Un riflesso granata sulle acque argentine del River Plate

Argentina,

Francesco Guccini,

Album Guccini (1983) EMI Italiana

Io ci ho già vissuto in Argentina, canta Guccini, e racconta del suo viaggio nel paese sudamericano e della sensazione di averci già vissuto, che lo prende non appena atterrato. L'Argentina è un paese del cuore: anche se non ci abbiamo mai messo piede, anche se non ne conosciamo i paesaggi e le atmosfere, almeno una volta nella vita ci ha preso, prepotente, la voglia di andarci, voglia che spesso coincide con la memoria. Memoria di avi lontani che vi cercarono fortuna, di ritmi avvolgenti di tango notturno, di spazi interminati che sanno di libertà, quella che i panorami contenuti della vecchia Europa sembrano limitare. L'Argentina, per noi del Toro, richiama anche il River Plate, e più precisamente l'incontro della squadra di Buenos Aires contro il Torino-Simbolo: gli argentini affrontarono il volo transcontinentale pur di onorare i caduti della nostra Squadra. Un gesto eclatante, clamoroso, perché un viaggio del genere in quegli anni era un'avventura, un'autentica impresa. Eppure non ci pensarono un attimo, los Millonarios, e giunsero a Torino per tributare il loro omaggio ai più grandi di tutti.

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Così, il 26 maggio 1949, quegli uomini arrivati da lontano si sono consegnati alla memoria, anche alla nostra di discesi non ancora nati, che ricordano quel segno di amicizia come se quel giorno ci fossero stati anche loro, e che magari conservano il vecchio distintivo ormai ossidato realizzato per l'occasione, il toro rampante e lo scudetto su sfondo granata con la scritta dorata Torino Simbolo su fondo bianco, e ogni tanto lo tirano fuori dal cassetto per essere sicuri che quella partita sia stata giocata effettivamente. In campo c'era anche il centrattacco (come si diceva all'epoca) Alfredo Di Stefano, destinato ad entrare nell'Olimpo e a regalare al Real Madrid cinque Coppe dei Campioni e una Coppa Intercontinentale: il 3 maggio dello stesso anno, proprio alla vigilia della tragedia di Superga, "Stampa Sera" aveva annunciato che il Toro gli aveva offerto un contratto. Chissà quanti ulteriori anni di trionfi ci avrebbero atteso, con l'innesto di quel giovane portento negli ingranaggi già rodati della Squadra, se solo il Fato crudele non si fosse messo di mezzo...

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Dopo la partita in casa nostra, il Torino-Simbolo ricambiò la visita. Si recò nel giugno del 1951 a giocare una rivincita che trasudava riconoscenza, incontrando i nostri emigranti che nel Toro vedevano l'Italia: stesero allo stadio uno striscione che recitava Mazzola presente, per ricordare il calciatore fenomenale diventato leggenda. Una storia di calcio da non dimenticare, che deve continuare a vivere nella simbologia della nostra squadra: per chi scrive, la nostra maglia da trasferta è, sempre e comunque, quella bianca con la banda trasversale granata, a ricordare la camiseta con la banda rossa degli argentini.

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Un modo per suggellare in perpetuo il legame con chi sfidò un viaggio interminabile e sorvolò l'Atlantico per esserci.

L'Argentina, l'Argentina, che tensione!

Quella Croce del Sud nel cielo terso

La capovolta ambiguità d'Orione

e l'orizzonte sembra perverso

Versi memorabili del Maestrone di Pavana che canta, da poeta par suo, lo sbigottimento davanti alle nuove stelle: cambia perfino il cielo tra Torino e Buenos Aires, ma l'Eterna Amistad non conosce confini.

Autore di gialli, con "Cocktail d'anime per l'avvocato Alfieri" ha vinto l'edizione 2020 di GialloFestival. Marco P.L. Bernardi condivide con il protagonista dei suoi romanzi l'antica passione per il Toro e l'amore per la letteratura e la canzone d'autore.

Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.