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L’anima straniera del nuovo Toro

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C'è entusiasmo intorno al nuovo Toro che sta lavorando duramente in quel di Bormio, un entusiasmo che non si percepiva nell'ambiente dagli albori dell'era Cairo. Giusto così: fa bene cominciare una stagione con una buona dote di...
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

C'è entusiasmo intorno al nuovo Toro che sta lavorando duramente in quel di Bormio, un entusiasmo che non si percepiva nell'ambiente dagli albori dell'era Cairo. Giusto così: fa bene cominciare una stagione con una buona dote di ottimismo invece che sotto il tiro delle solite cassandre abili e abituate a lanciare ripetitivi strali che rendono impervio ed in salita il cammino della squadra più delle strade montagnose della Valtellina.

Sarà la campagna acquisti/riconferme, sarà la voglia di vedere un Toro finalmente protagonista, sarà l'insolito senso di continuità in chi plasma e dirige la squadra (leggi Petrachi-Ventura), sarà l'incremento di qualità ed il giusto mix di giovani ed esperti che caratterizzano la rosa di quest'anno, fatto sta che il Toro 2013-2014 piace ai tifosi e non poco. Certo i banchi di prova decisamente più probanti devono ancora essere affrontati e un un paio di acquisti fondamentali devono ancora essere fatti (una punta ed un terzino sinistro), ma quello che sorprende gli addetti ai lavori, ma forse anche i tifosi stessi, è una certa apertura di credito, che oserei definire parecchio incondizionata, nei confronti della squadra di quest'anno.

Un elemento interessante che emerge da tutto questo è uno spostamento degli equilibri di spogliatoio, con alcuni giocatori stranieri che stanno acquisendo "peso" nelle dinamiche interne della squadra. Significativo, ad esempio, che la fascia di capitano sia destinata a stringere il possente braccio del polacco Glik, le cui altrettanto possenti spalle sono forse le uniche sufficientemente larghe per sostenere il peso dell'eredità di Rolando Bianchi. In quanto a spirito Toro, Kamillone pare non dover prendere lezioni da nessuno e i "leggendari" due cartellini rossi in altrettanti derby hanno aperto un varco possente nel cuore della tifoseria granata, sempre attenta a certi dettagli di nostalgico tremendismo. Nell'attesa di vedere finalmente Glik arrivare al novantesimo di una stracittadina e al triplice fischio finale, a prescindere dal risultato, non scambiare la maglia con nessun avversario, non si può non sottolineare che anche il taciturno ma determinato Basha sta scalando le gerarchie dello spogliatoio per diventare un uomo fondamentale fuori e, si spera, anche dentro al campo. Sangue balcanico ed educazione svizzera il centrocampista ex Atalanta sta raggiungendo la piena maturazione in maglia granata, acquisendo anche una certa esperienza internazionale grazie alle recenti convocazioni di Gianni De Biasi che lo ha fortemente voluto nel centrocampo della "sua" Albania.

Se negli anni scorsi i giocatori stranieri erano mosche bianche nella rosa del Toro, quest'anno il loro numero è cresciuto notevolmente. Confermato il brasiliano più "europeo" che ci sia, Barreto, a centrocampo è sbarcato il talentuoso marocchino El Kaddouri, il cui passaporto belga la dice lunga sullo stampo mitteleuropeo con cui si è svezzato nel calcio professionistico. Perderemo, provvisoriamente, il senegalese Diop, destinato ad una fulgida crescita con la maglia della Juve Stabia, ma è appena arrivato in difesa un giovane serbo di gran talento e dal fisico imponente: se buon sangue non mente, Maksimovic dovrebbe essere un "duro" dai piedi buoni che potrebbe far innamorare la Maratona, anche se per ora c'è già un titolare uruguaiano in quel ruolo che in quanto a "cattiveria agonistica" e a freddezza da veterano consumato non ha niente da invidiare a nessuno. Sto ovviamente parlando della sorpresa della passata stagione, quel Rodriguez arrivato in sordina e su cui nessuno avrebbe scommesso un euro e che ha finito per essere più utile dell'acciaccato Ogbonna di cui era la riserva designata. Infine sono sicuro che appena avrà imparato la lingua e familiarizzato con la durezza del nostro campionato, lo svedese Farnerud si rivelerà un acquisto importante per qualità e dinamismo: ha tutte le carte in regola per diventare un beniamino della Maratona se riuscirà a tirare fuori sul rettangolo di gioco la propria carica "vichinga" che sono certo ben si sposa con quel tremendismo da sempre amato da noi tifosi.

E' ovvio che lo zoccolo duro italiano della squadra avrà altrettanta importanza: dalla stella Cerci al dubbioso (ex) capitan futuro D'Ambrosio, dai concreti Darmian e Gazzi, ai talentuosi "scugnizzi" Immobile e Bellomo, fino ai veterani Bovo e Moretti, la componente nazionale avrà il delicato ruolo di fare "spogliatoio".

Ma quest'anno l'arma in più del Toro potrebbe essere proprio questa sua nuova anima mitteleuropea. Freddi e duri, capaci di resistere agli assalti e di trovare quella rabbia interiore necessaria a fare proprie le partite: così potrebbero essere i giocatori del Toro di quest'anno. E la prospettiva stuzzica notevolmente la mia fantasia di tifoso granata.

 

Alessandro Costantino

(Foto Dreosti)

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