Alla vigilia di Milan-Torino tutto l’ambiente granata avrebbe firmato per un pareggio. Questo è arrivato ma è ovvio che, per come è andata la partita, lasci più amarezza che soddisfazione. Al tempo stesso, però, la prima di campionato ci ha detto che Paolo Vanoli è a buon punto, forse più avanti di quello che ci si poteva aspettare, nel far assimilare alla sua squadra i suoi nuovi concetti tecnico-tattici. Il nuovo mister è chiamato a confezionare un Toro che sappia divertire più di quello di Juric, senza ovviamente trascurare l’equilibrio. Ebbene, a San Siro si è vista una squadra che, dopo un avvio stentato, ha preso metri di campo e fiducia, proponendo azioni interessanti con personalità e idee di gioco.
l'editoriale
Basta mentalità da perdenti
La rimonta subita nei minuti finali è stata una delusione soprattutto perché non c’erano state le avvisaglie. C’è stato invece un repentino calo, probabilmente dettato anche dai cambi dei quinti e dalla coperta corta, vuoi perché il mercato deve ancora completare la squadra, vuoi per alcuni infortuni importanti. Ma non è solo questo il problema, perché troppe volte negli ultimi anni abbiamo visto un Toro con la mentalità sbagliata. Un Toro che troppe volte subisce nei minuti finali, che si scioglie nei momenti decisivi, che non interpreta nel modo giusto le partite chiave, che siano un derby, un quarto di Coppa Italia contro un’abbordabile Fiorentina o un match decisivo per l’Europa contro un’Atalanta già soddisfatta. Se riuscirà a scacciare la mentalità perdente e con poca ambizione che avviluppa squadra e ambiente da troppo tempo, allora Vanoli potrà dire di aver fatto un capolavoro.
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