Le cose nel calcio come nella vita cambiano spesso molto rapidamente, oggi sei sull’altare e domani nella polvere o viceversa. Ma lavorare in silenzio e con professionalità ti aiuta a farti trovare pronto. Lo sa bene Karol Linetty, arrivato due anni fa al Torino dalla Sampdoria, dove era amato e stimato da tutti, seguendo il suo mentore Marco Giampaolo, con l’idea di fare un salto in alto sul piano personale e professionale. Si è ritrovato presto inghiottito dalla situazione difficile della squadra fino a essere retrocesso al rango di comprimario quando Giampaolo fu rilevato da Nicola. Poi l’arrivo di Juric e la sensazione netta di essere di troppo. Nel 2021/2022 il Torino passa alla mediana a due, Karol inizialmente viene provato da trequartista ma poi si capisce che non ha il passo né le giocate per quel ruolo. In mezzo, la strada è chiusa: Lukic esplode, Pobega cresce, Mandragora è un concorrente ostico, a gennaio arriva pure Ricci. A fine anno sono sedici le presenze in Serie A, di cui tre raccolte da novembre a maggio. Karol arriva pure a perdere la convocazione con la Polonia di cui è stato per molto tempo un pilastro.
EDITORIALE
Elogio di Karol Linetty
Una mazzata per chiunque, in estate tutti pensano a un Linetty pronto a puntare i piedi per essere ceduto, per tornare magari alla “sua” Sampdoria. E invece. Le circostanze iniziano a essere favorevoli: Mandragora e Pobega lasciano il Torino per motivi diversi, arriva Ilkhan che però è un 2004 che deve ancora imparare molto. Poi c’è il “colpo di testa” di Lukic che si ammutina alla vigilia della prima giornata. Ecco allora che arriva il momento di Linetty: da riserva delle riserve torna in campo da titolare a Monza in Serie A col Toro come non accadeva da febbraio. La partita è delicata per il momento che vive la squadra, Karol risponde con una prestazione da leader, applica alla lettera il credo di Juric manco avesse sempre giocato lui, e succede anche contro la Lazio. Karol dà tutto ed esce al 72’ rilevato da quel Lukic che ora dovrà darsi da fare se vuol tornare titolare. Juric accarezza Linetty: “Gli voglio bene, è un ragazzo splendido, mai pensato ad una sua partenza”. Negli stessi minuti, quando tutti sono andati via, Karol porta sua figlia in campo e le fa calciare un pallone verso la porta tra l’ovazione dei tifosi ancora presenti in curva, poi la alza al cielo. Ha già vinto un trofeo, dimostrandosi non un eroe né un fenomeno ma un calciatore professionista da prendere ad esempio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA