Toro News
I migliori video scelti dal nostro canale

lasciarci le penne

Il mio mito è Joe Shlabotnik: elogio degli antieroi

Il mio mito è Joe Shlabotnik: elogio degli antieroi - immagine 1
Nuovo appuntamento con "Lasciarci le penne", la nuova rubrica a cura di Marco Bernardi

Marco P.L. Bernardi

Peanuts

Charles M. Schulz

1950-2000

Il mondo dei Peanuts è quel capolavoro di analisi psicologica a fumetti che per cinquant'anni ha disegnato paure, sogni e ambizioni di tutti noi, attraverso meravigliosi, umanissimi (anche nel caso del bracchetto Snoopy) personaggi.

Charlie Brown, il protagonista, è l'eroe romantico per eccellenza: sognatore, sfortunato e idealista e per questo bersagliato dai cinici, dagli sciocchi e dai cattivi.

Charles M. Schulz ne delinea i molteplici interessi, ai quali si dedica con ostinazione e sempre con il medesimo risultato: il fallimento totale.

Il baseball è probabilmente la sua passione più grande: capitano della più scalcinata squadra che si sia mai vista, spicca, oltre che per l'abnegazione, per essere il più scarso tra tutti e la vittima dei crudeli sfottò dei compagni.

Charlie Brown ha un mito che gli assomiglia, tale Joe Shlabotnik, giocatore di baseball professionista, negato pure lui.

Joe inanella continue figuracce, ma Charlie non demorde, gli è fedele; arriva al punto di andarlo a vedere anche nelle vesti di allenatore, nell'unica partita prima dell'esonero.

Quando finalmente i due si incontrano, Shlabotnik è sul predellino del pullman che lo porterà lontano dal paese in cui gli era capitato di allenare in occasione di quell'unico, disastroso match, e Charlie gli porge la palla che ha recuperato dopo un fuoricampo, perché gliela autografi.

A quel punto Joe fa l'unica cosa sensata in un momento come quello, cioè firma e piange, sbaffando tutto d'inchiostro.

In realtà quel giocatore penoso si dimostra un uomo, che si commuove per la gloria effimera che lo sport gli ha dato e per il gesto affettuoso di un piccolo tifoso che si rifiuta di vederne l'assoluta mediocrità.

Mi meraviglio, invece, ogni volta che uno dei baldi eroi delle nostre domeniche, infischiandosene di tutto e di tutti, dà il benservito a chi lo ha sostenuto, con assoluta indifferenza.

Non mi interessa se abbia ragione oppure no, se ci siano dissensi tra lui e la società (cosa legittima e probabile in una trattativa), ma trovo che la mancanza di rispetto verso i tifosi sia sempre ingiustificabile e intollerabile.

Mi pesa parecchio ammettere che, nel calcio di oggi, riferimenti e bandiere non esistano più, ma ormai è una situazione evidente.

Per fortuna, però, esiste la Maglia, sporcata, avvilita e calpestata, ma simbolo di quella serie di valori, tradizioni e consuetudini che fa sì che io sia del Toro e mai della Juve, dell'Inter o del Paperopoli FC (club per il quale mi sentirei comunque di simpatizzare).

Resta solo la speranza di imbattersi ogni tanto in un Joe Shlabotnik, che si commuove pensando ai ragazzini che gli chiedono l'autografo o indossano la sua maglia o ne imitano le movenze.

Se esistono ancora uomini così, il fatto che siano anche calciatori forti diventa secondario: Charlie Brown il suo idolo se l'è scelto tra gli sconfitti.

Charlie Brown, tra tutti gli eroi dei fumetti, Superman compreso, sempre e comunque il più forte.

tutte le notizie di