Il Toro fresco vincitore della coppa Italia durante il mercato del 1993 perde altri pezzi pregiati, Marchegiani viene ceduto alla Lazio, Bruno parte in direzione Firenze, Scifo va in Francia al Monaco, Casagrande torna in patria al Flamengo ed infine Aguilera dopo poche partite, a causa dei suoi problemi con la Guardia di Finanza, rescinde il contratto e fugge in Uruguay.
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L’arrivo di Calleri nel 1994 e l’abbattimento del Filadelfia
Arrivano in granata l'esperto portiere Giovanni Galli dal Napoli, il difensore Gregucci dalla Lazio, il talentuoso, ma ormai a fina carriera Francescoli, il terzino Jarni dal Bari, ritornano inoltre in granata Marco Osio al termine di una la lunga parentesi a Parma e Benny Carbone dopo un lungo peregrinare in prestito nelle categorie inferiori.
In panchina continua a sedere Mondonico, costretto a fare di necessità virtù.
La stagione inizia a Washington dove il Toro disputa la sua unica Supercoppa italiana, l'avversario è il Milan ed il risultato finale è di 1 a 0 a favore dei rossoneri.
Il campionato è dignitoso, i granata terminano all'ottavo posto, da segnalare che dopo quattro giornate il Toro è al comando della classifica con 7 punti, è a tutt'oggi l'ultima volta che la squadra granata è in testa al campionato di serie A.
In Coppa delle Coppe il cammino è onorevole, dopo aver eliminato i norvegesi del Lillestrøm e gli scozzesi dell'Aberdeen, ai quarti di finale i granata si devono arrendere agli Inglesi dell'Arsenal vincitori ad Highbury Park per 1a 0 dopo che al Delle Alpi la partita di andata era terminata sullo 0 a 0. Questa partita passa alla storia per essere l'ultima giocata, fino ad ora, dal Toro nelle coppe europee, ma soprattutto perché si narra che sugli spalti, a Londra, fosse presente in qualità di spettatore nientemeno che Osama Bin Laden!
Il cammino in coppa Italia si ferma in semifinale quando è il sorprendente Ancona (formazione di serie B) ad eliminare i granata con una vittoria interna per 1 a 0 a cui il Toro non saprà rispondere, impattando per 0 a 0 nel ritorno a Torino.
È un Toro a livello societario sull'orlo della bancarotta, è inevitabile l'ennesimo cambio al vertice, al capezzale del Toro agonizzante giunge Gianmarco Calleri imprenditore ligure già presidente della Lazio, è lui a completare l'opera di repulisti iniziata un paio di anni prima.
Calleri non fa mistero fin da subito delle sue intenzioni, è venuto per risanare e non ha intenzione di rimetterai una lira.
Nel corso dell'estate del 1994 vengono ceduti in rapida successione Annoni, Delli Carri, Gregucci, Galli, Jarni, Mussi, Sergio, Sordo, Sottil, Cois, Fortunato, Venturin, Carbone, Francescoli, Poggi e soprattuto il capitano Fusi che è costretto a malincuore ad approdare in casa bianconera, viene inoltre ceduto al Venezia il promettente Christian Vieri in cambio del mediocre Gianluca Petrachi.
In granata giungono comunque buoni giocatori tra i quali i francesi Angloma e Cyprien, l'ormai anziano fuoriclasse ghanese Abedì Pelé, il giovane Pessotto, l'affidabile Maltagliati ed il bomber Rizzitelli.
In panchina viene chiamato Rosario Rampanti, ma dopo sole tre giornate viene sostituito da Nedo Sonetti.
È un Toro questo che non sento mio, sono letteralmente spiazzato da tutto quello che sta succedendo e per la prima volta da quando ho l'età della ragione non sottoscrivo l'abbonamento, sono arrabbiato con tutto e con tutti, il mio Toro non esiste più, questa è l'unica cosa di cui sono certo.
Nonostante tutto però, la squadra disputa un buon campionato terminando all'undicesimo posto, ciliegina sulla torta della stagione sono i due derby vinti, cosa che non accadeva dall'anno dello scudetto 1976.
Il derby di andata è in programma il 6 novembre, ma viene rinviato a causa dell'alluvione che mette in ginocchio l'intero Piemonte, causando vittime e distruzioni.
Si gioca quindi il 25 gennaio 1995, per la prima volta da anni non sono allo stadio per un derby, vado a vedere la partita in un bar delle valli di Lanzo, è un Toro da battaglia quello che affronta la Juve, per ben due volte i granata passano in vantaggio con Rizzitelli, ma vengono immediatamente raggiunti da Vialli, al 39' però Angloma segna ancora per noi ed il primo tempo si chiude sul 3 a 2 in nostro favore.
Il bar che ho scelto è infestato da gobbi, faccio fatica a mantenere la calma ed infatti la rabbia prende il sopravvento al 70' quando l'arbitro Amendolia si inventa di sana pianta un rigore su Vialli, il quale è a sua volta sorpreso dalla decisione arbitrale.
È questa l'unica volta in vita mia che assisto ad una partita del Toro in un locale pubblico, quello che succede da lì in poi ricorda le scene da film western, non potrò mai dimenticare gli occhi impauriti dell'amico che è con me, il quale tenta in tutti i modi di allontanarmi dal bar, mentre brandisco una sedia con cui metto in chiaro alcuni concetti ai tifosi bianconeri.
Il rigore calciato da Ravanelli, nel frattempo, è parato dal nostro portiere Pastine, così la partita finisce sul 3 a 2 per noi, ma tutto ciò lo saprò soltanto in seguito, al ritorno a casa!
Il derby di ritorno lo vinciamo per 2 a 1 , grazie ad una doppietta di Rizzitelli, rimango a casa questa volta, sono un innamorato deluso, il mio disprezzo verso questo presidente mi impedisce di seguire da vicino l'oggetto del mio amore: ancora non lo so, ma questo è solo l' inizio di quello che dovrò assistere negli anni a venire.
Il 18 luglio 1995, in pieno calciomercato, durante una calda mattinata estiva, viene scritta una delle pagine più tristi della Storia granata, paragonabile per certi versi al 4 maggio 1949.
Lo Stadio Filadelfia, la casa del Toro, la culla in cui vengono cresciuti i giovani granata, il luogo di incontro per generazioni di tifosi, ma soprattutto lo stadio che ha visto le gesta del Grande Torino viene abbattuto dalle ruspe, ci fanno credere che da lì a pochi mesi verrà ricostruito più bello ed imponente di prima, sappiamo tutti che per l'ennesima volta siamo stati presi in giro, la mia rabbia di tifoso in quei giorni raggiunge l'apice, sono arrabbiato con il mondo, solo col tempo e la maturazione saprò pian piano riappacificarmi con il Toro e convivere con questa nuova dimensione triste e dimessa.
Beppe Pagliano
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