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LASCIARCI LE PENNE

Libertà è cuore

Libertà è cuore - immagine 1
Torna la rubrica "Lasciarci le Penne" curata da Marco Bernardi con un interessante parallelismo tra Buongiorno e Capitan Harlock.

Capitan Harlock

La banda dei bucanieri

(1979), Cetra

Alessandro Buongiorno ha firmato per i nostri colori fino al 2028. Lui, cresciuto nel nostro vivaio ed ora legato al Toro per cinque anni, ha tutte le caratteristiche per diventare una bandiera, quella che ci manca da tanto, troppo tempo. Spesso, quando un giovane calciatore indossa la fascia da Capitano della sua squadra, quella nella quale ha tirato i primi calci, è cresciuto e si è affermato, viene chiamato Capitan Futuro. Il soprannome che toccò a De Rossi, destinato ad ereditare il titolo da Totti, da allora, di tanto in tanto, viene tirato fuori per identificare un nuovo talento dalle solide radici e dal radioso futuro.

Ed effettivamente suona bene, in quanto sintetizza in due parole il grado, la gioventù e la prospettiva. Ma c'è un piccolo problema: per noi che quarantatré anni fa impazzivamo per i cartoni animati giapponesi e che ci ricordiamo a memoria i protagonisti di quelle saghe, Capitan Futuro non è soltanto un soprannome che funziona, ma è anche, e soprattutto, un personaggio.L'eroe di una serie che la tv ci propinò nel 1980 e che molti di noi non riuscirono ad apprezzare fino in fondo: un tipo troppo tranquillo e per bene, sempre ben pettinato, con un accenno di riga da una parte. Per di più accompagnato da un robot antropomorfo dall'aspetto altrettanto tranquillo e per bene, che dava misteriosamente l'idea di essere anche lui ben pettinato, nonostante fosse privo di capelli metallici.

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Ci voleva ben altro per far battere il cuore dei piccoli teledipendenti che, l'anno prima, erano impazziti per un eroe dark, rivoluzionario ed anarchico, guercio, sfregiato e con i capelli lunghi,  perennemente spettinati. Era anche lui un Capitano, ma di tutt'altra pasta. Si chiamava Harlock ed era, sì, buono, ma anche cattivo il giusto, e poi solitario, malinconico e severo. Questa strana mescolanza ci intrigava. E ci intrigava un sacco la sigla, l'ennesimo motivetto di successo, su testo di Luigi Albertelli, sfornato dal geniaccio prolifico di Vince Tempera, tastierista storico di Guccini, che in quegli anni dominava le hit parade, musicando l'invasione dei robot nipponici (scrisse anche la sigla di Capitan Futuro, ma non ha lasciato nessuna traccia nella mia memoria: probabilmente la ascoltavo con un interesse direttamente proporzionale alla simpatia per il pettinato di cui raccontava).

Capitan Harlock, invece, un pirata tutto nero che per casa ha solo il ciel, quello che ha cambiato in astronave il suo velier, non poteva non coinvolgerci subito: prima ancora di seguire la prima puntata, già dalle prime note e da quelle frasi della sigla, eri già un devoto fan dell'eroe, il più celebre tra quelli creati dalla fantasia di Leiji Matsumoto, maestro di manga e anime, scomparso nel febbraio di quest'anno. Buongiorno deve ispirarsi a Capitan Harlock: anzi, dev'essere il nostro Capitan Harlock, piratesco e indomabile. Una bandiera che vuol dire libertà, vola all’arrembaggio, però un cuore grande ha. Libertà e cuore, connubio che sintetizza al meglio la nostra essenza, il nostro tremendismo (per dirla con Arpino).

Forza Alessandro: incarna questi valori! E trascinaci verso nuovi successi, dopo quelli remoti che tu non puoi ricordare, perché sono molto più vecchi di te. Nessuno, quanto uno che ha fatto tutta la trafila nella nostra squadra e che a ventiquattro anni è già Capitano e veste l'azzurro della Nazionale, può sapere meglio come si fa.

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