Lo spettacolo a cui stiamo assistendo in questa estate granata divaga dal tema centrale, che in questo periodo dell'anno dovrebbe essere il mercato, e si sta trasformando in tutt'altro, creando un effetto surreale da teatro dell'assurdo.
Lasciarci Le Penne
Aspettando Godot: l’assurda estate granata
Due disperati aspettano lungo una strada di campagna.
Aspettano il misterioso signor Godot che deve arrivare, che dovrà arrivare, che dovrebbe arrivare, ma che non arriva mai.
Loro aspettano; ogni tanto nuovi personaggi, ancor più disperati di loro, attraversano la scena.
Una volta al giorno un messaggero li informa del continuo ritardo del visitatore, che rimanda continuamente l'arrivo al giorno successivo.
E, mentre aspettano, i due disperati parlano lungo tutto l'arco della giornata e parlano di niente, di luoghi comuni.
Poi, ogni sera, prendono invariabilmente la decisione di andarsene.
Ma non si muovono.
Beckett è il maestro del teatro dell'assurdo; ma, in questo assurdo, non vi sembra di riconoscervi, colleghi di sofferenza granata?
In questa attesa inutile ed estenuante, destinata a non vedere mai l'arrivo di Godot, in questo continuo chiacchierare di niente, non vi sembra di udire gli sterili dibattiti che accompagnano i giorni di questo calciomercato, che nemmeno il grande Samuel (Beckett, non il calciatore argentino) avrebbe osato concepire in tali termini?
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Le baruffe da saloon ci salvano dalla noia dello stillicidio dei nomi dei neoeletti e dei papabili che non arriveranno, andandosi ad aggiungere alla lista dei nostri calciatori Godot. Lo straniamento è reso ancor più paradossale dal fatto che la totalità dei nuovi acquisti e la stragrande maggioranza dei nomi che vestono e svestono la nostra camiseta nel giro di poche ore non è mai stata udita prima, almeno da me. Ammetto la mia ignoranza: a stento riesco a seguire il campionato del Toro, fatico a memorizzare i nomi dei comprimari della nostra Serie A, e, ad eccezione dei campionissimi arcinoti, so poco o niente dei giocatori che militano all'estero, nel campionato francese, austriaco, turco, inglese, israeliano, ucraino, uzbeko o venusiano.
Qualche volta ci casco; mi appassiono per un nome nuovo, mi informo, seguo le oscillazioni delle percentuali sulle probabilità che arrivi veramente. Fateci caso: quasi sempre, quando la trattativa viene presentata per la prima volta, la cosa viene data per fatta, i voli prenotati, le visite mediche fissate, i codicilli del contratto perfezionati. Poi, di solito, qualcosa s'inceppa. Sempre lì, sempre a quel punto. Quando la penna per vergare l'agognata firma si materializza tra le mani del pedatore di turno, ecco che tutto si blocca. Dev'essere cambiato qualcosa nel modo di gestire il mercato, o magari, più verosimilmente, nelle modalità di gestione degli strumenti di scrittura da parte dei potenziali nuovi acquisti. Una volta i calciatori firmavano e basta, firmavano anche molte volte (ricordate Safet Sušić?), firmavano nei ritiri delle nazionali durante i mondiali (ricordate Pato Hernandez?), firmavano mentre tutti si aspettavano che a firmare fossero altri (sempre Pato Hernandez, quando l'astuta dirigenza granata lasciava credere che il prescelto albiceleste fosse nientemeno che Osvaldo Ardiles).
Invece, adesso, il momento della firma deve sempre arrivare, dovrà arrivare, dovrebbe arrivare, ma non arriva mai, proprio come Godot. E noi a chiacchierare, a polemizzare, a scannarci tra noi come i polli di Renzo. Qualcuno, di tanto in tanto, arriva davvero, anzi, ne arrivano alcuni; altri arriveranno nei prossimi giorni, magari uno dopo l'altro, rapidamente, a illuderci che, tra quelli, l'uomo dei miracoli sia veramente giunto (dovremmo avere appena acquistato Lazaro: più uomo dei miracoli di lui...). Ma sappiamo già adesso che non cambierà niente, che qualche nome nuovo e sconosciuto non porterà senso a questa attesa. Meglio esserne consapevoli. E continuare a non muoverci.
Autore di gialli, con "Cocktail d'anime per l'avvocato Alfieri" ha vinto l'edizione 2020 di GialloFestival. Marco P.L. Bernardi condivide con il protagonista dei suoi romanzi l'antica passione per il Toro e l'amore per la letteratura e la canzone d'autore.
Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.
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