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LASCIARCI LE PENNE

La Mole granata come un faro sulla città

Marco P.L. Bernardi
Marco P.L. Bernardi Columnist 
Torna un nuovo episodio di "Lasciarci le penne" la rubrica di Marco Bernardi

Sempre e per sempre

Francesco De Gregori

dall'album Amore nel pomeriggio 2001 – Columbia / Sony Music Entertainment

 

De Gregori ha scritto un brano sulla fedeltà, sulla costanza e perseveranza.

E' facile riconoscersi nelle sue parole: che ci si riferisca a un amore o a una fede, quel Se mi cercherai, sempre e per sempre dalla stessa parte mi troverai diventa pensiero comune.

Nel salire a Superga ci si accorge di come la passione per il Toro sia uno dei fili conduttori della nostra vita.

Un metronomo che scandisce il ritmo dell'esistenza, incredibilmente veloce nel passare: mi sembra ieri che, da bambino, andavo con mio padre nella Maratona del vecchio Comunale e lui mi sembrava un gigante, e ancora ieri che salivamo altri gradoni nello stesso stadio, rinnovato dopo le Olimpiadi del 2006, ed il gigante ero diventato io.

In mezzo a quei due momenti, un'infinità di ricordi e la costante dell'incontro con il nostro Toro.

Pioggia e sole cambiano la faccia alle persone, canta il cantautore romano. Com'è vero: basta guardarsi allo specchio e vedere le rughe e i capelli ingrigiti per scorgere il lavoro fatto da tutta quella pioggia e tutto quel sole.

Eppure certe cose non cambiano: la sciarpa granata che ho messo al collo per salire alla Basilica è la stessa che indossavo il 27 marzo 1983 in Maratona, solo stinta e sfilacciata, proprio come me.

Quel giorno schiantammo la Juve e io mi sentivo il cuore esplodere. Avevo tredici anni e sopravvissi all'emozione. Sono trascorsi più di quarant'anni, ma quella partita ce l'ho negli occhi e nel cuore, come se si fosse appena giocata.

Sempre e per sempre dalla stessa parte mi troverai, perché se sei del Toro, lo sei e basta.

Cambiare opinione non è difficile, cambiare partito è molto facile: Vasco Rossi in Cambia-menti mette in chiaro quanto poco contino le prese di posizione di facciata, buone per tutte le stagioni e intercambiabili come gli abiti.

L'essere e l'appartenere sono qualcosa di più profondo, che sta sotto i vestiti, che si insinua nella pelle e tinge per sempre di un solo colore.

Il nostro è quello che ieri sera ha assunto la Mole dopo il tramonto.

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L'abbiamo guardata tutti, anche il mio papà, dal suo punto di vista privilegiato nel cielo con vista su Torino.

E' sembrata un faro, la Mole, e siamo stati tutti uniti ed uguali in quel momento, un po' stupiti e un po' commossi.

Ho visto gente andare, perdersi e tornare e perdersi ancora: De Gregori racconta della mutevolezza nella quale ci capita di dibatterci mille volte, lungo i giorni.

Per fortuna ci sono attimi nei quali ci si può ritrovare.

Una delle rare certezze, fra tante emozioni destinate ad esaurirsi come onde sulla spiaggia, è quella che ci riunisce, ogni 4 maggio, per la celebrazione di un'essenza che, nel ricordo doloroso, travalica le banali vicende del calcio giocato e diventa un modo di essere.

E' un modo alternativo di intendere la vita che ci fa dire, anno dopo anno, se mi cercherai, sempre e per sempre dalla stessa parte mi troverai.