Chi vuole bene al Torino deve andare al di là dell'ennesimo torto arbitrale subito in un derby, che pure ha sicuramente inciso nell'economia della partita. E' necessario analizzare a 360° lo stato di salute della squadra. Troppo grave è stata l'imbarazzante figura fatta a Roma contro la Lazio, che non è stata un singolo episodio ma è stata l'apice di un periodo ultra-negativo; troppo complicata si è fatta la situazione in classifica, con il Torino che clamorosamente si ritrova a doversi guardare le spalle dopo undici giornate di campionato. Occorre dunque concentrarsi su quel che ha detto il campo per comprendere quali siano le prospettive di questa squadra con questo allenatore.
columnist
Bravi ma non basta
Dal punto di vista della mentalità, la risposta della squadra c'è stata. Dalla parte degli uomini di Mazzarri depone una serie di cose. L'approccio iniziale è stato buono, cosa non scontata viste le partite precedenti. Il gol subito non ha affossato la squadra ma ha destato una reazione non certo travolgente ma comunque apprezzabile di un Torino che ha lottato fino alla fine senza complessi di inferiorità. Inoltre, il Toro è tornato a creare qualche occasione da gol (e il fatto che lo si sottolinei fa capire da che periodo vengono i granata): il destro sparato alto da Meité, la conclusione di Ansaldi dopo il gol di De Ligt, un tiro-cross di Verdi pericoloso, il gol annullato a Bremer nel finale. Non molto, ma più di quel che si era visto in altri derby, compresi quelli giocati con Mazzarri in panchina. E poi le prove dei singoli: Belotti e Sirigu hanno archiviato la serataccia romana tornando quelli di sempre, Lyanco si è confermato in grande crescita, Izzo si sta ritrovando, Aina e Bremer hanno battuto un colpo.
Non si possono comunque nascondere i difetti emersi. La tenuta difensiva ha lasciato ancora a desiderare: è naturale concedere qualcosa alla Juventus, ma la verità è che se il risultato è rimasto in equilibrio sino alla fine gran parte del merito è di Sirigu. Per quanto riguarda il piano del gioco, la squadra ha confermato la sensazione di avere le idee poco chiare. Zero efficacia sulle palle inattive, che dovrebbero essere un punto forte: tanti angoli, nessuna vera minaccia per la porta bianconera. E poi Verdi e Zaza continuano a non convincere. Il consuntivo finale parla di una squadra che ha fornito una prova collettiva tra il sufficiente e il positivo, ritrovandosi almeno sul piano dell'atteggiamento. Ma questo non basta ancora: nè per fare punti contro la Juventus, nè in generale per riacquistare credibilità. La controprova si avrà tra una settimana a Brescia, gara crocevia del campionato che dirà se il Torino con Mazzarri può davvero rialzarsi o meno.
© RIPRODUZIONE RISERVATA