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LONDON - JULY 02: (L to R) David Gilmour, Roger Waters, Nick Mason and Rick Wright from the band Pink Floyd on stage at "Live 8 London" in Hyde Park on July 2, 2005 in London, England. The free concert is one of ten simultaneous international gigs including Philadelphia, Berlin, Rome, Paris, Barrie, Tokyo, Cornwall, Moscow and Johannesburg. The concerts precede the G8 summit (July 6-8) to raising awareness for MAKEpovertyHISTORY. (Photo by MJ Kim/Getty Images)
Hey Hey Rise up
Pink Floyd e Andriy Khlyvnyuk
Parlophone 2022
Tenere una rubrica settimanale in questo agosto granata, che presenta ancor meno certezze degli schieramenti dei partiti per le elezioni di settembre, è una missione al limite dell'impossibile.
Provi ad abbozzare il pezzo basandosti su elementi che sembrano acquisiti, lo rifinisci quando sono praticamente certi e passati in giudicato e poi ti svegli il giorno dopo con il tuo articolo fatto e finito e una situazione completamente diversa, figlia di ripensamenti dell'ultimo minuto.
Ciò che state per leggere rappresenta un mio personale auspicio, ma è attendibile quanto un romanzo ucronico alla Philip K. Dick (se si fosse verificato questo fatto, allora sarebbe cambiata la Storia...): non vogliatemene e provate a sognare con me un Toro nel quale le cose vanno proprio come dovrebbero andare (più fantascienza di così...).
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Il 6 luglio del 1988 allo Stadio Comunale di Torino si materializzarono i Pink Floyd.
Il tour si chiamava "A Momentary lapse of reason" ed era la prima occasione per vederli dal vivo dal 1981, quando si era conclusa la precedente tournée The Wall. Per molti di noi era la prima volta e, anche se loro stavano percorrendo la fase discendente della parabola, bastava il solo nome per emozionarci.
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Quando l'assolo di chitarra di Shine on You Crazy Diamond, uno dei loro brani leggendari, squarciò il brontolare sommesso dello stadio stracolmo, il tempo parve fermarsi. Si poteva sentire il Comunale trattenere il respiro come un unico, immenso organismo vivente.
Il ricordo di quel momento basta a giustificare la sorpresa che mi ha preso quando, nell'aprile scorso, ho saputo che la band aveva fatto uscire un nuovo singolo, a distanza di otto anni dal precedente, e che quel singolo, Hey Hey Rise up, era stato composto in fretta, sull'emozione del conflitto in Ucraina e per raccogliere fondi da destinare alla nazione invasa, montando, su una base musicale che trasuda Pink Floyd, un canto tradizionale ucraino interpretato da Andriy Khlyvnyuk, voce del gruppo locale BoomBox, che, mentre cantava, già indossava la divisa delle forze armate del suo paese.
Il risultato è pura emozione, il canto in lingua ucraina è voce di libertà ed orgoglio e si fonde naturalmente alle sonorità inconfondibili del gruppo inglese.
E diventa messaggio di pace che dimostra come la musica sia in grado di legare uomini di paesi lontani, trasformandoli nelle note di un unico coro.
Anche lo sport ha il potere di abbattere le frontiere.
E il Toro può lanciare un grido di pace in questi giorni tanto pieni di guerra.
Siamo sul punto di acquistare (se mai l'Atalanta deciderà di scongelare l'operazione...) Aleksej Mirančuk, trequartista russo, e da mesi stiamo seguendo Artem Dovbyk, centravanti ucraino.
Potremmo annullare le divisioni geografiche, che non sono altro che fallaci costruzioni umane basate su interessi e compromessi, e trasformare in granata due uomini di paesi ostili per la volontà di politici e generali, ma affratellati da storia e tradizioni.
A volte anche i piccolissimi segnali fanno rumore, e far vedere al mondo che due calciatori di nazioni in guerra tra loro possono indossare la stessa maglia, battersi per una causa nobile e futile come un incontro sportivo, fraseggiare e costruire insieme azioni da goal, può valere più di mille discorsi trasudanti retorica.
Invito chi di dovere, in seno al Torino, a pensarci e, se possibile, a non perdere questa occasione: acquistare Dovbyk e affiancarlo a Mirančuk sarebbe un gesto dalla forte valenza simbolica.
E la pace ha bisogno di simboli, soprattutto quando il dialogo è soffocato dal rumore delle bombe: uno di quei simboli potrebbe essere proprio il Toro.
Autore di gialli, con "Cocktail d'anime per l'avvocato Alfieri" ha vinto l'edizione 2020 di GialloFestival. Marco P.L. Bernardi condivide con il protagonista dei suoi romanzi l'antica passione per il Toro e l'amore per la letteratura e la canzone d'autore.
Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.
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