Nel calcio come nella vita c’è una buona componente di aleatorietà, ma se certe cose si ripetono per un lungo periodo è perché dei motivi ci sono. Bologna-Torino si è conclusa in parità al termine di una gara che ha visto i granata tornare solidi e concentrati, ma ancora una volta non in grado di raccogliere quanto meritato. Gli episodi non sono girati dalla parte della squadra di Juric, verissimo (in particolare è al limite dell’inaccettabile la distrazione della squadra arbitrale in occasione del rigore non concesso per il pasticcio Skorupski-Medel). Ma non è certo la prima volta in cui il Torino ottiene meno di quello che semina.
EDITORIALE
I periodi-no esistono davvero?
Non può essere un caso se dopo 28 giornate la percentuale realizzativa dei granata (ossia il rapporto tiri totali/reti fatte) è la terzultima della Serie A. Come non si può parlare di caso se arrivati a questo punto della stagione il Torino (con sette gol fatti) ha il peggior attacco da trasferta dei cinque principali campionati europei insieme a un altro paio di squadre. Volendo, l’elenco prosegue; non si può parlare di una combinazione se il Torino ha beccato il 39% dei gol nell’ultimo quarto d’ora. Ed è difficile prendersela con le congiunzioni astrali avverse se le squadre di Juric accusano spesso un calo di risultati nei gironi di ritorno.
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A scanso di equivoci, non abbiamo cambiato idea sul fatto che il progetto tecnico attuale del Torino, quello targato Ivan Juric, sia credibile e meriti fiducia. Al contempo, è evidente che ci siano dei margini di miglioramento e che questa annata di transizione possa definirsi tale solo se si sfrutta quello che accade per lavorarci su e sviluppare la squadra per quanto possibile, senza limitarsi davvero a pensare che “è un momento così” (come da dichiarazioni del tecnico dopo la partita di Bologna). A società e allenatore spetta il compito di trovare le soluzioni giuste per completare la crescita di questo Toro. E di certo non sarà facile.
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