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LASCIARCI LE PENNE

Tra Europei, retorica pallonara e nuovi entusiasmi

Tra Europei, retorica pallonara e nuovi entusiasmi - immagine 1
Torna un nuovo episodio di "Lasciarci le penne" la rubrica di Marco Bernardi
Marco P.L. Bernardi
Marco P.L. Bernardi Columnist 

Gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio.

Chissà se Winston Churchill ha veramente pronunciato la frase di cui sopra. La citazione, a prescindere da colui che ideò questa cinica sentenza, viene recuperata ogniqualvolta gli Azzurri si trovano ad affrontare la nazionale inglese e diventa obbligata quando i Three Lions se ne tornano con le pive nel sacco: a quel punto, rinfacciarla è un tradizionale piacere. Per il momento agli Europei di Germania sfide con gli Inglesi non sono in vista, ma l'aforisma attribuito al Vecchio Leone si presta a commentare l'ondata di esaltazione patriottica che sembra aver travolto i media nostrani dopo il goal di Zaccagni nel recupero della decisiva partita contro la Croazia di lunedì scorso: ormai da giorni quella rete ci viene riproposta in tutte le salse e da tutte le angolazioni, affiancata ad analoghe decisive prodezze del passato, incensata dai cronisti che la descrivono con la stessa commozione retorica tipica della narrazione bellica.

E' proprio vero: talvolta gli Italiani vincono le partite di calcio come se fossero guerre, nel senso che tendono a trasformarle in autentici atti eroici a salvamento della patria, in imprese epiche degne dell'Iliade e, alla lunga, a renderle stucchevoli come certi quadri di battaglia pieni di impeto e figuranti, destinati ad ingrigire sulle pareti dei musei.

Personalmente, almeno per ora, non riesco ad appassionarmi nemmeno un po' agli Europei e, a dirla tutta, faccio una fatica enorme a seguirli, anche se mi toccano come i compiti delle vacanze, esercizi obbligatori per rimanere sul pezzo.

L'apatia calcistica che mi ha travolto dovrebbe essere un'eventualità remota per uno che tende ad andare in fibrillazione perfino per le partite dei gironi della Coppa d'Africa o per i primi turni della Coppa Italia: eppure è drammaticamente reale.

Forse con il passare dei turni la competizione si farà serrata e il piacere di seguire le partite ritornerà.

Per quel che riguarda gli Azzurri, invece, quello che mi manca è la presenza in campo dei giocatori granata, quel pepe campanilistico che spinge a tifare veramente, che travalica la simpatia di facciata dovuta alla propria squadra nazionale. Vedere i nostri due alfieri fare flanella per tutto il girone in panchina, a guardar giocare (maluccio) gli altri, è stato un triste spettacolo: ci si è chiesti che cosa dovesse mai accadere perché venissero azzardati in campo. Speriamo che ci sia un'occasione anche per loro prima che, nel bene o nel male, l'avventura tedesca giunga al termine, a cominciare da Italia–Svizzera. Auguriamoci che il granata in campo non sia solo Rodriguez, perché escludere Buongiorno, dopo la squalifica di Calafiori, sarebbe mortificante. Presto sapremo. Nel frattempo, per chiudere con una nota positiva, diamo un caloroso benvenuto a Paolo Vanoli. Auguri, Mister: ci riporti più in alto del nostro solito, in quei luoghi in cui un tempo eravamo di casa. Vedrà, non ci va poi molto a restituirci l'antico entusiasmo.

Autore di gialli, con "Cocktail d'anime per l'avvocato Alfieri" ha vinto l'edizione 2020 di GialloFestival. Marco P.L. Bernardi condivide con il protagonista dei suoi romanzi l'antica passione per il Toro e l'amore per la letteratura e la canzone d'autore.

Disclaimer: gli opinionisti ospitati da Toro News esprimono il loro pensiero indipendentemente dalla linea editoriale seguita dalla Redazione del giornale online, il quale da sempre fa del pluralismo e della libera condivisione delle opinioni un proprio tratto distintivo

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