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TURIN, ITALY - OCTOBER 25: Alieu Eybi Njie of Torino celebrates victory following the Serie A match between Torino and Como at Stadio Olimpico di Torino on October 25, 2024 in Turin, Italy. (Photo by Valerio Pennicino/Getty Images)
Intorno al Toro c’è un brutto clima, inutile negarlo, che è direttamente collegato alle brutte prestazioni in campo della squadra. Qui la questione non è tanto quella di stabilire quale delle due sia la causa o la conseguenza, ma è cercare un modo per condurre la stagione in acque tranquille, prima che il piano si inclini in maniera irrimediabile. I primi cinque minuti di Torino-Monza sono stati emblematici: la squadra granata è entrata in campo con le gambe molli e ha concesso subito due nitide occasioni. Bene è andata che di fronte ci fosse il Monza, altrimenti forse staremmo parlando di un risultato peggiore.
In un momento in cui la squadra è bloccata e timorosa, serve fare appello a chi può dare una scossa mentale. Contro i brianzoli è stato palese che, al netto del gol di Masina arrivato su palla inattiva, la musica è cambiata dopo l’ingresso in campo di Alieu Njie, che ha generato da solo le due migliori occasioni per i granata su azione manovrata. Il 2005 svedese, in questo momento, appare un giocatore irrinunciabile. Ha caratteristiche tecniche probabilmente uniche in questa rosa, perché salta l’uomo con facilità. E poi anche dal punto di vista mentale sta dimostrando crescita. Chi l’ha visto in Primavera lo ricorda come un giocatore discontinuo che andava a folate. Ora stiamo apprezzando un ragazzo che sta facendo di tutto per sfruttare ogni singola occasione che gli viene data.
Oltre ad avere qualità tecniche di un certo livello, Njie ha spensieratezza, personalità e fame, più di molti altri compagni. Vanoli ha avuto il merito di inserirlo e di farlo esordire, ma fin qui lo ha gestito con il contagocce. Comprensibile che sia così, il rischio di bruciare un giovane – in una situazione così complicata – esiste eccome. Ora, però, appare davvero il momento di lanciare Njie con decisione, magari ritagliando intorno a lui anche il modulo di gioco. Non si tratta di un attaccante centrale, ma di un’ala offensiva che dà il meglio quando gioca largo. Il 3-4-3 con cui si è chiusa la gara può (deve?) essere la soluzione. Detto ciò, inutile nasconderlo: quando si arriva a pensare che un 2005 quasi esordiente debba essere l’uomo della provvidenza, significa che la situazione è grave.
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