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E…Pulici!
Emozioni
Lucio Battisti,
1970, Ricordi
Tu chiamale, se vuoi, emozioni, cantava Lucio Battisti e le parole di Mogol si stampavano nella memoria, diventando tormentone prima e modo di dire poi. Una canzone sulle piccole emozioni, quelle che danno senso alla vita, brevi come intuizioni e così intense da rimanere per sempre come cicatrici. C'è stato un momento, anni fa, profondamente granata, un attimo che mi è tornato alla mente in questi giorni nei quali, a Torino, il calcio ha lasciato spazio al tennis e si sono respirate ebbrezze di altri sport e di altri campioni, e trovare lo spunto per un pezzo sul Toro che non trasudasse malinconia o scontento era quasi impossibile. Quel momento di anni fa era emozione pura: durava al massimo tre secondi e ci ha accompagnato fino a quando Paolino Pulici ha vestito la nostra maglia numero undici. Una volta la numerazione era logica e ferrea: dall'uno del portiere al nove del centravanti, ogni ruolo si identificava con il numero che il calciatore portava sulla schiena. L'irruenza dei terzini risiedeva nel due e nel tre, come l'estro si materializzava nel sette e nel dieci. A Torino, finché c'è stato Pupi, l'undici incarnava la furia, la grinta. Lui era il ciclone e l'undici era il ciclone.
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Ebbene, quell'emozione lunga non più di tre secondi si materializzava quando lo speaker, dopo aver elencato con rigore teutonico i nostri giocatori dall'uno al dieci, la voce fredda di una voce robotica che annuncia i treni alla stazione, interrompeva l'elenco inserendovi un "...e..." che fermava il vociare e l'esultanza e costruiva un silenzio di ghiaccio che si poteva tagliare col coltello. C'erano tre fatidici secondi di silenzio totale, poi, rompendo l'aplomb fino allora sfoggiato, l'uomo designato a leggere la formazione urlava: "Pulici!" e lo stadio esplodeva in un urlo fragoroso, da esultanza dopo un goal decisivo, da vittoria che si poteva pregustare, sentire a portata di mano, quasi accarezzare. Valeva la pena esserci solo per vivere quell'istante e non ci parve vero quando quell'incanto si spezzò e il giocatore più granata tra i granata se ne andò altrove, dove non doveva e non poteva stare. Perché Pulici era fatto per stare lì, in cima a tutti gli altri, a chiudere la recita della nostra formazione, dopo quell' "...e..." che promette e poi mantiene, come una rara certezza nel mare delle fregature. Difficile da spiegare, quasi impossibile da rendere sulla carta. Perché, se in quel momento non c'eri, a dirla con Battisti, capire tu non puoi. Tu chiamale, se vuoi, emozioni.
Autore di gialli, con "Cocktail d'anime per l'avvocato Alfieri" ha vinto l'edizione 2020 di GialloFestival. Marco P.L. Bernardi condivide con il protagonista dei suoi romanzi l'antica passione per il Toro e l'amore per la letteratura e la canzone d'autore. Nel marzo del 2023 è uscito il suo nuovo noir a forti tinte granata "Giallo profumo di limoni. L'avvocato Alfieri in un nuovo caso tra Torino e Sanremo" (Fratelli Frilli Editori)
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