columnist

Lasciamo in pace il Gallo

Lasciamo in pace il Gallo - immagine 1
Il Granata della Porta Accanto/ Chi dice che in fondo questo apparente ridimensionamento di Belotti non sia un bene per lui e per il Toro?
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

Il Toro non sta andando benissimo e alla vigilia di un ciclo di fuoco in cui incontrerà in sequenza Milan, Atalanta, Lazio e Napoli sono già cominciati i de profundis delle sue ambizioni europee. Di sicuro la classifica non è così rosea: ottavo posto a -8 dalla Samp, sesta, che occupa attualmente l'ultimo posto utile per accedere all’Europa League e che ha pure una partita da recuperare. Il pareggio col Chievo ha portato sul banco degli imputati anche Andrea Belotti, il cui errore dal dischetto nel finale di partita ha fatto perdere due probabili punti preziosi nella rincorsa europea. E così l'umore dei tifosi ha virato sul cupo nei commenti sul capitano granata.

Nel mondo del calcio è facilissimo passare dagli altari alla polvere e il Gallo pare in uno di questi momenti della carriera: da mister 100 milioni oggetto del desiderio di grandi club in estate a principale accusato della falsa partenza granata di questa stagione. Sic transit gloria mundi…

I numeri, vero, danno ragione a questa tesi: lo scorso anno di questi tempi era già in doppia cifra come reti segnate. Però quest'anno ha patito un brutto infortunio che gli ha fatto saltare parecchie gare e dal quale ha provato a riprendersi a ritmo di record. Ed il punto è proprio questo. Il Toro era in difficoltà e il rientro del Gallo nella gara col Cagliari è stato un bel propellente per la squadra. Inoltre gli spareggi azzurri per il mondiale sono stati un ulteriore molla per accelerare al massimo i tempi del ritorno in campo. È chiaro che questa fretta stia facendo pagare a Belotti il fio di una forma non ottimale che ne pregiudica perciò le prestazioni. Belotti non è un fuoriclasse e la componente fisica nel suo modo di giocare pesa tantissimo. Se non è al 100% perde molto del suo potenziale, perché non ha una tecnica sopraffina che lo possa far risaltare anche giocando “con una gamba sola”. Certi gol sbagliati si spiegano proprio così: sono figli di una condizione ancora approssimativa.

Alla luce di tutto ciò, tante critiche che ho sentito verso Belotti sono francamente ingenerose, inversamente proporzionali alla generosità che lui mette in campo. Di sicuro il rapporto con i calci di rigore sta diventando molto complicato: gli errori si stanno accumulando e il dubbio che non abbia la freddezza del rigorista cresce. D'altronde non tutti gli attaccanti sono bravi rigoristi e la storia ci insegna che si possono fare caterve di gol anche senza tirare i rigori.

Ma la questione è ancora un altra. Il Belotti dell'anno scorso ci avrebbe regalato qualche punto in più, verissimo, ma al netto delle pressioni che ha subito quest'estate, dell'iniziale cambio di modulo del Torino, dell'infortunio patito contro il Verona e della tremenda delusione per la mancata partecipazione al suo primo mondiale, non stupisce che il Gallo quest'anno non stia rendendo come ci si aspettava. Ora ci sono due vie per gestire la cosa: supportarlo facendogli sentire l'affetto che la torcida granata sa dare a chi ha sempre dato tutto per la maglia, lasciandolo in pace fino a quando non tornerà sui suoi livelli oppure criticarlo spietatamente perché si credeva chissà chi ed era pronto a lasciarci per una squadra più “prestigiosa”. Francamente opterei per la prima alternativa: la seconda è da gobbi.

E poi chi dice che in fondo questo apparente ridimensionamento di Belotti non sia un bene per lui e per il Toro? Il giocatore potrebbe aver capito di non essere una stella di prima grandezza e, una volta digerita la cosa, potrebbe realizzare che il Toro è la sua dimensione ottimale. Giocare le prossime due stagioni in Europa col granata addosso, diventare punto fermo del nuovo corso della Nazionale per presentarsi all'Europeo del 2020 nel pieno della maturità calcistica pronto ad entrare nella storia azzurra dopo aver scritto quella granata: uno scenario neanche troppo fantascientifico. Il ragazzo è intelligente ed umile: sa che Torino coccola, altre piazze lo potrebbero stritolare a fronte di periodi bui di forma e rendimento. Si può essere grandi giocatori anche senza marcire sulla panchina del Real Madrid o del Chelsea…

Lasciamo in pace Belotti, facciamolo tornare con calma quel trascinatore che è stato l'anno scorso. E magari scopriremo che esistono ancora scelte di cuore, quando il portafoglio è già sufficientemente gonfio.

 

Da tempo opinionista di Toro News, dò voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è f

tutte le notizie di