Dopo una partita così, terminata con un palo al 96’, in casa Toro il sollievo non può che essere fortissimo, tanto quanto la consapevolezza che non ci sia molto da festeggiare. Però la salvezza non era scontata, non lo è mai quando si ha un gruppo di giocatori che non è abituato a questo tipo di lotta, non lo era dopo gli undici gol subiti in tre giorni da Milan e Spezia. Davide Nicola ha saputo ricompattare i giocatori e organizzare la partita che andava fatta. C’è molto del tecnico in questa salvezza del Torino: con lui la squadra ha raccolto 23 punti in 19 partite, un ruolino di marcia da metà classifica, ottenuto superando un ostacolo come il focolaio Covid. I numeri dicono che il Torino con Nicola ha meritato la salvezza, sicuramente più di quanto abbia fatto il Benevento.
EDITORIALE
E ora rifondazione sia
L’irreparabile è stato evitato, ora c’è l’obbligo di voltare pagina con decisione
Il problema principale è stato il girone di andata, figlio di scelte strategiche completamente errate da parte della società nel breve intervallo di tempo tra la fine del campionato 2019/2020 e l’inizio di quello successivo. Due mesi in cui i vertici societari hanno sbagliato tutto lo sbagliabile ponendo le peggiori basi possibili per un’annata nata male e salvata per il rotto della cuffia anche tramite le scelte fatte a gennaio (dall’arrivo di Nicola agli investimenti per Sanabria e Mandragora).
L’irreparabile è stato evitato, ora c’è l’obbligo di voltare pagina con decisione. Salvo scenari che ad oggi non si vedono all’orizzonte il futuro è ancora nelle mani del presidente Cairo, che è chiamato a costruire qualcosa di duraturo e riportare il Torino almeno alla dimensione che aveva prima di questo sciagurato e soffertissimo biennio. Sarà lui a decidere se dare una seconda possibilità a Vagnati come ds e a Nicola come allenatore (quest’ultimo, a nostro parere, è da Toro e meriterebbe la chance di partire da inizio stagione). Quello che invece è davvero inevitabile è una immediata e profonda rifondazione nel parco giocatori. Dopo due anni così serve aria nuova al Filadelfia. Serve il coraggio di cambiare e serve l’abilità di farlo nel modo giusto. O il pericolo appena scampato si ripresenterà.
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