Iliade, XXII
LASCIARCI LE PENNE
A trent’anni dall’ultimo trionfo in Coppa Italia, un match profondamente granata
Omero
Il duello tra Achille, l'invincibile semidio acheo, ed Ettore, l'umanissimo capo troiano, è un momento di alta poesia, uno dei più emozionanti e crudeli dell'Iliade.
La sfida tra i due è impari: Achille, già di per sé praticamente invulnerabile, guerriero formidabile e per di più aiutato dalla dea Atena, che non esita ad ingannare l'avversario rendendo ancor più sbilanciato lo scontro, sconfigge Ettore che si è battuto per la gloria, con il coraggio di chi sa di essere destinato alla sconfitta.
Per di più l'eroe vincitore, non ancora sazio di vendetta, infierisce orribilmente sulla salma dello sconfitto, non tributando nemmeno l'onore postumo di risparmiarne il cadavere.
Gli scontri impari sono sempre odiosi e l'invincibile dominatore insopportabile.
Quindi che cosa potrebbe esserci di più gradito di un Ettore che, sovvertendo ogni pronostico, sorprende Achille e lo sconfigge, a dispetto dell'invulnerabilità, degli dei contrari, dell'inavvicinabile perizia nel combattimento?
Il Toro, sulla carta più debole del Milan, in 10 uomini per un discutibile cartellino rosso, infarcito di ragazzi di belle speranze a fronteggiare i fuoriclasse rossoneri risparmiati fino ai minuti finali ed entrati in massa per sferrare il colpo di grazia, ricorda il malcapitato troiano tiranneggiato dalla sorte.
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Invece, al termine di 120 tiratissimi minuti di battaglia contro i campioni d'Italia, ecco che l'epica sfida ribalta l'esito scontato e la vittoria arride alla nostra coraggiosa e umanissima squadra.
Ha qualcosa di mitologico la sgroppata liberatoria al termine della quale Bayeye porge un assist al bacio ad Adopo, anche lui trasformato in saetta per giungere puntuale all'appuntamento col pallone, così come la resistenza della nostra difesa, protesa a murare ogni tiro avversario.
Abbiamo assistito a un grande match, uno di quelli che aspettavamo da tempo, a ricordarci che il calcio può anche essere così, spavaldo e irruento.
E che una partita può essere giocata in modo granata: nell'intestardirsi, a dispetto di tutto, verso la vittoria. Ecco, Milan - Torino di mercoledì è stata una partita giocata dai nostri in modo profondamente granata.
Vittoria insperata, ma meritata e indiscutibile, che ci permette di accedere a un tabellone che fa sognare e tornare alla mente altre coppe Italia, di troppo tempo fa.
Trent'anni fa vincemmo per l'ultima volta.
Un'eternità.
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Proprio quest'anno che la cifra si fa tonda ci sarebbe un modo fantastico per celebrare l'anniversario del trionfo.
Meglio non scriverlo, meglio non dirlo.
Eppure, immaginarlo sarebbe così facile: in fondo, non resta che la sfida con la Fiorentina di inizio febbraio, da disputarsi con la discutibilissima gara secca in casa della meglio piazzata l'anno prima.
Poi le semifinali si giocheranno sulle classiche (e più eque) partite di andata e ritorno e la finale sarà in campo teoricamente neutro, sempre che non ci arrivi qualcuna delle romane che, chissà per quale misterioso privilegio, le finali le giocano tutte in casa.
L'inezia di quattro misere partite...
Dopo lo spettacolo di mercoledì, troppo facile sognare un Ettore che si metta a sgominare bande di Achille furiosi.
Torniamo alla nostra solita quotidianità, per il momento.
E stiamo a vedere...
Autore di gialli, con "Cocktail d'anime per l'avvocato Alfieri" ha vinto l'edizione 2020 di GialloFestival. Marco P.L. Bernardi condivide con il protagonista dei suoi romanzi l'antica passione per il Toro e l'amore per la letteratura e la canzone d'autore.
Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.
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