e negli inserimenti dalle retrovie da parte dei centrocampisti; si vede una bella ricerca del gioco a terra con penetrazioni centrali, ma anche qui i giocatori devono sapere che se non si va a rimorchio l’azione non si sviluppa negli spazi liberi. Più calma e minore frenesia nelle giocate affinché non siano intercettate e una maggiore visione di gioco sia prima di ricevere, sia prima di eseguire una giocata, questi dettagli fanno la differenza. Ultima riflessione: sia Verdi, sia Lukic non saltano di testa, Belotti in area non c’è mai stato e Meitè non si inserisce quindi i cross sono una soluzione poco efficace; anche sui rinvii di Sirigu le poche volte che Belotti riusciva a spizzarla alle spalle mai nessuno attaccava lo spazio.
Allenatore da più di 30 anni con un passato al Torino FC da allenatore in seconda e preparatore atletico e il ricordo indelebile della promozione in A nel giugno 2005 con Zaccarelli e Pigino, alterno tutti i giorni campo, videoanalisi e ancora campo per potenziare le qualità di ogni giocatore e lavorare sulle situazioni non ancora assimilate. Il calcio va studiato con gli strumenti giusti e tutto diventa più chiaro e più semplice.
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