Non sai mai cosa aspettarti, da questo Toro. I granata di Mazzarri stanno vivendo un campionato stranissimo, difficile da leggere sul piano della logica. Vittoria in casa dell'Atalanta e poi sconfitta davanti al proprio pubblico col Lecce; pareggio interno col Napoli e poi sconfitta a Udine; sconfitta casalinga contro la Spal e poi vittoria in casa della Roma, sempre nell'arco di quindici giorni di distanza. Come spiegarsi questa stagione da "Dr Jekyll e mr Toro"? Difficile ricondurre tutto a una sola motivazione, ce ne possono essere di diverso tipo. Dalla fatica ad approcciare le partite contro le piccole come si fa in quelle contro le grandi, alle (colpevoli) difficoltà nel sopportare i bisbigli e i sussurri del pubblico di Torino nelle gare in casa. A questo aggiungiamoci il fatto che il Torino di Mazzarri è sempre stato più propenso all'attacco in transizione e al gioco di rottura e ripartenza. Ma è un gioco che frutta solo contro 5-6 squadre in Italia.
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Una squadra di matti
Arrovellarsi sul passato comunque è esercizio che ormai è utile fino a un certo punto, quel che conta è il presente e il futuro. Il Torino di Mazzarri dovrà avere la capacità di non esaltarsi per il colpaccio dell'Olimpico (basta ricordarsi l'onta delle sconfitte con Lecce, Sampdoria, Udinese, Spal). L'unico obiettivo deve essere la continuità, quella continuità che finora è stata una chimera. Con una vittoria in casa con il Bologna (e sarà molto dura) il Torino - nonostante tutto - potrebbe eguagliare i 27 punti al giro di boa dell'anno scorso. Poi servirà un filotto di risultati utili simile a quello che è stato trovato lo scorso anno tra gennaio e febbraio. Roma ha dimostrato che Mazzarri è ancora leader di questo gruppo e che le qualità per arrivare in primavera ancora in ballo per qualcosa potrebbero esserci. Con questo Toro di matti mai dire mai...
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