“No grazie, non me la sento. Voglio restare a giocare sotto casa con i miei amici”. Così aveva risposto il piccolo Alessandro Buongiorno quando, a sei anni, Silvano Benedetti gli propose di entrare nel vivaio del Torino dopo averlo visto giocare nei Pulcini del Barracuda. Al piccolo Ale quel salto che gli veniva prospettato metteva timore, invece di esaltarlo. La famiglia lo lasciò scegliere, Benedetti lo convinse a passare un periodo di prova col Torino. Una delle prime esperienze del piccolo Ale fu essere a bordo campo alla festa del centenario nel 2006, un pomeriggio che fece gli venire voglia di provarci.
l'editoriale
Buongiorno, la fiamma non si è spenta
Passano gli anni, nel 2018 si gioca Torino-Crotone e Walter Mazzarri si gira verso la panchina dicendo a Buongiorno, uno dei giocatori più brillanti della Primavera, di scaldarsi ed entrare. Alessandro aspettava quel momento da tempo, ma al primo duello aereo cade male infortunandosi al gomito. Operazione chirurgica e niente finale di Coppa Italia Primavera.
Nel 2020 Buongiorno torna da un prestito e inizia la preparazione estiva con la prima squadra. Il gruppo è fin troppo nutrito e si allena a parte insieme ai ragazzi che sembrano essere solo di passaggio. Poi è Marco Giampaolo a dargli una chance, a dirgli di venire a lavorare con il resto del gruppo. Qui Alessandro si dice che è la sua opportunità vera per affermarsi al Filadelfia, che tanto vale provarci fino in fondo.
Il 3 maggio 2023 Buongiorno è ormai da tempo un perno della formazione titolare di Ivan Juric. Ha un bel contratto, è entrato nel giro della nazionale, si è pure laureato. Gli manca una cosa che aspetta da tanto tempo, il gol. Lo trova alla vigilia di un giorno speciale, il 4 maggio, quando salirà a Superga per leggere con i gradi del capitano i nomi del Grande Torino. C’è chi parla di destino e chi di semplici coincidenze. Ma la storia di Alessandro Buongiorno probabilmente è una delle cose più da Toro che si siano viste di recente.
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