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L’arrivederci di Radice e la rinascita: quel Toro-Roma del 1980

Beppe Pagliano
Domenica pomeriggio il Toro affronterà in casa la Roma, speriamo davvero che questa partita ci regali la salvezza una volta per tutte. A proposito di incontri con la Roma, vorrei ricordarne uno, sicuramente dimenticato da molti di noi, ma...

Domenica pomeriggio il Toro affronterà in casa la Roma, speriamo davvero che questa partita ci regali la salvezza una volta per tutte. A proposito di incontri con la Roma, vorrei ricordarne uno, sicuramente dimenticato da molti di noi, ma che per certi versi è stata una partita indimenticabile nella storia ultracentenaria della squadra granata.

 

Domenica 10 febbraio 1980, il Toro scende in campo al Comunale contro i giallorossi e sulla panchina granata esordisce Ercole Rabitti. Sette giorni prima infatti la sconfitta di Firenze è stata fatale per Gigi Radice il quale fu esonerato dal Presidente Pianelli.

Andiamo con ordine. Il 3 febbraio i granata escono sconfitti dalla sfida di Firenze contro i viola, la rete è siglata al primo minuto di gara da Pagliari, nella ripresa i granata hanno la ghiotta occasione per pareggiare con Pulici su rigore, ma Pupi, di solito implacabile dal dischetto, calcia troppo angolato e il pallone va a sbattere sul palo.

Il giorno seguente la notizia shock: Radice viene esonerato, ed al suo posto viene chiamato alla guida della squadra l’allenatore della Primavera Rabitti.

Ricordo che per me quell’avvicendamento fu quasi un trauma. Avevo ai tempi 13 anni, di conseguenza vedevo in Radice il condottiero che ci aveva portato a vincere lo scudetto 4 anni prima, tra l’altro ero legato a lui in quanto appena arrivato a guidare la squadra, nel settembre 1975 il Toro venne a Mathi a disputare un’amichevole contro la squadra del mio paese. Ricordo perfettamente che lui e Giorgio Ferrini si intrattennero a dialogare con mio padre, io ero presente aggrappato alla mano del mio genitore e ricordo la carezza che mi regalarono entrambi quando mio padre confessò loro come io, ad ogni sconfitta del Toro, cedetti al pianto. Per fortuna, col tempo mi sono abituato alle sconfitte, altrimenti vivrei in una valle di lacrime.

 

Qualche mese dopo nel maggio 1976 Radice ci regalò il nostro Scudetto, quello che i bambini della mia generazione custodiscono gelosamente nei propri cuori. Ricordo bene che quel pomeriggio di sole. Io e l’allenatore del Toro eravamo accumunati dal fatto di essere gli unici granata contrariati. Il pareggio col Cesena infatti, impedì a Sala e compagni di battere il record delle 15 vittorie su 15 incontri casalinghi.

L’anno successivo la cavalcata trionfale con lo scudetto sul petto fruttò il record di 50 punti, ma qualcuno riuscì in qualche modo a farne 51.

Poi pian piano iniziò il lento ed inesorabile declino, fino a quel pomeriggio di febbraio del 1980, il bambino che ero stava diventando adolescente, e quell’esonero sancì definitivamente la fine del Toro vincente della gestione Pianelli.

Il rendimento della squadra era fallimentare. Dopo 19 giornate, con 18 punti all’attivo era quart’ultima in piena zona retrocessione.

La partita seguente all’esonero dell’allenatore dello scudetto, i tifosi tornarono ad essere fiduciosi. La Maratona in quell’occasione fu tirata a lucido, ricomparirono i tamburi ed il tifo fu come sempre trascinante.

Il Toro targato Rabitti mise subito alle corde la Roma di Liedholm, ed al 18’ fu Graziani a superare il giovane Tancredi. I granata per tutto l’incontro continuarono a mettere alle corde i giallorossi, ma tra pali e parate del portiere avversario il risultato non cambiò, tra l’altro negli ultimi minuti della partita Graziani si fece parare un rigore concesso dall’arbitro Lo Bello.

Quel cambio di panchina fu un toccasana per la squadra che nelle restanti 11 partite rimase imbattuta, ed iniziò un’esaltante rimonta che la portò al quarto posto finale con relativa qualificazione alla coppa Uefa.

 

Per Radice quello non fu un addio. Quattro anni dopo venne richiamato sulla panchina granata da Sergio Rossi ed in quella stagione sfiorò ancora lo scudetto, giungendo secondo alle spalle del sorprendente Verona di Bagnoli. L’addio definitivo alla maglia granata Radice lo diede l’11 dicembre 1988 dopo una sconfitta a Bologna per 2 a 0 a causa di una doppietta di Poli. Quello fu l’anno della prima retrocessione per la nostra generazione, era la stagione dei ritardi e dei capricci di Muller, vera croce e delizia dei tifosi granata.

 

Mi sembrava giusto ricordare l’uomo che riportò il Toro a vincere il tricolore ventisette anni dopo la tragedia di Superga, l’allenatore che più di ogni altro ha saputo far giocare il Toro in modo moderno e per certi versi rivoluzionario, l’allenatore che io personalmente, ho amato di più insieme ad Emiliano Mondonico.

 

Ecco le formazioni di quel Torino - Roma:

Torino: Terraneo, Volpati, Mandorlini, P. Sala, Danova, Masi, C. Sala, (dal 67’ Sclosa), Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici. A disp.: Copparoni, Mariani. All.: Rabitti

Roma: Tancredi, Amenta, De Nadai, Rocca, Turone, Peccenini, B. Conti, Di Bartolomei, Pruzzo, Benetti (dal 74’ Giovannelli), Ancelotti. A disp.: P. Conti, Spinosi. All.: Liedholm.

Arbitro: Lo Bello di Siracusa

Reti: Graziani al 18’.

 

Beppe Pagliano

Twitter @beppepagliano