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Il livello delle polemiche di Diaconale

Il livello delle polemiche di Diaconale - immagine 1
Editoriale / Cairo attaccato con insinuazioni gratuite da parte di chi è il primo a guardare solo al proprio orticello
Gianluca Sartori Direttore 

Arturo Diaconale, il portavoce del presidente della Lazio Lotito, da settimane avvelena questi tempi difficili con polemiche evitabili per temi e toni. Come quella contro il professor Rezza, colpevole di aver risposto con un’innocente battuta ad una domanda sul campionato. “Trovi un vaccino invece di fare il tifoso”, la fine e misurata risposta di uno che per mestiere si occupa di comunicazione. Diaconale si è poi scagliato anche contro il presidente del Torino, Urbano Cairo. Il patron granata fin dall’inizio dell’emergenza si è detto scettico su una possibile ripresa della Serie A, senza peraltro mai attaccare nessuno ma semplicemente esprimendo un parere. “Vuole azzerare il campionato per far passare in cavalleria agli occhi dei suoi tifosi il campionato fallimentare del Torino”, è stata l’insinuazione.

Premesso che detta uscita è infelice in primis nei confronti dei tifosi granata, presi nel loro insieme per grulli che si dimenticano di quanto accaduto in otto mesi di stagione, va sottolineato che con 39 punti a disposizione è quantomeno prematuro timbrare come “fallimentare” una stagione. Ammesso e non concesso, poi, che Cairo faccia calcoli prettamente personali di questo tipo (il presidente è peraltro editore di media sportivi che hanno bisogno dello sport per fare profitti), sarà forse mossa dalla ricerca del bene comune una società che, nella speranza di conseguire obiettivi sportivi, avrebbe voluto far riprendere gli allenamenti lunedì 23 marzo, in pienissima emergenza sanitaria? Insomma, è chiaro a tutti che voliamo ad un livello non altissimo.

Parlando di cose serie, tutti speriamo innanzitutto che la situazione generale del paese vada migliorando, e poi che il campionato possa concludersi. Ci sta che la FIGC le provi tutte, radunando i medici sportivi per provare a trovare delle soluzioni. Pare tuttavia ragionevole nutrire seri dubbi sulla possibilità di portare a termine il campionato a meno di arrivare a giocare in autunno; un po’ per i dati della pandemia, ancora oggi non così in calo, un po’ per il fatto che il calcio è uno sport di contatto ed è difficile isolare completamente i calciatori pur monitorandoli con i tamponi (sono poche le società con centri sportivi dove rimanere per un tempo prolungato). Pur nella consapevolezza dell’impatto economico di una sospensione definitiva del calcio, non possono essere presi dei rischi per la salute di nessuno.

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