editoriale

I margini di miglioramento del Torino di Juric

Gianluca Sartori Direttore 
Nonostante qualche passo falso evitabile, la prima parte di stagione dei granata è da sufficienza abbondante: e i margini di miglioramento ci sono

Il bilancio di metà stagione del Torino? Una sufficienza abbondante ricordando da dove si era partiti. I 25 punti, che collocano i granata all’undicesimo posto, sono un bottino giusto se non troppo ristretto: in alcune occasioni il Toro ha raccolto meno di quanto seminato, anche se in altre ha ottenuto più di quanto meritato. E i 25 punti rappresentano piuttosto fedelmente anche le prospettive di quest’anno: da tempo abbiamo inquadrato questo Toro come una squadra da metà classifica, per ora i fatti danno ragione a questa idea e peraltro nell’attuale stagione sarebbe troppo chiedere al Torino l’Europa. Un obiettivo che nessuno ha chiesto a Juric, il cui compito primario è ricostruire.

La ricostruzione, in questi mesi, è andata avanti spedita sempre tenendo presente i due anni precedenti. Quasi tutti i giocatori sono cresciuti singolarmente e in poco tempo la squadra ha assunto una sua precisa identità, un’identità che peraltro mantiene fede ai tradizionali valori che esprime la maglia granata: aggressività, propositività, voglia di non arrendersi mai e di guardare dritto negli occhi qualunque tipo di avversario. Il lavoro di Juric è da apprezzare, il progetto tecnico è credibile. Tanto è stato fatto, ma tanto resta ancora da fare per ridare al Torino la dimensione che merita, per ottenere qualcosina in più.

I margini di miglioramento sono tanti, su tutti i fronti. Sul piano mentale in qualche occasione la squadra ha peccato di fame e di personalità: soprattutto nelle gare in trasferta contro le avversarie abbordabili, ma in generale si è vista difficoltà nel gestire le situazioni di vantaggio. Sul piano tecnico, serve qualcosa in più per puntare in alto, per fare risultato anche contro le squadre più forti. Pensiamo più che a un attaccante con una spiccata vena realizzativa (ci sarebbe almeno per quest’anno, e si chiama Andrea Belotti), ad un’alternativa in più tra centrocampo e trequarti, che sappia coniugare qualità e capacità di vincere duelli. Ma soprattutto dove il Torino può migliorare è sulle fasce, il vero gap qualitativo che Juric ha rintracciato rispetto a ciò che ha fatto a Verona. Singo si è involuto, Aina è rimasto sempre lo stesso, Vojvoda può arrivare fino a un certo punto e Ansaldi non garantisce più di 10-15 partite sui suoi migliori livelli. Se nel mercato di gennaio capitassero le occasioni giuste per migliorare questa squadra, non coglierle sarebbe un peccato.

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